Dilili a Parigi di Michele Ocelot, poster, sinossi e trailer italiano
Un nuovo lungometraggio francese nelle sale d’Italia. Dilili a Parigi.
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Presentato all’ultima Festa del Cinema di Roma, nella sezione parallela e autonoma Alice nella Città, nonché premio César come miglior lungometraggio animato dell’anno, Dilili a Parigi segna il ritorno del 75enne Michele Ocelot, regista di Kirikù e la strega Karabà, Principi e principesse, Azur e Asmar.
Nelle sale d’Italia dal prossimo 24 aprile, Dilili a Parigi racconta la storia di Dilili, una ragazzina di etnia Canachi che investiga su una serie di misteriosi rapimenti di giovani fanciulle che affligge la Parigi della Belle Époque, al fianco dell’amico, il ragazzo delle consegne. Nel corso delle indagini incontreranno personaggi straordinari che li aiuteranno fornendo loro gli indizi necessari per scoprire il covo segreto dei maschi maestri, i responsabili dei rapimenti.
Una storia ambientata in luoghi straordinari e affollata di magici incontri, nella quale il bene sfida le forze oscure e trionfa, con una giovane eroina come protagonista. Queste le parole del regista, che ha così raccontato la genesi della sua ultima opera.
Per prima cosa, fare finalmente un film ambientato a Parigi. Nelle mie produzioni ho sempre esplorato diversi continenti e diverse epoche. Al giorno d’oggi, tutto ciò che riguarda la storia e le civiltà sono a portata di mano e di fronte a questa ricchezza culturale, mi sento come un bambino in un negozio di caramelle. Posso provarle tutte ed è quello che faccio. Parigi è sicuramente una città straordinaria che merita di essere onorata, oltretutto io ci abito e la amo. All’inizio, l’ho presa in considerazione solo per l’ambientazione e i costumi. Ho scelto la Belle Époque perché è uno degli ultimi periodi in cui le donne erano solite indossare abiti lunghi fino a terra che le facevano sembrare principesse, regine e fate. È un periodo abbastanza lontano da farci sognare e immaginare, ma anche abbastanza vicino da poter trovare facilmente della documentazione. Facendo ricerche su quell’epoca – cosa che faccio per tutti i miei progetti – ho constatato che all’inizio del 1900 non c’erano soltanto abiti meravigliosi, ma anche personaggi d’eccezione. Non ne dubitavo, ma il gran numero mi ha stupito! La Belle Époque è Renoir, Rodin, Monet, Degas, Camille Claudel, Toulouse-Lautrec, Henri Rousseau, Picasso, Poiret, Valadon, Colette, Renan, Proust, Gide, Gertrude Stein, Anna de Noailles, Brancusi, Modigliani, Wilde, Ravel, Fauré, Reynaldo Hahn, Diaghilev, Nijinsky, Bourdelle, Jaurès, Bruant, Louise Michel, van Dongen, Anatole France – mostrato semplicemente in foto, nel film, ma l’ho fortemente voluto – Debussy, Satie, Clemenceau, il Principe di Galles (Edoardo VII), Santos-Dumont, Pasteur, Méliès, i fratelli Lumière, Eiffel, Marie Curie, Sarah Bernhardt, Alphonse Mucha, Chocolat… La lista è infinita, anche senza aver tenuto molto in considerazione l’ambito della tecnologia. In questa lista, le protagoniste sono le donne. In Francia, gli uomini le hanno sempre tenute lontane dal potere, ma non hanno mai immaginato una società senza di loro: erano sempre presenti e esercitavano una certa influenza nel Paese, anche se non in modo ufficiale. Nel 1900, a poco a poco, alcune eroine hanno cominciato ad abbattere barriere: incontriamo la prima donna avvocato, la prima dottoressa, la prima studentessa d’università, la prima professoressa d’università… sempre senza impedire loro di essere belle e ben vestite. In secondo luogo avevo pensato di fare un film orribile intitolato “L’isola degli uomini”, nel quale un naufrago impara a conoscere le donne (non ne aveva mai vista una) e a vederle come vittime degli uomini sotto molti punti di vista. Era semplicemente un progetto, non potevo dedicargli un intero lungometraggio, ma restava comunque un soggetto fondamentale da mostrare: gli uomini trattano male le donne e le bambine in ogni parte del mondo. Il numero di donne uccise generalmente supera il numero di vittime di guerra e di attentati.