Indiana Jones e il Regno del teschio di Cristallo: Recensione in Anteprima
Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo ( Indiana Jones and the Kingdom of the Crystal Skull, Usa, 2008) di Steven Spielberg; con Harrison Ford, Karen Allen, Cate Blanchett, Shia LaBeouf, John Hurt, Ray Winstone, Jim Broadbent.Indy e il suo compagno d’avventure Mac sono in mano ai russi, nel bel mezzo del deserto,
Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo ( Indiana Jones and the Kingdom of the Crystal Skull, Usa, 2008) di Steven Spielberg; con Harrison Ford, Karen Allen, Cate Blanchett, Shia LaBeouf, John Hurt, Ray Winstone, Jim Broadbent.
Indy e il suo compagno d’avventure Mac sono in mano ai russi, nel bel mezzo del deserto, nel pieno della Guerra Fredda, in uno sperduto e misterioso aereoporto. La glaciale Irina Spalko, agente prediletto da Stalin, cerca una segretissima cassa, contenente un misterioso corpo, e solo Indy può indicargliela. Una volta trovata è pronta a giustiziarlo, ma Jones riesce a scamparla un’altra volta e a tornare alla sua università.
Peccato che qui trovi la Cia, un licenziamento in tronco, e un giovane ribelle che lo convincerà a partire all’avventura per salvare la madre, un vecchio amico e trovare un misterioso teschio di cristallo, purtroppo ricercatissimo anche dai russi e dalla perfida Irina…
27 anni fa Steven Spielberg cambiava per sempre il cinema d’avventura con quello che è diventato una pietra miliare del genere, I predatori dell’Arca Perduta. Oggi, 27 anni dopo quel primo storico capitolo, e 19 dopo l’ultimo, Indiana Jones e l’ultima Crociata, Steven Spielberg ha semplicemente aggiunto un’altra pennellata alla sua personale Cappella Sistina.
Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo è il miglior film della serie, dopo il primo, e il miglior film del genere mai fatto da 27 anni a questa parte. La giostra spielberghiana si trasforma in un vero e proprio parco divertimenti, in 140 minuti di pura e sana fantasia cinematografica, di azioni, sussulti e risate, grazie al ritorno di quello che è forse uno delle poche icone della 7° arte di questi ultimi 30 anni.
Intere generazioni sono cresciute sognando la frusta e il cappellaccio di Indiana, intere generazioni si sono emozionate ascoltando quel memorabile motivetto inventato da John Williams, e intere generazioni hanno invidiato Harrison Ford, entrato nella leggenda grazie a questo personaggio, che solo lui poteva portare sul grande schermo in quel modo.
Bene, quasi 20 anni dopo l’ultima loro apparizione, quando tutti, ma proprio tutti, avevamo ormai perso le speranze di rivedere Ford, Spielberg e Lucas un’altra volta insieme, i tre ci hanno sbalordito e soprattutto tranquillizzato, realizzando un film che definire memorabile è dire poco. Sono riusciti nell’impresa di mettere insieme la Guerra Fredda, i russi, il maccartismo, l’atomica, con l’esplosione più credibile e affascinante della storia del cinema, gli alieni, i Maya, El Dorado, le cascate, formiche giganti ed assassine, le sabbie mobili, e il tutto miscelandolo ad inseguimenti mai visti prima, scene pronte ad entrare nell’immaginario collettivo, battute irresistibili, uno script ad incastri che è un susseguirsi di colpi di scena, un cast d’annata e una serie di citazioni ‘vintage’ che sono un orgasmo per ogni fan dell’archeologo più famoso del mondo, con tanto di comparsata della celebre ‘arca’, esattamente dove l’avevamo lasciata 30 anni fa.
Dal marchio iniziale volutamente ‘retrò’ , con 20 minuti da togliere il fiato e delle magnifiche marmotte protagoniste, all’azione ‘vera’, fisica, fatta non esclusivamente di effetti speciali, Steven Spielberg è riuscito a confezionare quello che potremmo definire il ‘film d’azione perfetto’. Non esiste regista al mondo capace di fare quello che la mente e l’occhio di Spielberg riescono a fare. Se le trovate e i marchingegni inventati da lui e da Lucas nei tre film precedenti vi avevano sbalordito, in questo caso vi lasceranno semplicemente a bocca aperta, perchè solo Spielberg è capace di mettere la macchina da presa in punti apparentemente impossibili da raggiungere o anche solo da pensare per noi comuni mortali.
Harrison Ford E’ Indiana Jones, lo sapevamo e ne abbiamo avuto l’ennesima conferma. Vederlo nuovamente con quei vestiti addosso è un’emozione a dir poco indescrivibile, così come rivederlo correre, saltare, picchiare, raccogliere il cappellaccio da terra, rimetterselo in testa, e passarsi la frusta tra le mani. Se qualcuno aveva dubbi che Ford, ormai invecchiato, potesse reinterpretare seriamente il personaggio di Indy, invecchiato a sua volta, rimarrà sicuramente deluso. 30 anni a quanto pare sono passati per tutti tranne che per lui…
Chi probabilmente finirà per prenderne il testimone è l’ormai perfetto per ogni ruolo Shia Labeouf, mix tra James Dean e Marlon Brando, con tanto di motocicletta, coltellaccio, capello impomatato e pettine sempre a portata di mano. Vederlo al fianco di Indiana è un piacere, assieme a quella che è sua madre, ovvero l’indimenticata Marion, interpretata da Karen Allen. L’avevamo vista conquistare il cuore di Jones nei Predatori dell’Arca Perduta, e ripresentarla oggi, a 27 anni di distanza, è stata una trovata a dir poco geniale da parte di quei due fantastici pazzi di Lucas e Spielberg.
Ai tre ‘buoni’ si contrappone la cattivissima di turno, Cate Blanchett, perfetta Marlene Dietrich con caschetto nero, accento russo, cuore algido e spada sempre a portata di mano, con tanto di folle duello in corsa contro Shia LaBeouf.
Di scene ‘incredibili’ il film ne è semplicemente pieno, si fa fatica a ricordarle e a raccontarle, così come i colpi di scena, che si susseguono fino al pazzesco finale, che chiude un cerchio e riprende i fili del cinema spilberghiano in tutto il proprio splendore, con una trovata da maestro, volutamente eccessiva, citazionistica e surreale, che è da applausi a scena aperta.
Com’è giusto che sia non rivelo nulla della trama, perchè anche voi possiate rimanere stupefatti davanti ad uno schermo cinematografico, come quando da bambini sognavate ad occhi aperti ascoltando quella semplice musichetta, che è riuscita nell’impresa di ripetersi a quasi 30 anni di distanza.
Indiana Jones è uno dei tanti motivi per cui il cinema non si può non amare. Grazie Steven, grazie George, Grazie Harrison, abbiamo atteso 19 anni questo ritorno, ma ne è valsa la pena… aaaah se ne è valsa la pena!
Voto Federico: 8
Voto Simona: 7
Voto Gabriele: 5
Voto Carla: 7