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Vincent Gallo incontra il pubblico al Milano Film Festival

La linea di demarcazione fra la genialità e la pura follia è molto labile ed è pressochè impossibile capire da quale parte della linea stia Vincent Gallo. L’attore e regista americano ha incontrato ieri sera il suo pubblico presso il Teatro dal Verme, nell’ambito del Milano Film Festival, che si avvia ormai verso la sua

di simona
20 Settembre 2008 12:10

Vincent Gallo incontra il pubblico al Milano Film Festival

La linea di demarcazione fra la genialità e la pura follia è molto labile ed è pressochè impossibile capire da quale parte della linea stia Vincent Gallo. L’attore e regista americano ha incontrato ieri sera il suo pubblico presso il Teatro dal Verme, nell’ambito del Milano Film Festival, che si avvia ormai verso la sua conclusione.

Di fronte ad un affollatissimo auditorium, Gallo ha parlato e si è raccontato senza censure per più di due ore, spiegando molte delle idee registiche alla base di Buffalo 66 e The Brown Bunny, condividendo aneddoti ed episodi particolari della sua carriera, intervallando il flusso delle parole ed il suo costante movimento sul palco con alcune clip tratte dai suoi film.

Dopo il saltino vi aspettano alcune immagini rubate durante la serata e qualche estratto della lunga chiacchierata.

Vincent Gallo incontra il pubblico al Milano Film Festival

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Vi ricordate la scena in cui il protagonista di Buffalo 66, Billy, piange in un bagno pubblico? Quella scena, ha spiegato l’interprete, è un omaggio affettuoso al suo amico River Phoenix.

“Tutto è nato sul set di Belli e Dannati, di Gus Van Sant. Mi ero recato sul set a trovare il mio carissimo amico River ed avevo assistito alle riprese. Avevo notato che River aveva un’attenzione quasi maniacale per i propri capelli. Era sempre preoccupato di come gli stavano, di come apparivano sullo schermo, di come il ciuffo gli ricadeva ribelle sugli occhi ad ogni movimento. Alla fine della giornata, scherzando, gli ho detto che prima o poi avrei realizzato una scena che fosse un inno ai capelli ed avrei sfoggiato un taglio migliore del suo. Poi River, il mio adorato amico River, con tutto il suo straordinario talento, la sua abbagliante luce interiore, la sua ricchezza d’animo e di pensiero, è tragicamente scomparso. Anni dopo, avevo quasi terminato le riprese di Buffalo 66 e d’un tratto mi sono ricordato di non aver mai tenuto fede alla promessa fatta a River. Non avevo mai realizzato una sequenza che fosse un inno ai miei capelli. Mi mancava da girare la scena nella toilette, decisi che sarebbe stata quella e che l’avrei dedicata al mio amico. Riguardatela e fate attenzione a come siano i miei capelli i veri protagonisti della sequenza.”

“Quand’ero bambino mia madre aveva un negozio di parrucchiera. Io passavo molto del mio tempo con lei e adoravo sfogliare le riviste patinate che aveva in negozio. A quell’epoca ero un grande fan degli Yes che in quel periodo, negli anni ’70, attraversavano il loro periodo di maggior successo. Il mio idolo era Chris Squire, ero ossessionato da Chris Squire. A dire la verità ho passato metà della mia vita a chiedere a chiunque se lo conoscesse. Il mio più grande sogno è sempre stato quello di poterlo incontrare. Quando ho cominciato a lavorare ad Hollywood, la prima domanda che rivolgevo a tutti quelli che mi venivano presentati era invariabilmente “scusa, per caso conosci Chris Squire?” Perfino a Marlon Brando, nel corso dell’unico incontro che io abbia mai avuto con lui, dopo il primo minuto di presentazioni e convenevoli ho chiesto “scusa, per caso conosci Chris Squire?” Quando ho cominciato a lavorare a Buffalo 66 ho deciso che avrei utilizzato un brano degli Yes come colonna sonora per una delle sequenze chiave del film. Mi immaginavo che, una volta che il film fosse uscito, avrei ricevuto una telefonata “salve, mi chiamo Chris Squire, vorrei dirti che ho trovato assolutamente geniale il tuo film”. Purtroppo, scoprii che era praticamente impossibile ottenere i diritti discografici per poter utilizzare la musica degli Yes. Cominciai a frequentare la figlia di uno degli altri membri della band, sperando di poter arrivare, attraverso di lei a suo padre e all’ottenimento dei diritti. Ma quando la ragazza finalmente mi presentò il padre, questi mi disse che tutti i diritti sulle loro canzoni erano stati ceduti anni prima ad un’altra casa discografica e lui non aveva modo di aiutarmi in alcun modo. E di Chris Squire continuavo a non trovare traccia. Quando ormai mancavano meno di 24 ore al termine che mi era stato posto prima di essere costretto a terminare il film, con o senza il brano musicale che avrei voluto, ero in uno stato di totale disperazione, ero distrutto. Pioveva, andai a cena in un ristorante e vidi ad un tavolo una delle interpreti di Melrose Place. Io la guardai, lei mi guardò…e quando usci per far ritorno alla macchina lei mi seguì nel parcheggio. Abbiamo fatto sesso in macchina, sotto la pioggia, al freddo. Poi siamo andati a casa mia. Io non riesco a dormire se c’è qualcun altro nel mio letto, quindi durante la notte mi alzai e mi trasferii in soggiorno per continuare a lavorare al film. Dopo un po’ lei mi raggiunse e si mise a guardare le immagini sullo schermo. “Che strana scena” commentò. Io le spiegai furioso che di lì a poche ore sarei stato costretto a finalizzarla con una colonna sonora differente da quella che avrei voluto, perchè per quanto avessi cercato e bussato ad ogni porta non ero riuscito ad ottenere i diritti per l’utilizzo della musica degli Yes. “Gli Yes?” disse lei. “Qualche mese fa frequentavo un produttore discografico…e mi sembra di ricordare che lui detenesse i diritti sulla loro musica…” Nel giro di un paio d’ore e qualche telefonata, la ragazza riuscì a farmi ottenere i diritti. Ero al colmo della felicità, pieno di gratitudine l’ho persino frequentata per una decina di giorni! Quando poi il film arrivò nelle sale, il mio cellulare squillò. In quel periodo ero pieno di debiti, per finire il film avevo chiesto prestiti a chiunque, ero debitore di metà popolazione di Los Angeles. “Buon giorno, vorrei parlare con Vincent Gallo” e io “No, no c’è, non è qui, è morto! Chi lo cerca?” “Sono Chris Squire, sto cercando Vincent Gallo.” All’inizio ho pensato che fosse uno scherzo di cattivo gusto e stavo per riattaccare. Poi ci siamo messi a parlare…e salta fuori che era davvero Chris Squire!! E salta fuori anche che, in tutto quel tempo, aveva sempre abitato tre case oltre la mia. Nel giro di due minuti stava suonando il mio campanello. Era molto cambiato rispetto alle foto ed ai poster che avevo attaccato nella mia camera negli anni ’70, ma è stata comunque l’emozione più grande della mia vita potergli finalmente stringere la mano!”

La sequenza in questione, è quella girata all’interno dello strip bar, quando Billy spara al gestore del locale, l’uomo che lui ritiene responsabile per gli anni trascorsi in carcere.

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