Quella casa nel bosco: locandina italiana più informazioni sulla produzione
Domenica il primo convincente trailer italiano, ed ora altre news. Perché si avvicina sempre più l’uscita tricolore di Quella casa nel bosco, horror di Drew Goddard realizzato nel 2009 ma solo a partire dal prossimo 20 aprile nei cinema nostrani.
Domenica il primo convincente trailer italiano, ed ora altre news. Perché si avvicina sempre più l’uscita tricolore di Quella casa nel bosco, horror di Drew Goddard realizzato nel 2009 ma solo a partire dal prossimo 20 aprile nei cinema nostrani. Oltre alla locandina ufficiale italiana ecco infatti arrivare ricche ed interessanti informazioni sulla produzione. A parlare della pellicola proprio il regista, con annessa interazione dei tanti protagonisti, ovvero Richard Jenkins, Chris Hemsworth, Jodelle Ferland, Anna Hutchinson, Fran Kanz, Jesse Williams e Bradley Whitford, e i motivi che hanno portato allo stop produttivo, giustificando un così clamoroso ritardo distributivo.
Goddard spiega: “a un primo livello Quella casa nel Bosco funziona come un classico film del terrore: il tipico film da popcorn che ti fa stringere la tua ragazza o il tuo ragazzo mentre segui le sorti di cinque adolescenti che si inoltrano nel bosco e vanno incontro a esperienze allucinanti. Ma è anche la nostra versione di questo genere di film. Significa che tutto diventa molto più folle di quanto potresti mai immaginare”. L’attore Chris Hemsworth, conosciuto dal grande pubblico per Thor, ricorda invece il giorno in cui ha letto la sceneggiatura di Goddard e Whedon per la prima volta. “All’inizio ho pensato, ah, ma questo è il solito horror. Non avevo ancora capito. Poi la sceneggiatura ha cominciato a evolversi, a prendere una piega diversa, a sconvolgermi sempre di più. Diventava sempre più pazzesca, fino a quando – beh, niente. Non c’è tregua. Ti accompagna su una strada che ti sembra riconoscibile, ma poi sovverte tutto quello che pensi di sapere”.
Per Goddard e Joss Whedon, regista di The Avengers e qui produttore, questo film è un atto di amore verso il genere horror e rende omaggio ad alcuni classici come La casa di Sam Raimi o Suspiria di Dario Argento. È chiaro che il film rende omaggio a questi predecessori, ma li mette anche in discussione. “Adoro l’horror” spiega Whedon. “Ma le trame stanno diventando sempre più prevedibili. Le morti sono sempre più disgustose. I giovani protagonisti sono sempre più intercambiabili e ci si dedica agli strumenti di tortura che non ai dialoghi. Si tende a deprezzare tutto il rituale del cinema horror”. Dopo il saltino, ovviamente, il resto delle informazioni.
Che non si tratta del tipico film horror di oggi lo si intuisce scoprendo che il cast comprende due attori veterani, Bradley Whitford e Richard Jenkins, nel ruolo dei capi della sala operativa Hadley e Sitterson. I due, con l’impiego di varie tecnologie, costringono i cinque amici a incarnare gli stereotipi dell’horror. Se all’inizio i nostri ragazzi si comportano a un livello al di sopra della maggior parte delle vittime degli horror contemporanei, man mano diventano sempre più incapaci di resistere alle idee di Sitterson e Hadley su come dovrebbero agire. “I capi della sala operativa sono i nostri supplenti, si sostituiscono al pubblico” spiega Whedon. “Ma rappresentano anche tutto quello che noi, in quanto narratori, ci troviamo sempre ad affrontare: la necessità di inferire sempre di più sui ragazzi che vediamo sullo schermo, farli comportare come degli stupidi, rendere le loro morti più importanti della suspense che li porta a morire”.
“Il pericolo di molti horror è che spesso trattano il pubblico come una massa di idioti” sostiene Hemsworth. “Questo film ha come priorità il rispetto per il pubblico, ponendogli delle domande su cosa ci spinge a vedere dei film del terrore”.
