Marigold Hotel: Recensione in Anteprima
Ecco a voi la recensione in anteprima di Marigold Hotel, diretto da John Madden. L’eccezionale cast è composto da Bill Nighy, Maggie Smith, Tom Wilkinson e Judi Dench
In un mondo come il nostro, la pensione è oramai un punto d’arrivo. Agognata per anni, quando arriva genera un qual senso di irrequietezza misto a incompletezza in coloro che vi approdano. Come rendere, quindi, più movimentato un simile traguardo? Semplice… cambiando vita a dispetto dell’età. Marigold Hotel batte un sentiero certamente non del tutto vergine, addizionando un pizzico di esotismo garantito da una cornice come quella dell’India.
Il cast, componente cardine dell’intera pellicola, è di quelli che non passano certo inosservati: Bill Nighy, Maggie Smith, Tom Wilkinson e Judi Dench, ai quali si aggiungono Dev Patel (protagonista di quel The Millionaire insignito con svariati Oscar nel 2009), Ronald Pickup, Celia Imrie e Penelope Wilton. E’ attorno alle loro storie che ruota l’intera vicenda alla base di Marigold Hotel, in cui John Madden si ritrova a dirigere degli autentici veterani del cinema britannico.
Uno dei rischi in cui è maggiormente agevole incorrere in simili contesti è senza dubbio quello di trattare con superficialità un argomento più o meno serio come la cosiddetta terza età. Oggigiorno siamo abituati a relegare tutto ciò che è terzo nella sfera di una non meglio precisata superfluità: terza età, terzo mondo, terzo incomodo e via discorrendo. Ecco perché noi tenteremo di dribblare tale definizione, optando per qualcosa di meno politicamente corretto e quindi più rispettoso. Ricominciamo, quindi. Marigold Hotel è la storia di sette anziani che, contro tutto e contro tutti, decidono di andare a morire in India attratti dalle ammalianti sirene di una sorta di residence per persone avanti con gli anni: il Best Exotic Marigold Hotel.
Ora che abbiamo rotto il ghiaccio, inoltriamoci nella gradevole commedia di cui stiamo trattando. Senza sterili giri di parole, mettiamo immediatamente in chiaro che chi vi scrive si aspettasse di più. Non è una sentenza gettata lì a caso, questa. Con degli attori di questo calibro è lecito attendersi qualcosa che rasenti il capolavoro, senza disdegnare qualcosina in meno, è chiaro. Tuttavia la vecchiaia descritta da Madden sembra non raccontarla pienamente giusta.
Ognuno dei protagonisti ha una sua storia. C’è chi torna in India dopo una vita per risolvere questioni lasciate aperte; chi vi è costretto per motivi di salute; chi per riappropriarsi di quel brivido che la vita sembra avergli sottratto insieme alla gioventù, etc. Insomma, più o meno tutti hanno una ragione per intraprendere questo viaggio, osteggiati dai propri cari (chi ce li ha) e non troppo convinti riguardo ad una scelta così radicale.
Ma il fascino dell’India ha un che di magico, quasi mistico. I sei protagonisti si ritrovano a condividere le stesse ansie, le stesse paure, seppur sotto forme differenti. E alla fine, manco a dirlo, condividono pure lo stesso hotel… il Marigold. A dirla tutta, a risollevare le sorti di una sceneggiatura un po’ carente, è solo l’interpretazione dei suoi protagonisti. Il film di John Madden gode dei suoi momenti, più comici che drammatici, ma stenta a decollare. In alcuni frangenti tenta di far riflettere, ma a nostro parere senza toccare i tasti giusti.
Da spettatori, giovani peraltro, continuiamo a chiederci cosa possa significare la paura di invecchiare. E se non è esattamente questa la domanda a cui doveva risponde il film, non sarebbe stato male che ci avesse detto qualcosa in più riguardo ai suoi protagonisti. Ed invece, come già accennato, Marigold Hotel poggia interamente sulle prove dei suoi interpreti, le cui uscite, più o meno brillanti, reggono da sole l’intera impalcatura.
Tuttavia è difficile scacciare quel senso di incompiutezza una volta abbandonata la sala. Madden non aggiunge né toglie niente ad una simile tematica, né tanto meno al genere. Film come Cocoon, giusto per citarne uno, pur appartenendo a tutt’altro genere, ci consegnano qualcosa di più accattivante, sebbene a distanza di circa trent’anni.
A onor del vero, onde evitare di sembrare sin troppo severi, Marigold Hotel non si limita certo ad essere un contenitore di cliché per tutte le stagioni. Quando si parla di argomenti come l’incedere della vecchiaia è inevitabile lasciarsi scappare qualche, seppur piccolo, luogo comune. Ma al tutto ci mettono comunque una pezza le ottime prove di attori sulla cui carriera ci sembra addirittura offensivo soffermarsi.
Judi Dench è sempre la più elegante, mentre Bill Nighy mette da parte la sua naturale verve comica per dare un tono più serioso al suo personaggio. L’appropriatezza di Tom Wilkinson e la pungente ironia di Maggie Smith completano il quadro. Con qualche rischio in più in sede di regia, ma soprattutto di sceneggiatura, ci saremmo trovati certamente dinanzi ad un’opera di tutt’altro spessore. Anche perché location e fotografia formano un connubio pressoché impeccabile, e che ben si prestano ad una storia intesa come viaggio.
In altre parole, gli eventi non tengono il passo con l’incisività dei personaggi, il che limita un film che avrebbe potuto e dovuto puntare su un ben più ampio respiro. Quel che resta sono battute mordaci, qualche episodio degno di nota e alcuni scorci dall’innegabile fascino. Se sia poco o molto, a voi decidere. Ma se solo si fosse puntato di più su una certa vena melanconica anziché diluirla con un tono ben diverso, ma non del tutto opposto, ora potremmo dirci un pelo più soddisfatti. Resta comunque il cast, che da solo vale indiscutibilmente il prezzo del biglietto. E per fare ombra su tale componente, ci si sarebbe davvero dovuti impegnare oltremodo.
Voto di Antonio: 6
Marigold Hotel (The Best Exotic Marigold Hotel, Gran Bretagna/India, 2011). Di John Madden, con Judi Dench, Bill Nighy, Penelope Wilton, Dev Patel, Celia Imrie, Ronald Pickup, Tom Wilkinson, Maggie Smith, Tena Desae, Diana Hardcastle e Lillete Dubey. Qui trovate il trailer italiano. Nelle nostre sale da domani, venerdì 30 Marzo.