Home Premio Oscar 5 Broken Cameras: il documentario candidato agli Oscar 2013

5 Broken Cameras: il documentario candidato agli Oscar 2013

Trailer e curiosità sul documentario candidato all’Oscar e girato nei Territori palestinesi

pubblicato 24 Gennaio 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 18:16

Ancora Oscar 2013 nel programma odierno, chiudiamo la cinquina dei titoli in lizza per il Miglior documentario con 5 Broken Cameras, film co-diretto dall’agricoltore palestinese Emad Burnat e dal filmmaker israeliano Guy Davidi. Il lungometraggio è la testimonianza della resistenza non violenta degli abitanti di Bil’in, un villaggio della Cisgiordania minacciato dallo sconfinamento degli insediamenti israeliani. Nel corso di diversi anni, gli scontri e le tensioni tra cittadini e Forze di Difesa Israeliane sono andate aumentando, ma il muro permane e la costruzione continua.

Il documentario ha ricevuto svariati premi internazionali tra questi un World Cinema Directing Award al Sundance Film Festival 2012 e due premi all’International Documentary Film Festival Amsterdam 2011 (Premio speciale della giuria e Premio del pubblico).

 

La sinossi ufficiale del documentario:

Una straordinaria opera di attivismo sia cinematografico che politico, 5 Broken Cameras è un resoconto profondamente personale e di prima mano della resistenza non violenta messa in atto a Bil’in, un villaggio della Cisgiordania minacciato dallo sconfinamento degli insediamenti israeliani. Girato quasi interamente dall’agricoltore palestinese Emad Burnat, che ha acquistato la sua prima videocamera nel 2005 per registrare la nascita del suo figlio più giovane, il film è stato montato da Burnat e dal co-regista israeliano Guy Davidi.

Strutturata intorno alla distruzione violenta di ognuna delle videocamere di Burnat, la collaborazione dei realizzatori segue l’evoluzione di una famiglia in cinque turbolenti anni che hanno scosso il villaggio. Burnat osserva da dietro l’obiettivo i suoi alberi di ulivo minacciati, le proteste che si intensificano e le vite perdute. “Mi sento come se la videocamera potesse proteggermi…ma è un’illusione”.

 

Emad e le sue videocamere:

 

Nel 2005, quando le manifestazioni contro il muro sono iniziate, Emad ha ottenuto la sua prima videocamere e ha iniziato a filmare gli avvenimenti del villaggio. Ha anche ripreso la sua vita personale e familiare non pensando che questo avrebbe fatto parte in futuro di un fllm. Per gli anni successivi lo scopo di Emad non era quello di fare un film, ma ha girato per molte altre ragioni: in primo luogo è stato un modo per partecipare alle manifestazioni, portare testimonianze tangibili ai media e sul web, ma anche per proteggere le persone finite in tribunale, quando i suoi video sono stati usati come prove.

Altri registi hanno filmato la resistenza a Bil’in e molti di loro hanno utilizzato le riprese di Emad e visto che lui che era l’unico cameraman del villaggio ha potuto filmare anche i soldati e le loro incursioni notturne, riprese che in qualche caso hanno anche messo a rischio la sua sicurezza. Nel 2006 Emad è stato arrestato e accusato di lanciare sassi e ha trascorso alcune settimane in carcere e agli arresti domiciliari e ogni volta le sue videocamere finivano distrutte. Sono stati le donazioni degli attivisti per la pace che hanno contribuito a far avere a Emad nuove videocamere, in modo che potesse continuare a filmare e documentare ciò che stava accadendo. Fin dall’inizio gli attivisti e pacifisti israeliani e internazionali hanno contribuito e partecipato al movimento contro il muro di separazione.

 

L’incontro con il filmmaker Guy Davidi:

 

Il filmmaker Guy Davidi è venuto a Bil’in nel 2005 come un simpatizzante e attivista dei media. Sapeva di Emad come la maggior parte della gente ed era al corrente di come Emad era diventato una figura di spicco del movimento di Bil’in. Dopo aver girato alcuni cortometraggi in paese, Guy ha realizzato il suo primo documentario “Interrupted Streams” proprio a Bil’in occupandosi della “politica dell’acqua”. Durante il suo lavoro su questo film Guy ha soggiornato per diversi mesi a Bil’in. E’ stato durante questo periodo che ha sviluppato la sua prospettiva e vissuto il quotidiano degli abitanti del villaggio sotto occupazione. Di notte i soldati hanno invaso il villaggio e lui era l’unico israeliano nei dintorni. Così gli abitanti hanno chiamato Guy chiedendogli di filmare quello che stava per accadere e di utilizzare la macchina da presa per proteggerli dalle violenze. E’ stato proprio durante queste notti che Emad e Guy si sono ritrovati a filmare fianco a fianco.

 

SITO UFFICIALE

 

(Fonti IMDb – Wikipedia)

5 Broken Cameras foto e locandina

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