La memoria del cuore: Recensione in Anteprima
Cineblog recensisce per voi La memoria del cuore (The Vow), con Channing Tatum e Rachel McAdams
Chicago, particolare come sempre quando viene impressa su pellicola, pullula di amori come qualunque altra città del mondo. Non sarà forse il luogo per eccellenza degli amori che sbocciano, ma è pur sempre una cornice per uno che si consuma. E poi si sa, spesso il cinema tende a semplificare, anche involontariamente.
E’ così che Leo (Channing Tatum) e Paige (Rachel McAdams) entrano in contatto. Quel contatto che, a dire di uno dei protagonisti, è in grado di generare i cambiamenti più radicali nella vita di una persona. Quei classici istanti che vanno visti a rallenty, pena il perderli per sempre, definitivamente. La memoria del cuore (titolo di gran lunga più melenso dell’originale The Vow), delinea sin da subito uno scenario cui resta fedele per l’intera durata del film.
Due giovani si conoscono, il ragazzo chiede alla ragazza di trattenersi per un caffè ed il resto non può che essere una meravigliosa storia d’amore. Ma l’impatto, termine a dire il vero più appropriato perché più violento rispetto al semplice ‘contatto’, è lì dietro l’angolo, pronto a travolgere radicalmente le vite dei due amanti.
E The Vow (concedetemi la citazione del titolo originale) non parte così male. E non lo fa sotto un duplice aspetto. Anzitutto perché non si nasconde dietro false ipotesi, svelando a priori l’intenzione di restare alla superficie dell’argomento trattato, in modo da renderlo magari più “accessibile”. In secondo luogo perché, a dire il vero, i presupposti costruiti nel primo quarto d’ora/venti minuti avrebbero potuto in qualche misura funzionare.
Ed invece, dopo alcune scene, quel dubbio comincia ad insinuarsi. L’alone di rarefazione si fa sempre più fitto, finché non si riesce più a negarlo nemmeno a sé stessi. Sarà che ad Hollywood credono, magari non a torto, che un contesto così costruito ed edulcorato possa realmente far presa – ed i numeri sembrano non dar loro esattamente torto. Ma in verità è che le nuove generazioni paiono sempre più disilluse, talvolta più di certi adulti annoiati. E allora a chi si rivolge un film in cui l’amore è una materia trattata in maniera così precaria?
L’idea di fondo (tratta peraltro da una storia vera) pone velatamente una domanda meravigliosa, per quanto ardua sia la risposta: a quale organo è deputato un sentimento così forte? Fino a che punto la mente può avere il sopravvento su ragioni di altra natura? Quesito affascinante questo, vanificato però da una sceneggiatura a tratti banale e quasi mai incisiva.
Perché siamo indiscutibilmente disposti a credere in un attaccamento così viscerale, che non implichi possesso ma sincera e sana affezione. Ma come non storcere il naso quando si ricorre ad immagini così scontate che, lungi dal rappresentare degli evergreen, rimandano invece ai più commerciali degli spot sui cioccolatini?
Ci sono attimi, fugaci, in cui sperimentiamo una certa empatia, per di più spontanea. Tutto viene stravolto allorché Leo e Paige, da poco accostatisi ad un marciapiede con l’auto, vengono travolti da un tir che in quella notte così innevata non si accorge dei due. Lei perde la memoria e con essa tutti i ricordi che la legano al suo uomo (solo quelli, però). Da qui inizia tutta la trafila che porterà la bella Paige a tentare quasi forzatamente di ricostruire un rapporto che, a conti fatti, le è totalmente estraneo.
Michael Sucsy riesce, in qualche raro episodio, a consegnarci quella difficoltà e quell’immane fatica di Leo nel tentare di rimettere in piedi un mosaico andato in frantumi, e nel peggiore dei modi. E’ troppo parlare di immedesimazione, un livello da cui a dire il vero è ben lungi The Vow, ma certi episodi riescono a trasportarci. Passa, seppur opacamente, la frustrazione di chi tenta di scrivere su un foglio bianco con una penna il cui inchiostro scompare all’istante.
Ma non si riesce ad andare oltre. Noi stessi riusciamo a trattenere a fatica certi elementi, quando altrove vengono delineati i classici contesti da “storiella tardo-hollywoodiana” (focalizzatevi più sul termine storiella che su quel tardo-hollywoodiana). Lei che abbandona coscienziosamente, e con fare vagamente ribelle, una vita agiata per via di certe storture “tipiche” da famiglia benestante, con annessi e connessi: un lavoro sicuro, un marito sicuro, delle amicizie sicure e via discorrendo. Critica magari interessante ad una determinata classe sociale, ma per lo più condotta con superficialità e scarso mordente. Tanto che alla fine, quando almeno la madre di Paige potrebbe uscirne rivalutata, neanche quest’ultima riesce a salvarsi dal giudizio così secco e falsamente conciliante della figlia.
Per non parlare di un Tatum talmente impeccabile da non essere pressoché in nessuna occasione credibile, come d’altronde non lo è la bella ma qui poco convincente McAdams, con quel suo sguardo che sembra talvolta fissare il vuoto, quasi nemmeno lei fosse pienamente convinta di ciò che sta dicendo o facendo.
Le tematiche che emergono alla fine, dunque, sono più o meno quelle di sempre. Con quel rimescolare sentimento e pietà con intenzioni su cui non sta a noi esporci, ma il cui risultato genera certamente un effetto contrario a chi intende raccontarci una storia che dovrebbe toccare certi tasti. 50 volte il primo bacio, nel suo assecondare un tono palesemente più leggero, riesce ad essere nettamente meno banale, pur, di fatto, poggiando sul medesimo incipit narrativo.
L’amore che trionfa sempre, contro tutto e contro tutti. Una verità incontestabile. Resta però una domanda: siamo sicuri che ciò che viene rappresentato sia esattamente amore?
Voto di Antonio: 5
La memoria del cuore (The Vow, USA, 2012). Di Michael Sucsy, con Rachel McAdams, Channing Tatum, Scott Speedman, Jessica Lange, Sam Neill, Jessica McNamee, Jeananne Goossen, Joey Klein, Joe Cobden, Wendy Crewson, Tatiana Maslany, Lucas Bryant e Dillon Casey. Qui trovate il trailer italiano. L’uscita nelle nostre sale avverrà il 25 Luglio.