Piccole bugie tra amici: Recensione in Anteprima
Il miglior cinema d’Europa ha colpito ancora. Perché sono anni che la Francia fa mangiare la polvere al resto del Vecchio Continente, almeno in ambito cinematografico. L’ennesima conferma con Piccole bugie tra amici
Il miglior cinema d’Europa ha colpito ancora. Perché sono anni che la Francia fa mangiare la polvere al resto del Vecchio Continente, almeno in ambito cinematografico. Nell’anno del trionfo agli Oscar di The Artist e del boom storico di Quasi Amici, il cinema transalpino torna alla ribalta nel nostro Paese grazie ad un titolo ‘vecchio’ di due anni, e solo ora proposto in sala, ma non per demeriti qualitativi. Anzi. Perché ‘Les petits mouchoirs‘, ignobilmente tradotto in Piccole bugie tra amici per il mercato nostrano, è un film produttivamente ‘coraggioso’, corale, ben fatto, tutt’altro che originale ma registicamente impeccabile, tanto dall’aver conquistato il pubblico di casa, con oltre 40 milioni di dollari incassati sul suolo nazionale.
A dirigere il tutto quel Guillaume Canet che da tempo si divide tra regia e recitazione. Dopo l’exploit di Non dirlo a nessuno, titolo che nel 2006 lo portò a vincere un Cesar come Miglior Regista, Canet dà vita al suo personale ‘Grande Freddo’, omaggiando non solo il capolavoro di Lawrence Kasdan ma anche Mariti di John Cassavetes e Andremo tutti in Paradiso di Yves Robert, tracciando i contorni di un gruppo di amici, quarantenni parigini dagli evidenti difetti, apparentemente ‘affettuosi’ ma in realtà silenti, spesso bugiardi, e tendenzialmente egoisti.
Parigi, pochi giorni alle vacanze estive. E’ l’alba. E un gruppo di amici viene svegliato da una telefonata drammatica. C’è stato un incidente. Inizia così, con uno straordinario piano sequenza, Piccole bugie tra amici, film dai tanti pregi e dalle pochissime mancanze. Perché un affiatato gruppo di amici decide comunque di partire per le programmate vacanze, ‘abbandonando’ di fatto per due lunghe settimane l’amico di sempre, in terapia intensiva in ospedale. Una decisione che metterà a dura prova la loro amicizia, le loro certezze, con segreti e bugie sapientemente soppesati, e solo a tratti distribuiti. Si ride e ci si commuove con la pellicola di Canet, qui non solo regista ma anche sceneggiatore, dopo 5 lunghi mesi di lavoro a tratti persino introspettivo sul delicato script. Perché da decenni il cinema racconta storie come ‘questa’. Storie di amici, rinchiusi in una casa, che si sciolgono giorno dopo giorno, abbandonando la maschera a lungo indossata.
Nel portare in sala una trama apparentemente ‘già vista’, Canet ha comunque il merito di aver dato un’impronta registica decisa, potente, e tecnicamente impeccabile all’intera opera. Trainato da una colonna sonora da brividi, con hit del passato che accompagnano le tante (troppe?) scene madre, Les petits mouchoirs vola sulle ali di un cast stellare. ‘La meglio gioventù’ di Francia, potremmo definirla. Un recente Premio Oscar, ovvero Jean Dujardin, un’altra statuetta come Marion Cotillard, un sinceramente maestoso François Cluzet, Dustin Hoffman transalpino tutt’ora in sala con Quasi Amici, un turbato Benoît Magimel, un intenso Gilles Lellouche, un ossessivo Laurent Lafitte, una testarda Valérie Bonneton e una trascurata Pascale Arbillot. Attori splendidi qui in stato di grazia, grazie a personaggi tendenzialmente stereotipati ma comunque ben definiti, dall’introspezione delineata, e impeccabilmente diretti, da un Canet spesso ancorato ai loro volti, con lunghi ed intensi primi piani chiamati a leggergli dentro, oltre quelle maschere d’amicizia troppo a lungo ostentate.
Quarantenni parigini ansiosi, cinici, isterici, egoisti, omofobi, sessualmente dipendenti, sentimentalmente problematici, maledettamente narcisistici, dall’armadio pieno di scheletri e dal presente enigmatico, perché mentre un amico, uno di ‘loro’, lotta tra la vita e la morte, questi non hanno nient’altro da fare che sottolineare la sua mancanza, godendosi la barca, il sole, la spiaggia, e ricchi pranzi a base di pesce, a 600 km da Parigi. Sensi di colpa a profusione, in una lunga (150 minuti) ma tutt’altro che stancante maratona attoriale, in cui i sentimenti più disparati vanno a scontrarsi, l’uno contro l’altro, divertendo e commuovendo lo spettatore, conquistato da una storia tutt’altro che originale, perché tante (troppe?) volte vista in sala, ma ben scritta, diretta ed interpretata.
Ma ciò che colpisce, una volta arrivati a fine proiezione, è l’exploit ormai sempre più lampante del cinema francese, capace di spaziare da un genere all’altro senza mai perdere terreno sul difficile campo della ‘qualità’. In pochi anni i cugini d’Oltralpe hanno ingranato la marcia, e non solo registicamente parlando ma anche in campo recitativo, con una serie di nomi che sempre più conquistano Hollywood, vincendo premi internazionali e ammaliando la critica. Segno di un’Industria che vola sulle ali del coraggio e dell’entusiasmo, evitando di sedersi sugli ‘allori’, e nella banale riproduzione di un genere che riscuote successo, provando così ad osare sempre più, tanto da trionfare agli Oscar, sbancare i botteghini, e permettersi un film come Piccole bugie tra Amici, incredibilmente snobbato ai Cesar del 2011, probabilmente per l’eccessiva ed agguerrita concorrenza.
Voto di Federico: 7,5
Piccole bugie tra amici (Les petits mouchoirs, Francia, 2010, commedia) di Guillaume Canet; con François Cluzet, Marion Cotillard, Benoît Magimel, Gilles Lellouche, Laurent Lafitte, Jean Dujardin, Valérie Bonneton, Pascale Arbillot, Anne Marivin, Louise Monot, Joel Dupuch, Hocine Merabet – uscita in sala: 6 aprile – qui il trailer italiano