Iron Man 3: Recensione in Anteprima
Gli eventi di New York sono oramai un lontano ricordo; per gli altri forse, non per Tony Stark. Da allora il miliardario-supereroe-divo-scienziato non è più lo stesso. Come se non bastasse, poi, il fresco salvatore della Terra si vede costretto a dover fronteggiare dei fantasmi venuti dal passato, precisamente dal quel 1999 didascalicamente evocato dalla fortunatissima Blue degli Eiffel 65. Siamo solo all’inizio, ma Iron Man 3 ha già gettato le carte in tavola.
In attesa di capire quale sarà il futuro della saga, sappiamo che questo potrebbe essere il terzo ed ultimo atto della trasposizione cinematografica del fumetto. Non l’ultimo in assoluto, ci mancherebbe, né probabilmente l’ultimo di Robert Downey Jr. Esatto, proprio lui. Lui che è Iron Man, o per meglio dire: Iron Man è Robert Downey Jr., e quest’ultima pellicola né l’ennesima, incontrovertibile conferma. Inutile anche solo immaginare (non per ora almeno) un Tony Stark che non somigli in tutto e per tutto a Downey Jr.; che sia Downey Jr. Un ruolo che sembra cucitogli addosso, ma che fino ad ora non lo ha mai limitato in alcun modo.
Il progetto Iron Man 3, se vogliamo, assume un certo spessore anche in funzione di questo gioco tra la realtà e la finzione. Perché se al di fuori dell’universo fittizio di Iron Man l’incontro/scontro tra il personaggio e l’attore ha da tempo trovato un equilibrio, ben diverso è il discorso per quanto attiene alle vicende del film. «A Natale diventiamo più cattivi», dirà ad un certo punto l’indaffarato Stark, mentre attorno a lui avviene un po’ di tutto; ed è questa la frase che rappacifica un po’ il rapporto, già risolto, tra Robert e la sua maschera filmica Tony. Non lo scopriamo ora, come sopra accennato, ma trattasi di una precisazione a questo punto doverosa: se possiamo ancora agevolmente immaginare Robert Downey Jr. nei panni di qualsiasi altro personaggio, possiamo dire lo stesso di Tony Stark?
Iron Man 3 ruota dunque attorno alla crisi del suo affascinante ed impertinente protagonista, che non è Iron Man, bensì colui che lo ha letteralmente creato ex novo. E questa è una chiave di lettura essenziale, perché su tale presupposto viene edificato tutto il resto. Un resto nient’affatto avulso dal tenore della saga, in pieno stile Stark, con tutto ciò che ne consegue. Una pellicola dal ritmo ancora più scandito da episodi esilaranti e battute ad effetto. Uscite che, messe in mano a qualcun altro, sarebbero apparse per lo più forzate; in mano a Robert Downey Jr. sono invece un’altra cosa.
Data peraltro la premessa di cui sopra, qui bisognava a conti fatti non premere più di tanto l’acceleratore su certe componenti, poste ovviamente le logiche concessioni dovute al contesto: non mancano quindi esplosioni e pompati effetti speciali, la cui esposizione appare comunque contenuta, specie in relazione a quel deflagrante The Avengers che tanti record ha infranto la scorsa annata. Soluzione, dunque, da cui nessun cinecomics spiccatamente hollywoodiano può sottrarsi; e qui entra in gioco Shane Black.
Regista e co-sceneggiatore di Iron Man 3, Black fa pesare e non poco la propria presenza. L’ideatore di Arma letale non ci risparmia affatto il suo appeal all’action, costantemente inframmezzato da pesanti note comiche, più qualche deliberata auto-citazione. È questo il caso della fase in cui Stark ed il colonnello Rhodes (Don Cheadle) giocano a fare i Riggs e Murtaugh della situazione, in una sorta di implicito ma palese revival di Arma letale, tra nostalgiche sparatorie alternate ad estemporanei siparietti tra i due.
Merito di Black è inoltre quello di essere riuscito a conferire compattezza al film, ottimizzando abilmente i tempi. Risultato tuttavia maturato non senza cedere qualcosa in altri termini, laddove Iron Man 3, come in parte adombrato, si pone su un livello diverso rispetto ai suoi due predecessori ed ai cinecomics in genere: più un action-comedy, con una certa predilezione per questa sua seconda natura, laddove l’azione viene invece centellinata (non risparmiata, attenzione). Ci può stare, anche se non tutti potrebbero entrare totalmente in sintonia con questo rinnovato tenore. Anche perché ci sarà senz’altro da discutere circa la gestione dei due villain – gli impeccabili Guy Pearce e Sir Ben Kingsley – ed in generale pare che non in tutti i casi la narrazione proceda davvero spedita.
In altre parole, Iron Man 3 rappresenta quell’episodio di congedo (provvisorio o definitivo, poco importa) al quale questa saga doveva attenersi. Un’ode al proprio protagonista, nella sua duplice natura di attore e personaggio, pensata e sviluppata con gli intenti del percorso di formazione, al cui apice troviamo il pellegrino di turno acquisire quella consapevolezza per cui tanto si è strutto. Dopodiché, a suggellare tale percorso, l’immancabile sketch conclusivo, quello che chiude e al tempo stesso apre tutto dopo i titoli di coda; ma che incoraggia pure a non prendere troppo sul serio quanto abbiamo appena visto. L’America, ancora una volta, è salva: Dio benedica l’America!
Voto di Antonio: 7
Iron Man 3 (USA, 2013). Di Shane Black, con Robert Downey Jr., Gwyneth Paltrow, Don Cheadle, Guy Pearce, Rebecca Hall, Jon Favreau, Ben Kingsley, Paul Bettany, William Sadler, James Badge Dale, Stan Lee, Stephanie Szostak, Yvonne Zima, Dale Dickey, Ashley Hamilton, Ty Simpkins, Bridger Zadina, Spencer Garrett e Xueqi Wang. Nelle nostre sale da domani, mercoledì 24 Aprile.