Torino 2011: la recensione in anteprima di The Descendants (Paradiso Amaro)
Torna Alexander Payne con un altro “road movie”: e George Clooney prenota la nomination agli Oscar.
Matt King, discendente dei reali hawaiani e indeciso sulla vendita di una spiaggia tropicale di inestimabile valore, è sempre attorniato da parenti e amici interessati alle sorti del suo patrimonio. Quando la moglie entra in coma a causa di un incidente in barca, si trova solo con le due figlie adolescenti, Alexandra e Scottie, a confrontarsi col suo passato di padre assente. A questa situazione difficile si aggiunge anche la scoperta del tradimento della moglie, che lo porterà a compiere un viaggio insieme alle figlie alla ricerca dell’amante della donna.
Se è vero che nel cinema americano più recente c’è stato un nutrito gruppo di registi che si sono fatti sentire per bene – lavorando ad Hollywood, in zona Indiewood o in modo assolutamente indipendente -, è anche vero che non tutti sono tenuti in considerazione allo stesso modo. P.T. Anderson è il “gigante”, l’altro Anderson (Wes) quello più riconoscibile e stralunato, Haynes l’esteta postmoderno, Solondz il cinico cantore degli orrori della contemporaneità, e via dicendo. Ognuno è popolare o ha una sua nicchia di fan.
Ma in questo calderone, che considerazione si ha di Alexander Payne? A guardare il suo palmares, si direbbe molta, moltissima: nomination agli Oscar per Election e A proposito di Schmidt, e una vittoria per Sideways (sceneggiatura non originale). Eppure abbiamo la vaga impressione che, rispetto agli autori prima citati, Payne sia paradossalmente meno seguito, addirittura meno “atteso”. Dopotutto Sideways è del 2004. Eppure il suo cinema sarebbe da seguire sempre e comunque.
Dopo l’ultra-cinico Election Payne pare essersi “addolcito”: forse per questo i suoi film generalmente piacciono, ma gli appassionati si scordano del suo autore subito dopo aver visto un suo nuovo lavoro. E invece il suo pessimismo e la sua visione del mondo tutt’altro che rosea si sono semplicemente nascosti tra le pieghe delle sue storie. The Descendants è, dopo due road movie, ancora un film dello stesso genere, con qualcosina in più: un dramma familiare e un coming-of-age, quello delle due figlie del protagonista, Alexandra e Scottie.
Di pessimismo si parlava. Però in Sideways c’era sempre il sole (della California). Qui l’addolcimento (di superficie) è ancora più plateale, visto che siamo direttamente alle Hawaii: un luogo che, come ci dice la voce off dello stesso Matt all’inizio del film, tutti credono essere un’oasi felice dove nessuno lavora e nessuno soffre. Un paradiso a sé, lontano dal resto del mondo, un isolotto con regole altre nell’immaginario collettivo. Invece Payne, portando sul grande schermo il romanzo di Kaui Hart Hemmings, Eredi di un mondo sbagliato, ritorna a raccontare la vita di persone normali.
Certo, c’è qualcosa che rende “speciali” i tre protagonisti del film: sono i discendenti di una ricchissima e storica famiglia locale, e possiedono anche una terra incontaminata che in questo momento è contesa con altri membri della famiglia. Ciò che ha colpito Payne, tuttavia, è la stravaganza dello spunto di partenza del romanzo: un uomo scopre che la moglie l’ha tradito mentre lei è in coma. L’evolversi non può che essere appunto l’ennesimo “road movie”, in cui Matt assieme alle due figliolette, e soprattutto grazie all’aiuto della più grande delle due, Alexandra, dovrà fare un giro di visite per avvisare parenti e amici stretti del dramma incombente: la moglie ormai non si può più tenere in vita.
Lo stile di Payne è quello tranquillo, sereno, rarefatto di Sideways. Non ha più bisogno di dimostrarsi autore, non ha più la fretta e l’urgenza di cercare la scena madre, di lasciare impresso nella memoria del cinefilo o dello spettatore comune un movimento di macchina od altro. Da un po’ Alexander Payne ha scelto “semplicemente” di fare dei film. Che vuol dire raccontare storie, scegliere il modo più giusto per farlo, e tirare dritto fino alla fine concentrandosi innanzitutto su un aspetto: quello dei personaggi.
Il tono è quello della commedia drammatica venata da momenti in cui l’impronta malinconica si fa più viva. Ma quello di Payne è anche un cinema che per forza di cose, in questo caso, deve fare i conti col pudore, un po’ come è già avvenuto a Torino in un film che trattava un tema scottante come quello del cancro, 50/50. Mettendo in gioco il tema della relazioni familiari, e quello dell’attaccamento alla propria terra e alle proprie radici, The Descendants diventa quindi un film sulla metabolizzazione del lutto, alla disperata ricerca della propria sopravvivenza ed indipendenza.
George Clooney, già protagonista di questa annata con il suo applaudito Le Idi di Marzo, e che doveva già essere protagonista di Sideways, regala una prova davvero convincente nei panni di un padre che deve fare i conti con il suo ruolo, ma a sorprendere sono soprattutto Shailene Woodley e Amara Miller nei ruoli delle due figlie. La prima offre una prova misurata, ricca di sfumature, mentre la seconda, davvero giovanissima, si ritrova tra le mani un personaggio “bomba” e gli rende onore. Spetta a lei essere protagonista di una delle scene più controverse e pronte a far discutere del film, con i dialoghi coperti da una musica tradizionale locale (come tutta la colonna sonora): quella in cui le viene detto che a sua madre dovranno staccare la spina. A noi, per dire, è parsa convincente.
Come al solito con Payne, si ha spesso la sensazione che il suo cinema non sia affatto quello di un autore con una propria poetica, una propria visione del mondo. Per questo è anche meno “amato” degli autori citati in precedenza. Ma con il suo cinema, anche con The Descendants, si ride e si viaggia a stretto contatto con i protagonisti, seguendo il loro percorso al ritmo della vita. E può capitare anche di emozionarsi, di arrabbiarsi, di infastidirsi, di sorridere. Perché sta proprio qui, in queste sensazioni contrastanti, in questo andamento a suo modo altalenante, il bellissimo senso di The Descendants. Un film che cresce anche col passare del tempo. O forse tutto il senso sta semplicemente nell’ultima inquadratura, un ultimo “ritratto di famiglia” dolce e amaro che chiude una tappa e ne lascia aperta un’altra…
Voto di Gabriele: 8
Paradiso Amaro – The Descendants (USA, 2011, Commedia, 115 minuti) di Alexander Payne; con George Clooney, Judy Greer, Matthew Lillard, Shailene Woodley, Beau Bridges, Robert Forster, Michael Ontkean, Sonya Balmores, Rob Huebel, Mary Birdsong.
Qui il trailer.
Nei cinema italiani dal 24 febbraio 2012.