Bianca come il latte, rossa come il sangue: il film secondo Campiotti, D’Avenia, Argentero e Scicchitano
Giacomo Campiotti, Alessandro D’Avenia, Luca Argentero, Flavio Insinna e Filippo Scicchitano parlano del film che uscirà nelle sale italiane il 4 aprile.
Il 4 aprile uscirà in 300 sale Bianca come il latte, rossa come il sangue, il film diretto da Giacomo Campiotti, trasposizione del best-seller (top-list italiana da tre anni, pubblicato in 19 Paesi stranieri) del trentacinquenne scrittore palermitano Alessandro D’Avenia (che nel film prodotto da Lux Vide è sceneggiatore a fianco di Fabio Bonifacci). Il regista, gli sceneggiatori e i protagonisti principali, Flavio Insinna, Luca Argentero, Filippo Scicchitano e Gaia Weiss hanno parlato del fim in conferenza stampa. Cerchiamo di capire cosa dobbiamo aspettarci.
La genesi del film
Non conoscevo il libro, ho letto prima la sceneggiatura, ma ho trovato il tema molto nelle mie corde. Ho raccontato spesso quest’epoca della vita (l’adolescenza N.d.R.), l’età in cui facciamo i conti con i nostri sogni e con i problemi della realtà. (Giacomo Campiotti – La stampa)
Il film parte da un romanzo intenso con molte emozioni, ma pochi fatti. Per questo avevo un grande timore di adottarlo. Ho lavorato con l’autore, che si è dimostrato elastico: insieme abbiamo mantenuto lo spirito del libro. (Giacomo Campiotti – Avvenire)
La forza della storia è nel libro e nella spontaneità di questi ragazzi. Davanti alla malattia e alla morte diventano fondamentali le domande: “Da dove vengo?” e “Dove vado?”. Dio è molto presente nel romanzo e anche nel film. (Alessandro D’Avenia – Avvenire)
E’ la storia di un grande amore nato sui banchi di scuola e di un sogno che per realizzarsi dovrà superare un dolore che pare insormontabile. (Alessandro D’Avenia –Avvenire)
Il film
Ho cercato di realizzare un film che faccia sorridere, ma anche pensare e commuovere. Un difficile equilibrio, sul filo del rasoio. Parlare di valori, senza retorica. Raccontare il dolore, in un film pieno di vita. (Giacomo Campiotti – La stampa)
E’ una sfida: è una commedia che poi diventa dramma. Come la realtà dove le risate si mescolano alle lacrime (Bonifacci – Avvenire)
E’ un film che si interroga sul senso della vita (Giacomo Campiotti – La gazzetta dello sport)
I personaggi – Gli attori
La mia è un’adolescente alle prese con situazioni che in genere non appartengono alla sua età. Quando ho saputo di aver avuto la parte, mio zio ha parlato di sua figlia, morta a 16 anni di leucemia. Aveva un diario, me l’ha dato. (Gaia Weiss/Beatrice – La Stampa)
Stando vicino a una ragazza malata, Leo si carica di un’enorme responsabilità. (Filippo Scicchitano/Leo – La Stampa)
Ho costruito il personaggio di Leo pensando proprio a qualcosa che va oltre l’umano: a 16 anni si carica sulle spalle delle grosse responsabilità. (Filippo Scicchitano/Leo – La Gazzetta dello sport)
Ho provato compassione verso la situazione che doveva affrontare Leo, la malattia di Beatrice per lui è un grande dolore. (Filippo Scicchitano/Leo – Libero)
E’ un educatore moderno, dotato di un amore immenso per quello che fa… affronta i ragazzi in una fase delicata, non può avere dubbi, deve aiutarli a diventare adulti. (Luca Argentero/il Sognatore – La Stampa)
Ho letto il libro e il copione piangendoci sopra. Ognuno ha le sue perdite, non è questione d’età. Recitando ho ripensato a mio padre, alle preoccupazioni che gli ho dato, perché anch’io sono stato come Leo, tornavo alle 4 di mattina e prendevo quei voti. (Flavio Insinna/il papà di Leo – La Stampa)
Prima di iniziare mi sono chiesto: che padre posso essere? Mi sono guardato allo specchio e ho pensato alle cose giuste che mi consigliava mio padre: la vita non va mai sprecata. (Flavio Insinna/il papà di Leo – Libero)
Mi ero innamorata del libro, perché mi aveva lasciato una gioia dentro. E’ pieno di fede e speranza e non trasmette turbamento. (Aurora Ruffino/Silvia – Avvenire)
Il cinema e la crisi
L’aspetto positivo della crisi che stiamo vivendo può essere proprio questo. E’ un momento in cui tutti abbiamo voglia di valori più profondi. (Giacomo Campiotti – La Stampa)