War Horse superato da Tintin: Spielberg zoppica al box office Usa
Steven Spielberg vs. Steven Spielberg. Il Natale americano ha regalato agli appassionati del leggendario regista quest’incredibile curiosità, con due titoli lanciati in sala a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro.
Steven Spielberg vs. Steven Spielberg. Il Natale americano ha regalato agli appassionati del leggendario regista quest’incredibile curiosità, con due titoli lanciati in sala a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro. Se a scendere per primo sul ring è stato Tintin, con risultati alquanto deludenti, poche ore dopo è toccato a War Horse, con risultati apparentemente incoraggianti. Fino al clamoroso ribaltone delle ultime 48 ore. Perché il cartoon della Paramount è riuscito a mantenersi stabile sugli incassi, perdendo poco o nulla negli ultimi 3 giorni, a differenza del drammone della Buena Vista, crollato del 50%.
Dai 7 milioni di dollari incassati il 26 dicembre, War Horse è scivolato ai 4 del 27, per poi piombare a quota 3,714,009 dollari nella giornata di ieri. Battuto non solo da Tintin, stabile sopra i 4 milioni, bensì anche da We Bought a Zoo di Cameron Crowe, eletto ‘sconfitto del Natale Usa’ solo pochi giorni fa. Precipitato in settima posizione dopo appena 5 giorni, War Horse arranca. Costato circa 70 milioni di dollari, il film è così arrivato ai 22 milioni di dollari incassati sul suolo americano, contro i 31 raccolti da Tintin (uscito 4 giorni prima). Di questo passo potrebbe non arrivare a ‘coprire’ i costi di produzione con il solo mercato a stelle e strisce. Quel tanto decantanto passaparola, che avrebbe dovuto dar forza a War Horse, sta invece rivitalizzando Tintin, per uno Spielberg inaspettatamente ‘basso’ in classifica, tanto da vedere con il binocolo l’ambito e per lui tradizione podio, saldamente in mano al trio MI4/Sherlock Holmes 2/Alvin Superstar 3 (dietro questi, sornione, vivacchia Uomini che Odiano le Donne di Fincher).
A meno che il weekend di fine anno ci regali un sorprendente scatto di reni da parte del vecchio Steven, ancora una volta apprezzato dalla critica, ma misteriosamente snobbato da buona parte del pubblico americano.