John Wick 3 – Parabellum, recensione: il migliore dei John Wick
Un John Wick al cubo quello di Parabellum. Il più spirituale, nel senso di spiritualmente affine alla cuore di una saga che dal primo capitolo si è sempre mostrata per ciò che è, una delle più interessanti degli ultimi anni nel suo genere
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L’avevamo lasciato con l’intera Manhattan a dargli la caccia, o per lo meno, pronta a braccarlo. John Wick è stato excomunicado, e va detto che l’è cercata: alla fine del secondo capitolo, infatti, a fare le spese della sua ira, contenuta ma pur sempre devastante, fu Santino (Scamarcio) a restarci secco. Il problema è la location; il Continental infatti è luogo sacro, in cui vigono regole ferree, che nessuno può infrangere. Winston, colui che regge l’amministrazione del Continental, ha fatto in modo di concedere del tempo a John; giusto per riorganizzarsi, capire come muoversi a fronte di questa nuova, sgradevole situazione.
Parabellum comincia esattamente cinque minuti dopo quelle vicende lì, ossia l’epilogo del capitolo precedente. Ora John Wick sa di avere bisogno d’aiuto, di non poter procedere come un lupo solitario, perché stavolta l’ha fatta davvero grossa. Un’ora ancora e tutti gli assassini legati all’organizzazione faranno il possibile per riscuotere la taglia di quattordici milioni appioppatagli. Come regolarsi? Che fare?
Questa è certo una saga che abbiamo oramai imparato a conoscere, a dispetto delle sole due incarnazioni, le quali però ci hanno confermato in entrambi i casi il funzionamento di certe logiche alla base. C’è chi dandosi a questo terzo potrebbe uscirsene sostenendo che il processo si sia spinto almeno un po’ oltre, nondimeno si tratterebbe di un’errata percezione non tanto rispetto a questo bensì ai film che l’hanno preceduto. John Wick è infatti questa cosa qui, e lo è fieramente dall’inizio: il sistema monetario autonomo, coi sesterzi, il protagonista che mena e spara come nessun altro al mondo centellinando non le frasi ma le parole, certe coreografie d’azione “impossibili”.
Fa tutto parte di un coté su cui in fondo questo franchise ha costruito la propria fortuna, perché di questo si tratta. Parabellum giunge quasi a compimento di un processo di raffinazione interno alla saga, con un secondo capitolo più debole, proprio perché tendente ad una sorte di normalizzazione, quasi che col primo si fossero resi conto di avere ecceduto, perciò tanto vale tastare il polso con un episodio di transizione, dal canovaccio action più limitato ancorché fedele a certi stilemi chiave.
Qui, grazie al cielo, John Wick si riappropria della sua dimensione, spingendo proprio sul linguaggio; ed in tal senso operando al di là del proprio orticello. Prendendo in esame almeno tre scene, quella dei pugnali all’inizio, quella a Casablanca ed una a bordo di una moto su un ponte, e solo queste, ce n’è per tirarci fuori una serie di lezioni su come oggi vada girato un film d’azione che voglia coniugare accessibilità ed intrattenimento senza rinunciare ad essere in linea coi tempi, ossia credibile da un punto di vista e di ritmo e visivo.
Roba che non si vede tanto altrove, sia rispetto ad operazioni affini a questa, sia in relazione a lavori ancora più blasonati, dai budget più alti, che risolvono non di rado la questione con massicce iniezioni di elementi su schermo che si muovono, senza preoccuparsi più di tanto della coerenza o anche solo di essere comprensibili, mera prova di forza ed arroganza anche per via di un montaggio non di rado sprezzante, che alterna inquadrature che singolarmente costano quanto interi film.
Tornando a Parabellum, per la prima mezz’ora sembra che gli eventi vengano incanalati verso il sentiero più scontato, salvo poi invece rinunciarvi, anche se non del tutto. L’imprevedibilità dell’azione, che si perde solo in quell’ultima sequenza forse un po’ annacquata, regge invece per l’intero film, di cui l’unica cosa che si può ipotizzare in partenza è che John ne farà fuori tanti, ma proprio tanti. Come e perché non è dato sapere, e soprattutto sulle modalità si gioca tutto, ovvero sta o cade il senso dell’operazione. Un film che metonimicamente rispetto alla saga nella sua interezza dimostra di avere introiettato certe dinamiche smaccatamente videoludiche, per giunta rispetto ad un’evoluzione tutto sommato recente del Videogioco, ossia la pervasività della componente multiplayer, proprio in quella mattanza finale mimata quasi alla perfezione.
Non mi pare francamente s’abbia altro da chiedere a John Wick. Sì, per alcuni questo terzo capitolo potrebbe apparire un po’ lungo, tirato, ma si tratta di un difetto sul quale si potrebbe e dovrebbe soprassedere alla luce dei non pochi lampi di cui è capace. E dire che, a quanto pare, non sarà Parabellum a mettere la parola fine. Gli autori si sono infatti lasciato uno spazio, bello largo peraltro, per poterci tornare sopra, insistere su una vicenda che oramai scavalca il nostro protagonista. Ultima di una serie di battute, se vogliamo. C’è da sperare che con un eventuale quarto non vanifichino quanto di buono fatto sino ad ora.
[rating title=”Voto di Antonio” value=”8″ layout=”left”]
[rating title=”Voto di Federico” value=”8″ layout=”left”]
John Wick 3 – Parabellum (John Wick: Chapter 3, USA, 2019) di Chad Stahelski. Con Keanu Reeves, Halle Berry, Ian McShane, Asia Kate Dillon, Jerome Flynn, Ruby Rose, Jason Mantzoukas, Laurence Fishburne, Robin Lord Taylor, Anjelica Huston, Lance Reddick ed Hiroyuki Sanada. Nelle nostre sale da giovedì 16 maggio 2019.