Il Dittatore: Recensione in Anteprima
Dopo Borat e Bruno, Sacha Baron Cohen diventa il Dittatore Aladeen, Ammiraglio Generale di Wadiya. Leggete la nostra recensione
Sei anni fa il boom inatteso, clamoroso e travolgente di Borat. Nel 2009 il ritorno meno convincente con Bruno. Ed ora lui, il Dittatore, maschera universale di una tirannia che oscilla perennemente tra democrazia e dittatura, attraverso i panni del solito incontenibile Sacha Baron Cohen. Negli ultimi anni visto anche in ruoli più ‘seri’, come il barbiere italo-americano di Sweeney Todd o il poliziotto zoppo di Hugo Cabret, l’attore londinese torna a trasformarsi in sala, prendendo spunto dal romanzo di Saddam Hussein “Zabibah and the King”.
Dannatamente più demenziale rispetto ai due titoli precedenti, e chiaramente differente dal punto di vista stilistico, perché primo reale film narrativo dell’attore/mattatore, The Dictator convince e non convince, a causa di uno script per la prima volta ‘ancorato’ ad un canovaccio preciso. Dimenticata la forzata ma sbalorditiva finzione di Borat, con questo adolescenziale Dittatore Sacha Baron Cohen muta in parte la propria carrellata di maschere, accettando il compromesso della ‘reale’ finzione cinematografica, a tratti talmente surreale e sottile nell’essere sfacciatamente demenziale da ricordare i Monty Python dei tempi migliori.
Ma il gioco alla lunga rischia di stancare. L’eterna maschera di Baron Cohen, passato dall’Ali G televisivo del 1998 a questo Dittatore idiota e sessualmente infantile, comincia a sentire il peso della ripetitività, rischiando così di tramutarsi in una ‘normale’ commedia dai risvolti comici surreali e satirici, affondando in un colpo solo i punti di forza del ‘primo’ Sacha, ormai troppo ‘celebre’ per essere credibile nei panni di un qualsiasi personaggio di fantasia ancorato alla realtà.
Schietto, volgare, esilarante, idiota, misogino, razzista, omofobo. Particolarità che hanno sempre contraddistinto i personaggi resi celebri da Sacha Baron Cohen. Questo Dittatore, alias Aladeen, Ammiraglio Generale di Wadiya, non è ovviamente da meno. Osteggiato dalla comunità internazionale, pronta a dichiarare guerra al suo Paese perché ad un passo dall’armamento nucleare, Aladeen sbarca a New York per zittire l’ONU. Se non fosse che lo Zio Tamir, capo della polizia segreta di Wadiya, trami contro la sua dittatura, promettendo al mondo intero la nascita della democrazia nel Paese di Aladeen, costringendo così il ‘tiranno’ a riprendersi il potere, prima che una reale Costituzione metta piede nella ‘sua’ Wadiya…
Democrazia e dittatura. Termini teoricamente così distanti eppure così vicini ed interscambiabili, a detta di Sacha Baron Cohen, riuscito nell’impresa di fare dell’esplicita satira politica nei confronti dell’America e del mondo intero. Perché esistono Paesi che mentono per giustificare ingiustificabili guerre. Paesi che torturano i propri prigionieri. Paesi che cedono potere alle banche, a scapito dei cittadini. Paesi che permettono all’1% della popolazione di ‘comandare’ sul restante 99%, detenendo il 50% della ricchezza. Paesi che intercettano telefonate e movimenti fisici tramite gps. Paesi che marciano quotidianamente sui diritti inalienabili dell’uomo. Paesi ‘democratici’ che fanno spesso rima con USA, duramente attaccati da un Sacha Baron Cohen a tratti geniale.
Il suo Dittatore infantile, che non ha mai provato il piacere della masturbazione, temuto e deriso dai suoi stessi sudditi, oscilla perennemente tra il comico oltraggioso alla ‘Charlie Chaplin’ (Grande Dittatore) e il demenziale fastidioso. Affiancato da un cast di attori che ha coraggiosamente accettato di ‘giocare’ con la sua ultima folle creazione, partendo da una perfetta Anna Faris fino ad arrivare a due comparsate di lusso come quelle di Megan Fox ed Edward Norton, The Dictator vince la sfida personale della satira politica, perdendo però quella prettamente cinematografica. Perché al primo ‘reale’ esperimento filmico Cohen e il fido Larry Charles sbattono sul muro della stabilità di scrittura, troppo spesso affrettata, sconnessa e per questo tutt’altro che impeccabile. Se con Borat l’attore aveva dato vita ad un ‘nuovo’ tipo di commedia, con questo Dittatore è costretto a compiere un mezzo passo indietro, rimanendo in un vero e proprio limbo di genere.
Attaccando l’Occidente e il suo volatile concetto di ‘democrazia’, Baron Cohen osa scoperchiare l’ipocrisia di fondo che troppo spesso domina l’Organizzazione delle Nazioni Unite, sanzionatoria ad orologeria nei confronti di dittature scomode e per questo eliminabili, a scapito di altre purtroppo necessarie e per questo digeribili. A tratti talmente esilarante e politicamente scorretto da strappare sonore risate e scroscianti applausi, The Dictator conferma le capacità attoriali dell’attore britannico, chiamato ora alla maturazione definitiva. Perché il prossimo personaggio da interpretare sarà Freddy Mercury, nel biopic ufficiale dedicato all’indimenticato leader dei Queen. E in quel caso non ci sarà da ridere, né da scherzare. Come solo i grandi sanno fare.
Voto di Federico: 6+
Voto di Carla: 7
Il Dittatore (The Dictator, Usa, commedia, 2012) di Larry Charles; con Sacha Baron Cohen, Ben Kingsley, Jason Mantzoukas, Anna Faris, Megan Fox, John C. Reilly, B.J. Novak – uscita venerdì 15 giugno 2012 – qui il trailer italiano.