Whedon ammette che questo interrogativo lo affascina. Perché amiamo tanto l’horror? “C’è una parte di noi, profonda, buia e primitiva, che vuole assistere al sacrificio degli eroi sullo schermo. Volevo realizzare un film che spiegasse il perché di tutto questo. Ed è stata un’esperienza molto strana, perché noi realizziamo anche film del terrore convenzionali. È indubbio che amiamo il genere e i suoi tropi, ma allo stesso tempo ci poniamo molte domande sul perché ci piace tanto e sulle strade che il genere sta prendendo”. Goddard aggiunge, “Il film del terrore è solo un punto di partenza per porre alcune domande sull’umanità in generale. Per quale motivo sentiamo l’esigenza di emarginare, oggettificare e massacrare dei ragazzi? Non è qualcosa di specifico al genere horror, o al cinema in generale, o alla cultura contemporanea. Infliggiamo le stesse cose ai giovani da sempre. È questo l’interrogativo al centro del film”.
Drew Goddard e Joss Whedon si sono conosciuti quando Goddard è stato assunto come sceneggiatore per la serie TV “Buffy l’ammazzavampiri”. Si è creato un sodalizio fruttuoso e creativo – nonché un’autentica amicizia – e i due lavorano regolarmente insieme da allora, così è nato anche il progetto di QUELLA CASA NEL BOSCO. “L’idea iniziale è stata di Joss – cercavamo qualcosa da scrivere insieme e lui aveva questo progetto che gli girava in testa. E appena ho sentito le parole ‘si svolge in una casetta isolata’ ho detto ‘ci sto”. I due hanno elaborato l’idea e scritto rapidamente la sceneggiatura nel tempo libero dai loro altri impegni.
La sceneggiatura ha poi avuto il semaforo verde dalla MGM, grazie al sostegno della produttrice Mary Parent. Ma per via di alcuni cambiamenti aziendali, la MGM non ha potuto proseguire con il film e a quel punto è subentrata la Lionsgate. “Vuoi sempre che il tuo film trovi la casa giusta”, dice Whedon, “e indubbiamente la Lionsgate era la casa ideale per il nostro film. Moltissimi dei film da cui trae ispirazione, erano stati distribuiti proprio dalla Lionsgate!”.
Goddard aggiunge, “In alcuni ambienti non ci si intende troppo sull’horror, ma alla Lionsgate in una riunione posso dire cose del tipo, ‘vorrei qualcosa di rosso, ma non rosso in stile Discesa nelle tenebre, pensavo più a un rosso alla Alta tensione” senza che mi guardino come se fossi completamente matto. Parliamo la stessa lingua, insomma. Sono fantastici”.
Un obiettivo di Goddard e Whedon era avere un cast che unisse attori affermati, volti nuovi e molti dei veterani del mondo di Whedon, ed è esattamente su questo che hanno lavorato i direttori casting Amy Britt e Anya Colloff, che avevano già lavorato su “Buffy L’ammazzavampiri” e “Angel”. Ma il processo del casting non è stato privo di difficoltà. “Chiediamo molto ai nostri attori” spiega Goddard. “Devono sapersi alternare tra il comico e il drammatico. Spesso all’interno di una stessa scena – o addirittura di una stessa frase. È difficile trovare attori in grado di cambiare marcia così velocemente”.
Sin dall’inizio il sogno di Goddard era di avere Richard Jenkins nel ruolo del capo della sala operativa Sitterson. Gli ha mandato la sceneggiatura il venerdì sera e lunedì mattina è arrivata la telefonata con l’entusiastica adesione di Jenkins al progetto.
“Mi ero innamorato di tutti quei colpi di scena, di tutto l’approccio. È un film coraggiosissimo” dice l’attore. “La sala operativa è piuttosto spoglia. Sembra un ufficio qualunque. Ma poi cominci a capire che combinano lì dentro ed è tutto talmente bizzarro. Fa un effetto incredibile vedere questi due mondi all’interno di uno stesso ambiente”.
La partecipazione di Jenkins ha subito dato vigore al tutto il processo di casting. Bradley Whitford ha accettato il ruolo di Hadley, lasciando Goddard incredulo di tanta buona sorte. “Avere entrambi gli attori sembrava un sogno irraggiungibile, invece sono stati i primi ad accettare” dice. Racconta Whitford, “All’inizio pensavo che fosse un horror adrenalinico secondo tutti i carismi, ma più ci pensavo e più mi sembrava che avesse delle qualità estremamente divertenti e ingegnose. È un modo molto arguto di affrontare il genere. Hadley non batte ciglio, come se il suo doversi occupare costantemente di violenza lo escludesse da una vera esperienza della stessa”.
