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Venezia 2012: la Mostra del cinema compie 80’anni

Oggi 6 agosto 2012 la Mostra d’arte cinematografica di Venezia, il primo festival al mondo, compie 80’anni. Ieri, oggi e domani: ecco un “omaggio” di Cineblog.

pubblicato 6 Agosto 2012 aggiornato 31 Luglio 2020 23:17

Due titoli a notte per due settimane nella terrazza dell’Hotel Excelsior del Lido. Incomincia così la storia della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, denominata Esposizione alla sua prima annata. Con la Mostra si apre ufficialmente la strada dei grandi e dei piccoli festival, internazionali e non, di cinema, rassegne volte nella maggior parte dei casi ad unire l’aspetto artistico della settima arte a quello mondano e industriale.

Alle 21.15 del 6 agosto 1932 si assiste alla prima proiezione in assoluto della storia della Mostra e della storia dei festival di cinema: il film d’apertura è Il dottor Jekyll, capolavoro di Rouben Mamoulian. La scelta è un trionfo sotto ogni punto di vista, e il film “vincerà” il premio per il “Film dalla fantasia più originale” (la Mostra non è competitiva, e con un referendum del pubblico si segnalano solo i titoli notevoli).

Dopo la proiezione del film d’apertura segue un grande ballo in onore di tutti gli ospiti, in gran parte nobili, intellettuali e giornalisti: il pubblico perfetto per lanciare una manifestazione all’insegna della mondanità. Il Gazzettino del 7 agosto scrive:

Ieri sera nell’ampio magnifico salone dell’albergo Excelsior di Lido è seguita la prima Esposizione Internazionale Cinematografica di fronte a una folla enorme di pubblico sceltissimo italiano e straniero.


L’idea della realizzazione di una Mostra del Cinema nasce nel 1932 grazie principalmente al segretario generale Luciano De Feo (colpito dai film russi dopo un viaggio in Unione Sovietica), del conte Giuseppe Volpi di Misurata (deciso a rilanciare il Lido dal punto di vista turistico), e il critico d’arte Antonio Maraini, all’epoca segretario della Biennale.

Pur all’interno di una politica di stampo fascista e pur nascendo innanzitutto come evento mondano, la 1ª Esposizione internazionale d’arte cinematografica vuole essere autonoma sia dal punto di vista politico che culturale. Proprio per questa natura libera, riesce a coniugare l’interesse per lo star system hollywoodiano e le passerelle alla voglia di far riconoscere al cinema un valore artistico. Valore che il cinema va cercando ormai da anni e che per ora nessuno gli aveva ufficialmente riconosciuto.

Resta comunque una Mostra costruita in un’epoca politicamente oscura, e per questo controversa. Libri e saggi sulla Storia del festival ricordano la querelle del 1937, l’anno di Scipione l’Africano di Carmine Gallone, attorno a La grande illusione, capolavoro assoluto di Jean Renoir. Luigi Chiarini, per dire, scrisse:

È un film ideologico e programmatico, anti-bellico, ma con tanto di Marsigliese e di evviva la Francia. È figlio, insomma, di quel pacifismo comunistoide e patriottardo che caratterizza un certo intellettualismo francese falso e retorico, appunto, perché mancante di ogni sincerità.

Ma l’ingerenza del regime, che creò attorno all’opera un clima decisamente ostile, si nota in realtà soprattutto in ben altro, ad iniziare dall’esclusione totale dell’Unione Sovietica dal cartellone fino a Coppe e segnalazioni di merito sparse strategicamente tra la maggior parte dei titoli italiani. Per non parlare poi della velata ostilità verso il Realismo Poetico tutto.

Va da sé che la Mostra, come ogni manifestazione, deve “piegarsi” allo spirito del tempo e alle vicende storiche. Allo stesso modo, riesce a sottolineare ciò che di nuovo accade in giro per il mondo e in Italia: nel 1946 il Lido riapre i battenti dopo le ferite del ventennio e della guerra, si cambia pagina (il Leone d’Oro sostituisce la Coppa Mussolini) e ritornano in cartellone l’America e l’Unione Sovietica, ma si affaccia anche il Neorealismo con Paisà di Rossellini. Gli anni 50 e 60 sono il periodo delle grandi scoperte (il cinema giapponese ed indiano, i grandi autori italiani come Fellini e Antonioni), prima delle contestazioni del ’68 e del periodo buio degli anni 70, dove per una decina d’anni la Mostra torna ad essere non competitiva.

Ripercorrere la storia della Mostra di Venezia è un po’ come ripercorrere una fetta fondamentale di Storia del cinema, attraverso le epoche, i film che contano, i compromessi e le polemiche. Oltre ad un insieme di dettagli curiosi. Ad esempio: sapete chi è la prima star ad aver fatto il suo ingresso ufficiale alla prima Esposizione? Paola Borboni. Il primo film italiano ad essere proiettato? Gli uomini, che mascalzoni… di Mario Camerini, l’11 agosto 1932. Il primo scandalo? Arriva presto, durante la seconda edizione: a creare scompiglio è una sequenza del film cecoslovacco Estasi di Gustav Machatý. L’attrice Hedy Kiesler appare infatti completamente nuda, in una scena che passerà alla storia come il primo nudo ufficiale della storia del cinema.

Dove va Venezia oggi non si sa, pressata tra Cannes e soprattutto Toronto. Adesso, dopo l'”era Müller”, inizia (nuovamente) l'”era Barbera”, con una Mostra che tra pochi giorni potrà essere vissuta, seguita e giudicata. Con la consapevolezza che è sempre e comunque lo spirito del tempo a dominare su ogni evento. Non è un caso se, tra qualche decina d’anni, quando ci si ricorderà del decennio 2000 della Mostra, non si potrà non fare i conti anche con una certa lettera di un certo ministro che “dettava” a suo modo la recensione di Baarìa. La Mostra ha per prima accostato cinema e arte, ha registrato i cambiamenti di gusto e di tendenze, ma ha anche e soprattutto documentato per 80’anni la Storia. Continuerà a farlo.

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