Oblivion: le recensioni dagli Usa e dall’Italia
Cosa pensano i critici del film di fantascienza con Tom Cruise?
L’11 aprile scorso è uscito nei cinema italiani Oblivion, film di fantascienza diretto da Joseph Kosinski con Tom Cruise, Morgan Freeman e Olga Kurylenko. L’avete visto? Vi è piaciuto? Ve lo chiedo perché oggi leggiamo qualche stralcio dalle recensioni Americane e Italiane, dopo avervi (ovviamente) linkato la nostra.
Cameron Williams – The Junkie Popcorn: Un’ottima introduzione al genere sci-fi se hai vissuto in un rifugio antiatomico nucleare dal 1950.
Christopher Tookey – Daily Mail [UK]: Il film non ha traccia di spirito, originalità o interesse umano.
Luke Buckmaster – Crikey: Lento, pesante e rigido.
Catherine Bray – Film4: Peccato che il film, pur bello, è un po’ pesante, e in ultima analisi, non riesce ad essere unito in modo soddisfacente.
Stephen Carty – Flix Capacitor: Ricorda una dozzina di classici del genere.
Steve Newall – Flicks.co.nz: C’è molto da godere se si guarda oltre le connessioni emozionali poco convincenti.
Oliver Lyttelton – The Playlist: Troppo lungo e familiare… non è mai particolarmente brutto, ma non è nemmeno particolarmente eccellente, al di là del fattore visivo.
Adam Woodward – Little White Lies: Mai noioso, ma solo, di tanto in tanto, brillante.
Damon Smith – Birmingham Post: Le riflessioni filosofiche dello script sull’umanità e il sacrificio di sé sono quasi altrettanto fragili come il triangolo amoroso centrale.
Matthew Turner – ViewLondon: Oblivion è una festa visiva con ottime prestazioni e un mistero centrale intrigante, ma è un po’ deludente sulla sceneggiatura.
Adam Lowes – HeyUGuys: E’ un peccato la mancanza di originalità, e lo spettacolo non è sufficiente ad arginare il senso prevalente di déjà vu.
Louise Keller – Urban Cinefile: Fa del suo meglio per stupire con la sua miriade di effetti speciali, ma si confonde.
Simon Miraudo – Quickflix: Il ritmo è molto meno frenetico rispetto ad altri film d’azione recenti, e il tono è più riflessivo.
Peter Bradshaw – Guardian [UK]: Oblivion si muove lentamente e consapevolmente, e si presenta come un progetto di film molto costoso che è stato scritto e riscritto più volte.
Marc Fennell – Triple j: Design mozzafiato, colpi di scena e svolte intelligenti, ottime prestazioni e una delle migliori colonne sonore di recente memoria, segnata da una delle più paternalistiche e inutili narrazioni voice-over di tutti i tempi.
Paolo Mereghetti – Il corriere della sera: (…) Oblivion assomiglia molto a un concentrato di tutte le possibili paure e suggestioni sul nostro apocalittico futuro, affastellate senza un vero «gusto» delle proporzioni e dell’insieme (…) Oblivion di Joseph Kosinski squinterna allo spettatore un repertorio fin sovrabbondante di idee, allusioni e citazioni (o forse di «plagi»…).
Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa: Joseph Kosinski, il regista di Tron: Legacy, aveva scritto questa storia anni fa, ma solo quando Tom Cruise si è innamorato del progetto, il film è decollato. Attore preciso ed efficace, Cruise ha fatto scrivere la sceneggiatura a misura del suo talento di atleta e pilota, affrontando al solito in prima persona spericolate scene di volo, acrobatiche corse in motocicletta nei immensi, desertici paesaggi islandesi di cui il direttore di fotografia Claudio Miranda (La vita di Pi) ha saputo mettere a bene frutto la cristallina luminosità; e dove si ergono i resti di quel che fu l’America – una parete di uno stadio di baseball, l’obelisco di Washington.
Fabio Ferzetti – Il Messaggero: Oblivion non farà data nella fantascienza, si può sempre apprezzare la cura smagliante della realizzazione. Dalla bravura degli attori all’inventiva dispiegata nel design di scenografie e tecnologie. In testa i veri “cattivi” del film, quegli inaffidabili e terrificanti droni assassini (argomento attualissimo negli Usa, e non solo). Senza dimenticare la strepitosa Melissa Leo, che dall’inizio alla fine appare solo su un monitor in bianco e nero ma ruba la scena a tutti. Compreso Cruise.
Dario Zonta – l’Unità: Se anche la fantascienza non ha più immaginazione, allora siamo messi proprio male! Nel suo accedere molesto a tutto quello che è stato immaginato in materia d’apocalisse, Oblivion è il manifesto involontario di questa desertificazione, ultima e definitiva tappa dell’involuzione del post-moderno. (…) Oblivion ha prosciugato qualsiasi fonte legata alla tradizione letteraria e cinematografica della “fantascienza della fine”, lasciando lacerti spezzettati che sarà difficile ricomporre un “domani”, quando avremo bisogno di immaginare un’altra fine, sempre che si superi questa.
Maurizio Acerbi – il Giornale: Che guazzabuglio questo blockbuster fantascientifico (…) Trama da mal di testa, con colpi di scena spesso inspiegabili: Roba da patiti del genere, insomma. Impressionante la bella resa grafica, soprattutto in formato IMAX.