Per tenere la storia segreta ed evitare che fosse diffusa nella blogosfera, la sceneggiatura è stata super protetta e gli autori hanno scritto delle parti finte per i provini del resto del cast, il che si è rivelato un esercizio in sé divertentissimo. Ricorda Whedon, “nella sceneggiatura di Curt era diventato un film sui pterodattili; nella scena di Holden e Jules con i tentacoli nell’idromassaggio, Marty aveva un monologo su un essere mostruoso fatto esclusivamente di artigli. Quindi, il principio era prendere il personaggio che t’interessava e inserirlo in un film completamente diverso”.
La ricerca per i ruoli dei più giovani, tuttavia, è stata più difficile, perché servivano attori in grado di interpretare sia i personaggi autentici che gli stereotipi che sono costretti a diventare. La squadra del casting è stata estremamente presciente nella scelta di Chris Hemsworth per il ruolo di Curt, prendendolo prima della sua rapida ascesa al successo con Thor e l’imminente The Avengers, dello stesso Whedon. Spiega Goddard, “È impossibile negare la presenza scenica di Chris, l’abbiamo sentita immediatamente nel momento in cui è entrato in quella stanza. Riesce a immedesimarsi nel ruolo della star del football americano, così comune in questo tipo di film, ma ha una capacita istintiva di trovare anche il lato umano del personaggio senza cadere negli stereotipi, il che era cruciale per il ruolo”.
Racconta Hemsworth, “Ho avuto la parte e ne ho parlato con il mio agente che mi ha detto, ‘Congratulazioni. È fantastico.’ Ed io, ‘Sì, ma qualcuno ha letto la sceneggiatura?’ E loro, ‘No’. Si scommetteva tutto sulla reputazione di Joss e Drew, dando per scontato che si trattasse di qualcosa di assolutamente positivo. Poi ho finalmente letto la sceneggiatura e mi è piaciuta da morire. È segno di grande talento, secondo me, scrivere una storia da incubo ma piena di venature comiche. Sono due uomini geniali”.
Gli autori si sono trovati d’accordo sul fatto di dover trovare l’attrice per il ruolo di Dana, sulla quale si sarebbe basata la scelta degli altri giovani protagonisti. La ricerca è stata lunga e frustrante e all’inizio sembrava non ci fossero alternative fattibili, finché non hanno avuto la fortuna di conoscere Kristen Connolly. Ricorda Whedon, “dal primo momento in cui l’abbiamo vista in video, non ho avuto dubbi. Il suo provino filmato era talmente forte che l’avremmo potuto includere nel film”.
“Dana è una ragazza normale che non si crede una strafiga” dice Connolly. “La cosa bella di Joss è che fa diventare eroi chi non ti aspetteresti. Dana è una ragazza semplice la cui forza deriva dall’amore per i suoi amici e dalla necessità”.
La profondità del provino di Fran Kranz, uno dei protagonisti della serie TV dello stesso Whedon “Dollhouse”, aveva particolarmente colpito gli autori del film”.Molti attori venivano con dei provini molto unidimensionali. L’atteggiamento era, per esempio, semplicemente ‘io sono lo sballato che si fa le canne,’” racconta Goddard. “Ma, all’interno del ruolo, Fran è riuscito a trovare quel senso di solitudine e quell’innocenza che noi ritenevamo importantissimi per la parte”. Con un rovesciamento della tradizionale morale del genere horror, che di solito vuole che il ‘tossico’ sia una vittima facile e inconsapevole, la paranoia da fattone di Marty lo aiuta a capire la verità che sta dietro alla casetta. “Alla fine intuisce la manipolazione messa in atto da quelli della sala operativa” dice Kranz”.Fiuta che c’è qualcosa che non va”. E Whedon aggiunge “Marty è quello a cui nessuno dà credito. Tutti lo umiliano e lo prendono in giro; è il buffone che prende calci da tutti. Ma è lui il primo ad avere un sentore di quello che sta succedendo”.
Per il ruolo di Holden, il cui personaggio diventa l’intellettuale rigido e inflessibile del gruppo, l’erudito, il bel Jesse Williams sembrerebbe una scelta atipica. Ma, come ci rivela Goddard, questa era proprio l’intenzione degli autori”.Volevamo contrastare i cliché, far capire la marginalizzazione che può crearsi in questi film di genere. Jesse sapeva come immedesimarsi nell’angosciante introspezione che è centrale al personaggio di Holden, e questo è qualcosa in forte contrasto con il suo carisma da idolo del cinema giovanile”. “Quando indossa gli occhiali per interpretare la versione ‘nerd’ di se stesso” spiega Whedon “Jesse si trasforma completamente. Sono tra le sequenze del film che più amo”.
