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Festival di Venezia 2011: voti e considerazioni finali

Un bilancio della Mostra di Venezia 2011: leggi i voti e i commenti di Cineblog

pubblicato 11 Settembre 2011 aggiornato 1 Agosto 2020 08:29

Se dobbiamo giudicare la strada intrapresa ultimamente dal cinema da questa 68. Mostra del cinema di Venezia, dovremmo dire a prima vista che sta cercando una sicurezza e non vuole prendersi troppi rischi. Su 23 pellicole in concorso, 11 sono tratte da opere letterarie: 4 da testi teatrali, 4 da libri, 3 da fumetti. Ovvero: il cinema è in cerca di certezza, di un testo già collaudato da rielaborare.

Ma è solo un’impressione, perché proprio tra questi si trovano alcune tra le opere più sorprendenti della Mostra. Ad esempio Killer Joe di William Friedkin, Mouse d’Oro con una media pazzesca di 8.05 (battuti i precedenti Solondz, Fincher, Mullan: record!): aiutato dalla pièce teatrale di Tracy Letts, con il regista già in Bug, Friedkin torna alla carica come non faceva da anni (mi sbilancio: è il suo miglior film da Vivere e morire a Los Angeles), con un film divertentissimo, pazzo, lucido e decisamente “giovane”, più dei lavori di molti giovani registi.

Anche il Leone d’Oro è tratto da un’opera letteraria, una delle più importanti di sempre. Aleksander Sokurov però non fa una traduzione cinematografica di Goethe con il suo straordinario Faust, bensì ne sfrutta i tratti principali (i “colori” e gli “odori” delle pagine!) e li usa per un discorso completamente personale. Faust, così come Hitler, Lenin e Hirohito, è metafora perfetta e definitiva della tragicommedia del potere, analizzata dal maestro russo in una tetralogia intellettuale che ha già segnato la storia del cinema e che trova il suo apice forse proprio con questo quarto “ritratto”.

Venezia 2011 - CarnageE quindi arriviamo ad una conclusione: chissene importa qual è la fonte da cui viene tratto un film, se il regista riesce semplicemente a fare del buon cinema. Carnage di Polanski è purissimo teatro che rispetta le unità aristoteliche: ma non è forse anche puro, purissimo Polanski, e un film perfido ed esilarante? E, piaccia o meno, Wuthering Heights non è forse l’unica versione possibile oggi di un testo già abusatissimo e portato molte, troppe volte sul grande e sul piccolo schermo?

Le premesse di questa edizione del festival erano sulla carta molto buone. Secondo il nostro “termometro”, ovvero quel Mouse d’Oro che è sempre in crescita (58 webzine, più di 100 giurati) e sempre più severo, abbiamo un’opera notevole in meno rispetto all’annata precedente (8 contro 9 sopra la media del 7), ma anche un film insufficiente in meno (7 contro 8 sotto la media del 5). Ma Venezia 68 ha dalla sua 4 film con una potente media sopra il 7.50, mentre l’anno scorso non ce n’era neanche uno (e, come si diceva, i giurati sono aumentati, e di conseguenza le opinioni si diversificano ancora di più): a fianco del record di Friedkin troviamo le opere di Polanski, Clooney e McQueen.

Venezia 2011 - ShameCon Carnage il regista di Repulsion trova pane per i suoi denti nella play di Yasmina Reza e rinchiude Kate Winslet, John C. Reilly, Jodie Foster e Christoph Waltz in un appartamento newyorkese: i quattro borghesucci si scannano senza pietà. Cosette cult: un cellulare che suona sempre, dei libri d’arte che fanno una brutta fine, qualche bicchiere di troppo. Con Le Idi di Marzo, Clooney torna ai livelli di Good Night, and Good Luck. e fa cinema non politico ma morale. Per i fan dei premi: lo troverete nominato un po’ ovunque, scommettiamo. Steve McQueen con Shame (il nostro Leone d’Oro) ritrova il magnifico Michael Fassbender dopo Hunger e gli regala il ruolo di una carriera. Il film è girato divinamente, gelido e sconvolgente, ed è sempre più emotivamente devastante man mano che si giunge alla fine.

Altri promossi del concorso. A Simple Life ci riporta una grande Ann Hui: la regista fa cinema, parafrasando il titolo, semplice, tranquillo, onesto. Non cerca mai la lacrima, perché lo spettatore la trova da solo. Tomas Alfredson si riconferma con La Talpa, una spy story che scava nella fredda patina grigio-blu della Guerra Fredda e ne trova il cuore di tenebra: è complicato, ma a sorpresa carico di sentimenti. Non ha convinto David Cronenberg con A Dangerous Method, il suo film più rischioso sulla carta degli ultimi anni: a noi è invece parso molto bello, formalmente anche troppo impeccabile ma sotto sotto bollente, lacerato, a sorpresa anche tenero. Peccato per una Knightley sempre over nella prima parte (iniziamo un po’ a tremare per il Pattinson di Cosmopolis, a Cannes il prossimo anno…).

Venezia 2011 - Dark HorseCi è piaciuto Himizu, l’ultima fatica del pazzo Sion Sono. Chi non conosce il regista resta spiazzato e irritato: ma bisogna almeno riconoscegli la capacità di aver affrontato in tempo record con sapienza la tragedia dello tsunami, annegando al solito i suoi personaggi nel dolore ma regalandogli un sottile filo di speranza. È giusto così. Todd Solondz si presenta meno feroce e più semplice dei film precedenti con Dark Horse, storia di un bamboccione chiuso nel suo mondo: ma con questo lavoro abbiamo avuto la conferma che nonostante tutto il regista indipendente americano ama i suoi personaggi, e pur accanendosi con Abe fa un discorso davvero delicato sulla fuga dall’orrenda realtà, da lui sempre descritta in modo cinico.

