Sacro GRA: recensione in anteprima del documentario di Gianfranco Rosi
Festival di Venezia 2013: Sacro GRA è il Grande Racconto Anulare visto da Gianfranco Rosi. I suoi personaggi, i suoi animali, persino i suoi alberi. Con qualche perplessità, ma uno sguardo ed un’attenzione alle inquadrature che convincono.
Gianfranco Rosi con Sacro GRA ha deciso di raccontare un angolo del suo Paese, girando e perdendosi per più di due anni con un mini-van sul Grande Raccordo Anulare di Roma per scoprire i mondi invisibili e i futuri possibili che questo luogo magico cela oltre il muro del suo frastuono continuo. Si tratta della più estesa autostrada d’Italia, che circonda la capitale come gli anelli di Saturno.
Dallo sfondo emergono personaggi altrimenti invisibili e apparizioni fugaci: un nobile piemontese e sua figlia laureanda, assegnatari di un monolocale in un moderno condominio ai bordi del Raccordo; un botanico armato di sonde sonore e pozioni chimiche cerca il rimedio per liberare le palme della sua oasi dalle larve divoratrici.
Ancora avanti: un principe dei nostri giorni con un sigaro in bocca fa ginnastica sul tetto del suo castello assediato dalle palazzine della periferia informe a un’uscita del Raccordo; un barelliere in servizio sull’autoambulanza del 118 dà soccorso e conforto girando notte e giorno sull’anello autostradale; un pescatore di anguille vive su di una zattera all’ombra di un cavalcavia sul fiume Tevere…
Le pecore e l’autostrada sono le protagoniste di una delle prime inquadrature di Sacro GRA. Un curioso contrasto: da una parte il gruppo di animali al pascolo, e pochi metri più in là l’autostrada con il traffico. Una prima contraddizione in cui però gli elementi sembrano coesistere nello spazio senza problemi. Forse perché sono costretti a farlo, e ormai sono abituati.
La Roma periferica e “centrifuga” di Rosi è così variegata che spesso i personaggi sembrano scritti a tavolino. I personaggi interpretano loro stessi, e questo non lo si mette affatto in dubbio: ci sono Cesare l’anguillaro, il nobile piemontese Paolo con la figlia Amelia, il barelliere Roberto che va a trovare la madre, il palmologo Francesco, il principe Filippo e la consorte Xsenia, l’attore di fotoromanzi Gaetano…
Un parco di figure che spesso non ci si crede, ma che non si ha alcun problema ad accettare come “veri”. Il dubbio che però più di qualcuno ha sollevato è che i dialoghi, spesso anche molto “brillanti”, sembrano scritti o preparati a tavolino. Se si inizia a leggere il film in questo modo, si può anche uscire dalla sala piuttosto perplessi: siamo sicuro che sia un puro documentario?
La questione è aperta, ma quello su cui non si può dubitare di Sacro GRA è la sua capacità di documentare il paesaggio. Che poi è il fine primo del film, anche se per forza di cose il contenuto slitta sulla “fauna” che popola questo paesaggio. Storie comuni e personaggi paradossali, che fanno il loro lavoro o popolano il mondo della notte, con i mangiafuoco, gli autostoppisti, le prostitute e le cubiste.
Viene da dire “che personaggi!”. E bisognerebbe già organizzare in qualche cinema un double bill con La Grande Bellezza. Si ride parecchio, spesso anche di gusto: si veda solo il momento in cui l’anguillaro commenta con tono arrabbiato ma ironico una notizia letta su un giornale relativa al mischiare anguille provenienti da zone diverse nella stessa acqua, mentre una donna cuce seduta allo stesso tavolo ma totalmente disinteressata.
C’è anche spazio per momenti di tenerezza improvvisa, come nella scena in cui il barelliere va a trovare la madre anziana a casa. Ciò che però affascina di più nel film di Rosi sono le inquadrature diverse: campi lunghi sul GRA, ipnotici travelling con soggettiva dell’auto di turno che sfreccia sull’autostrada, e originali inquadrature dall’alto sulle finestre di una palazzina.
Viene contemplata anche la natura, con bellissimi dettagli su larve e punteruoli che si cibano di una palma. Una palma che “non ha come difendersi: perché l’hanno attaccata al cuore”. I “contorni” di Roma non sono poi così diversi evidentemente dal cuore della città, con tutti i suoi colori e le sue contraddizioni.
Voto di Gabriele: 7
Voto di Antonio: 7.5
Sacro GRA (Italia 2013, documentario 87′) di Gianfranco Rosi.