Da parte sua, anche a Williams è piaciuto interpretare un ruolo diverso dal suo cliché”.Holden è un tipo in gamba e prudente” dice l’attore. “Non ama il rischio e non è il tipo del maschio alfa. È stato un ruolo divertente per me, specialmente quei momenti imbarazzanti con Dana, il personaggio interpretato da Kristen Connolly”.
Ad arricchire il cast, Anna Hutchison ha accettato con entusiasmo il ruolo di Jules, la “bionda mozzafiato”, dando grande profondità a un personaggio che i capi della sala operativa trattano da oggetto. Racconta Whedon, “Anna ha colto in pieno l’ironia della violenza e delle situazioni sessuali. Era infiammata da tutto. Poteva cadere con la faccia per terra come una stuntwoman, si lanciava di qua e di là. Le dicevamo di non farlo, ma lei andava avanti lo stesso. A ogni ripresa c’era qualcosa di nuovo – un’improvvisazione, qualche momento frizzante pieno di energia. Dà tantissimo come attrice”.
La lavorazione si è svolta tra il 9 marzo e il 29 maggio in varie location nei pressi di Vancouver, British Columbia. Tranne alcuni problemi meteorologici nella fase iniziale, Goddard e Whedon hanno potuto proseguire con quello spirito di meraviglia infantile nato in fase di scrittura. “Questo non era un film in cui si stava tutto il giorno chiusi in una stanza a discutere” dice Goddard “Ogni giorno c’era qualcosa che il dodicenne in noi avrebbe ammirato a occhi spalancati per lo stupore. Abbiamo sempre cercato di tener fede a questo principio. Ricordo che leggendo la scaletta una settimana prima delle riprese, davo un’occhiata a ogni scena e dicevo, ‘questa sarà divertentissima da girare, e quest’altra pure, e quest’altra sarà un vero spasso”.
“In questo film succedono molte cose decisamente spiacevoli, eppure si tratta del set più allegro sul quale abbia mai lavorato” dichiara Jenkins. “Gli attori lavorano molto meglio quando non ci sono tensioni. E siamo stati tutti benissimo, perché era chiaro che Joss e Drew amavano il proprio lavoro”.
“Drew è un autentico appassionato di horror” aggiunge Whedon. “Avrebbe comprato tutto il sangue disponibile in Canada. È quel tipo di regista horror che se ne può stare una giornata intera a studiare diversi schizzi e spruzzi di sangue per trovare quello perfetto”. Qualunque sfida si trovassero ad affrontare, Goddard e Whedon erano determinati a continuare nel loro spirito di collaborazione. “Quando siamo insieme sul set c’è sempre un gran brulicare d’idee, ma siamo sempre in sintonia” spiega Goddard. “Certo, abbiamo avuto i nostri disaccordi, ma ha sempre vinto la passione per il progetto. Quindi, se un contrasto era troppo forte, uno di noi rinunciava alla propria idea”.
La narrazione su più livelli di QUELLA CASA NEL BOSCO richiedeva scenografie distinte e ben immaginate per i due ambienti principali: la casetta e la sala operativa. “Hanno caratteristiche completamente diverse, sembrano quasi appartenere a film diversi” spiega lo scenografo Martin Whist. “I due ambienti dovevano risultare molto distinti l’uno dall’altro, per mantenere questa freschezza e sorprendere costantemente il pubblico”. Whist e gli autori hanno ricreato un’autentica “casetta californiana dell’epoca post-Guerra Civile/Corsa all’oro” dopo approfondite ricerche fotografiche, mentre la sala operativa è ispirata a un ambiente high-tech tipo “NASA, Houston anni ‘70”. “Per me era importante che tutto sembrasse autentico, anche quando succedono le cose più assurde ed esagerate” dice Goddard. “Volevo delle scenografie sobrie ed eleganti, così che quando il film entra nel surreale, resta comunque una base realistica”.
Per quanto riguarda i tantissimi effetti speciali presenti nel film, Goddard e Whedon hanno cercato di evitare il più possibile le immagini generate al computer. “Per quanto possano essere eccellenti, gli effetti digitali non possono competere con un essere mostruoso fisicamente presente” afferma Goddard. “Quindi, la regola è sempre stata, ‘se è possibile costruirlo, lo costruiamo.’ Questo principio ha costretto tutti a essere più creativi è credo che il film tragga vantaggio da questa politica estetica”.