Il figlio di Babbo Natale – Recensione in Anteprima
Come può Babbo Natale fare il giro del mondo in una sola notte? Partendo da questa semplicissima domanda, che chiunque si sarà fatto almeno una volta nella vita, Sarah Smith ha ‘costruito’ Il figlio di Babbo Natale. Ecco la nostra recensione
E’ il 2006 quando gli inglesi della Aardaman Animation, geni della plastellina, ‘osano’ unire la propria forza in campo animato con i tecnici della Dreamworks per dar vita a Giù per il Tubo. Costato uno sproposito, il film si rivela un clamoroso flop al botteghino, tanto da cancellare con un colpo solo le meritate gioie per il trionfo agli Oscar dello splendido Wallace & Gromit – La maledizione del coniglio mannaro. Passati 5 anni, in casa Aardman hanno deciso di riprovare i ‘brividi’ di quell’esperienza, passando dalla Dreamworks alla Sony Animation, recentemente applaudita con Piovono Polpette. Ed è così che nasce Arthur Christmas, diventato per i cinema nostrani Il figlio di Babbo Natale.
Immeritatamente snobbato al box office americano, con poco meno di 40 milioni di dollari incassati fino ad oggi, il film è giustamente riuscito a strappare una nomination ai Golden Globes 2012 come Miglior Cartoon dell’anno. Perché semplicemente delizioso. A Sarah Smith, qui al suo esordio nella doppia veste di regista e sceneggiatrice, va dato il merito di aver preso tutto ciò che è tradizionalmente ‘natalizio’, per costruirci sopra qualcosa di incredibilmente originale e straordinariamente divertente, tanto da trasformare l’intera pellicola nel titolo perfetto del Natale 2011. Sempre più animato e soprattutto sempre più qualitativamente elevato, grazie ad un film tanto gradevole quanto tecnicamente sorprendente.
Come può Babbo Natale fare il giro del mondo in una sola notte? Partendo da questa semplicissima domanda, che chiunque si sarà fatto almeno una volta nella vita, Sarah Smith ha ‘costruito’ il suo film. Ribaltando la ‘tradizione’ natalizia che vuole Babbo Natale su di una slitta trainata da 8 renne, la regista ha semplicemente fatto tecnologicamente ‘evolvere’ l’intero Polo Nord, affidando al povero Babbo un vero e proprio esercito di elfi, pronti a distribuire doni in tutto il mondo ed in poche ore come se fossero in guerra, a bordo di un’astronave grande come il cielo e più veloce della luce. Se non fosse che anche la più sofisticata tecnologia possa andare incontro ad un margine di errore. Dinanzi ad un regalo non consegnato su 600 milioni, il figlio farloccone di Babbo Natale, ovvero Arthur, farà di tutto per riuscire a consegnare l’ultimo regalo prima che sorga l’alba, perché nessun bimbo al mondo può rimanere senza regali proprio la notte di Natale…
Un avvio travolgente, per mostrarci come riesca Babbo Natale a distribuire oltre 2 miliardi di doni in tutto il mondo in una sola notte. Neanche fossimo in un action spionistico con squadre speciali da combattimento pronte a tutto pur di completare la missione assegnata, Sarah Smith gioca nei primi minuti di film con il milione di elfi a disposizione di Babbo Natale, toccando vette di originalità a tratti esaltante. Moderna Mission Impossible natalizia, la notte del 24 dicembre si trasforma così in un enorme campo di battaglia con protagoniste milioni di case, pronte ad essere ‘minate’ di regali ed addobbate a festa in attesa dell’arrivo di Santa Claus.
Sviscerando la ‘vera’ storia di Babbo Natale, con varie generazioni di ‘Babbi’ pronti ad andare in pensione per poi passare il testimone al figlio prescelto, ai produttori di Arthur Christmas va dato il merito di aver trattato con grazia ed originalità una delle storie più vecchie ed inflazionate al mondo. Regalandoci un’avventura natalizia incredibilmente coinvolgente e per lunghi tratti emozionante, Sarah Smith è riuscita a sottolineare le differenze, i litigi, le gelosie e le incomprensioni a capo di una delle famiglie ‘teoricamente’ più felici del Pianeta, ovvero quella di Babbo Natale, in realtà pronta ad implodere proprio per colpa di quel vestito rosso fuoco che tutto il mondo ‘sogna’ almeno una volta l’anno.
Tecnicamente straordinario e registicamente adrenalinico, con momenti di pura action alternati a fasi più soft e visivamente affascinanti, Il figlio di Babbo Natale guarda con interesse al natale consumistico e tecnologico dei giorni nostri, mostrandocelo conseguentemente sotto un altro punto di vista, più umile, tradizionale e ricco di valori, tanto da rimettere al centro della scena il singolo bambino e le gioie che un semplice dono da scartare sotto l’albero la mattina del 25 dicembre è in grado di regalare.
Provando a ridare forza alla ‘leggenda’ di Babbo Natale, da troppo tempo assente dalle sale con un titolo ‘adeguato’ alla sua centenaria tradizione, Arthur Christmas finisce per conquistare non solo i più piccoli, grazie anche ad una profondità tridimensionale tanto evidente quanto obiettivamente evitabile, ma anche quei grandi che hanno smesso probabilmente da decenni di inviare letterine, tornando per l’occasione e per poco più di 90 minuti a sognare ad occhi aperti. Perché più o meno tutti abbiamo creduto all’omino grassoccio, vestito di rosso e barbuto che vola su una slitta, qui finalmente tornato a splendere in tutto il suo innegabile fascino.
Voto di Federico: 7,5
Il figlio di Babbo Natale (Arthur Christmas, Animazione, Usa, 2011) di Sarah Smith, Barry Cook; con James McAvoy, Hugh Laurie, Bill Nighy, Jim Broadbent, Imelda Staunton, Ashley Jensen, Oreste Baldini, Michele Gammino, Giorgio Lopez, Fabrizio Pucci, Fabrizia Castagnoli, Ilaria Latini, Carlo Valli – Uscita in sala 23 dicembre – Qui il trailer italiano