Terry Gilliam incontra il pubblico al Milano Film Festival
Lontanissima da quella di una conferenza stampa tradizionale l’atmosfera che si respirava ieri sera, in un gremitissimo teatro Strehler (circa 900 posti a sedere fra platea e galleria) dove Terry Gilliam ha incontrato il pubblico del Milano Film Festival e gli addetti ai lavori, dialogando e raccontandosi per quasi due ore. Com’era prevedibile, la prima
Lontanissima da quella di una conferenza stampa tradizionale l’atmosfera che si respirava ieri sera, in un gremitissimo teatro Strehler (circa 900 posti a sedere fra platea e galleria) dove Terry Gilliam ha incontrato il pubblico del Milano Film Festival e gli addetti ai lavori, dialogando e raccontandosi per quasi due ore. Com’era prevedibile, la prima domanda rivolta al regista riguardava The Imaginarium of Doctor Parnassus ed il come sia riuscito a superare l’improvvisa morte di Heath Ledger lo scorso gennaio, nel bel mezzo delle riprese.
“Heath era assolutamente eccezionale, non solo come attore ma come persona. Quando abbiamo iniziato, Heath era una figura fondamentale per questo progetto, ogni giorno lavoravamo insieme su qualche sua nuova idea, piccoli cambiamenti dello script o del disegno luci, era incredibile, un vero mago. Era straordinario, non penso che il mondo abbia nemmeno cominciato a comprendere la reale portata del suo incredibile talento. Era costantemente impegnato in qualcosa, nella realizzazione di video musicali o in progetti di future regie cinematografiche, non c’era nulla che questo ragazzo non fosse in grado di fare. Perciò la perdita di Heath è stata particolarmente terribile per tutti noi che lo abbiamo conosciuto e non credo che il mondo saprà mai veramente quello che è andato perduto con lui. Penso che nessuno della sua generazione possa nemmeno avvicinarsi alle sue capacità, era semplicemente il più straordinario attore sulla faccia del pianeta. Quando è morto ho detto ‘dobbiano fermarci, non possiamo finire il film’, ma tutti mi hanno detto ‘no, dobbiamo andare avanti, per mostrare al mondo il lavoro di Heath’. Fortunatamente Johnny Depp, Colin Farrell e Jude Law sono venuti in nostro soccorso; per fortuna la storia ha a che fare con uno specchio magico e questo specchio magico ha salvato il film. Vedo Heath ogni giorno, lavoro con lui al montaggio del film, per me Heath è ancora vivo e spero che tutti voi possiate vedere presto la magia che è stato capace di creare.”
Si sono susseguite un moltissime domande (quasi tutte, purtroppo, da parte dei moderatori del dibattito e ben poche da parte del pubblico) alle quali Terry Gilliam ha risposto con grande generosità ed ironia, senza sottrarsi mai. Dai ricordi dei Monty Python ai problemi di censura avuti con Brazil, al suo incontro con Fellini a Cinecittà, fino a Paura e Delirio a Las Vegas ed a L’esercito delle 12 Scimmie. Dopo il salto riportiamo alcuni estratti del fiume di parole, oltre ad una galleria di immagini.
“L’Italia è il Paese sexy, l’Italia ti fa amare l’Italia. Sono affascinato da questo Paese, che è così antico ed ha attraversato così tanti cambiamenti, ha creato alcune delle opere d’arte più belle del mondo, mi sembra che il vostro sia un Paese profondamente umanista […]. La cosa triste dell’Italia è che la vostra industria cinematografica è fo….ta. L’Italia ha prodotto in passato alcuni fra i migliori film che si siano mai visti o che mai si vedranno, perciò mi rattrista molto vedere lo stato attuale delle cose. Cercate di fare qualcosa!”
“Quando mi accingevo a girare Il Barone di Munchausen e si presentò l’opportunità di realizzarlo a Roma, la cosa mi stimolò moltissimo. Girare a Cinecittà era per me tanto importante quanto realizzare il film. Fellini era uno dei miei più grandi eroi ed avere la possibilità di lavorare nei suoi teatri di posa, con Dante Ferretti, che aveva creato per lui tanti scenari dei suoi film, lavore con persone che ammiravo e stimavo è stato semplicemente meraviglioso. C’è un aneddoto molto divertente: Fellini in quel periodo stava realizzando Intervista, un giorno io ero nel mio ufficio e mi sono accorto di non avere la possibilità di uscire, perchè proprio fuori dalla mia porta stavano girando una scena con Marcello Mastroianni su un albero, vestito come Mandrake. Tutta la crew del film era lì e io non avevo l’autorizzazione ad andarmene finchè non fossero finite le riprese!”
“I non mi chiedo nemmeno più perchè le cose capitino [la domanda era se gli avessero spiegato la differenza fra sfortuna e sfiga n.d.r.], capitano e basta. E sembrano capitare a me più spesso di quanto non succeda alle altre persone. Lasciate che vi racconti una cosa: pensavo che oramai mi fosse capitato di tutto, ma quando è venuto a mancare il protagonista del mio ultimo film, il mio grande amico Heath, ho pensato che non potesse più capitare niente di così terribile. Poi, due mesi fa, è morto anche il produttore del film…e poi, due settimane fa, sono stato investito da una macchina e ho pensato “ecco, è finita”, invece sono ancora qui. Magari quello che sta succedendo è che la vita sta cercando di dirmi che i film non sono una via di fuga, non si può fuggire, facciamo parte della realtà anche se proviamo a fingere di non esserlo. E non importa quanto duramente proviamo a creare un mondo migliore attraverso la fantasia e le immagini di un film, la vita e la realtà sono sempre lì e in uno strano modo questo è quello di cui parlano i miei film.”
[parlando di Brazil n.d.r.] Quando la Universal Pictures vide il film, lo detestò. Dai più alti livelli dello Studio venne rilasciata una dichiarazione pubblica nella quale il film veniva definito come non distribuibile, nemmeno guardabile…non hanno detto chiaramente che era una me..a ma era quello che intendevano. Ho organizzato una proiezione privata con Steven Spielberg, perchè lui era molto vicino ai vertici della Universal e gli ho chiesto di darmi una mano, perchè ritenevo che Brazil fosse un buon film. Non so poi cosa accadde ma dalla Universal mi fecero sapere che avrebbero tagliato e rimontato il film e lo avrebbero distribuito nella forma che avessero ritenuto migliore. Ha avuto inizio una lunga battaglia legale, fra i miei legali ed i legali della Universal, che mi voleva vietare anche di proiettare il film durante un seminario che ero stato chiamato a tenere in una scuola di cinema. Tijuana è in Messico, appena superato il confine con la California. Mi venne l’idea di organizzare dei pullman che portassero i critici interessati a vedere il film oltre i confini Americani, dove avrei potuto proiettarlo così come io lo avevo pensato, senza i vincoli imposti dalla Universal Pictures. Fortunatamente ci fu un recensore che aveva visto il film in Europa e lo aveva definito un grande film, così vennero organizzate delle proiezioni private direttamente nelle abitazioni dei critici, portammo il film a domicilio, all’insaputa della Universal. Così, quando poi il film cominciò a ricevere nominations e premi, senza che nessuno lo avesse ufficialmente visto nei cinema, tutti si stupirono moltissimo.
Ricordiamo che la ricchissima retrospettiva dedicata dal Milano Film Festival a Terry Gilliam proseguirà fino al 21 settembre. Per il programma completo e gli orari delle proiezioni, consultate il sito ufficiale del Festival.