Capitolo “ufo”. Ce ne sono stati almeno tre in questa edizione. Il primo: Alps di Lanthimos. Chi non sapeva nulla del regista greco, e non aveva visto Kynodontas, l’ha odiato. Però è un film unico, terribile (anche se meno del precedente, per quel che mi riguarda). Altro film che non si sa bene come prendere è The Exchange, da uno dei registi che più ci hanno deluso in questo festival, quell’Eran Kolirin che aveva incantato con La Banda. L’opera è interessante, a tratti anche molto intelligente, ma fredda e anempatica. Non lascia il segno, e noi gli abbassiamo anche il voto. Che non si disperde del tutto ma va a rimpolpare quello del terzo “ufo” del concorso, Wuthering Heights di Andrea Arnold. Che con i due film precedenti ci aveva sempre dato grandi emozioni, ma qui sembra tutta concentrata sulla forma del film, che è originalissima e splendida. È comunque un’opera da ripensare e che lavora da sola nella mente dello spettatore volenteroso.

Venezia 2011 - 4:44 Last Day on EarthDelusioni. Abel Ferrara con 4:44 Last Day on Earth fa potenzialmente il suo più bel film da anni, ed ha un bello sguardo, ma si perde in un catalogo di ossessioni personali (religione, sesso, droga…). Il Johnnie To “finanziario” di Life Without Principle ci lascia piuttosto indifferenti, e un po’ ci annoia. Il film sorpresa People Mountain People Sea ha ottime premesse, ma non va oltre il film cinese “da festival” e perde il confronto con il film sorpresa dell’anno scorso, The Ditch, a cui somiglia tra l’altro parecchio nella seconda parte. Sottocapitolo Crialese. Terraferma è il suo film più irrisolto. Belle immagini e bei momenti, ma con Respiro il regista aveva già detto tutto.

Brutture, senza se e senza ma, senza discussioni, senza possibilità d’appello. Sono tre, tutte giustamente agli ultimi posti nella classifica del Mouse d’Oro. Terzultimo posto per Seediq Bale, ovvero L’ultimo dei Mohicani in versione taiwanese. Tante teste decapitate (chi mi fa il bodycount?), tanto patriottismo ed astio, ed un risibile arcobaleno finale. Forse è in concorso perché si tratta del film più costoso mai prodotto a Taiwan, altrimenti non si spiega la sua presenza. Medaglia d’argento per il peggio del peggio a Cristina Comencini con il contestato Quando la notte: tema scottante, film medio-tedioso fino all’ultima mezz’ora, dove scattano situazioni paradossali e battute scult. Da confrontare con Kotoko di Tsukamoto (grande Mouse d’Argento!), con tematica simile. Ultimo posto per il deludentissimo Un été brulant, con il quale Garrel sembra essersi bevuto il cervello. Personaggi francesissimi, petulanti ed antipatici. Tutti. Alcune scene fanno a lotta con quelle del film della Comencini per il premio “Involontariamente comico”, molto ambito ogni anno nel concorso: noi proponiamo la scena del topo.

Venezia 2011 - Wilde SalomeDeludente, ad essere sinceri, la sezione Fuori concorso. Punta in alto ma casca rovinosamente Madonna con il suo W.E. (distribuito da Archibald, che porta in sala anche Faust), improponibile la Harron in versione Twilight di The Moth Diaries, noioso l’ormai solito Shimizu di Rabbit Horror 3D, brutto forte The Sorcerer and the White Snake di Ching Siu-tung, soffocato da banali metafore e aforismi Il villaggio di cartone di Olmi, senza infamia e senza lode Contagion di Soderbergh. C’ha molto colpito solo Al Pacino con Wilde Salome: film, documentario, teatro. Sulla falsariga di Looking for Richard, con una Chastain straordinaria, è un lavoro di rara onestà, ed anche istruttivo.

Tre belle opere in Orizzonti le firmano Naderi, Demme e il già citato Tsukamoto. Ha deluso tutti il Sal di James Franco: a noi, fino all’ultima mezz’ora, non dispiaceva poi così tanto. Cinema indie che ha il sapore ingenuo della sincerità. Nonostante un gran bel programma, le Giornate degli Autori hanno proposto una selezione più debole di quel che ci aspettassimo. Se da una parte Wiseman resta una garanzia, qui c’è forse la nostra più grande delusione del festival: il Vallée di Café de Flore. Non un brutto film, anzi, ma dall’autore di C.R.A.Z.Y. c’aspettavamo un meccanismo che funzionasse nonostante la marea di luci, colori, suoni, musica. Qualcosa purtroppo non funziona a dovere.

Segnatevi, infine, questo titolo: Play di Ruben Östlund. Presentato a Cannes, lo abbiamo recuperato al Lido perché concorre al Premio Lux: film svedese, stile molto particolare, ritmo pacato ma che cattura sin dal magistrale pianosequenza iniziale, discorso politico forte, violenza che striscia sottopelle. Concorre contro Attenberg e Les Neiges du Kilimandjaro: noi tifiamo per lui. Se vince stappiamo lo spumante, ok?

Di seguito tutti i voti ai film visti, con i link alle opinioni e recensioni scritte durante la Mostra. Accanto ai film in concorso, tra parentesi, trovate la media voto della classifica del Mouse d’Oro.

Concorso Venezia 68

4:44 Last Day on Earth – Abel Ferrara (5.74)
Voto: 6

Alps – Yorgos Lanthimos (6.43)
Voto: 8

Carnage – Roman Polanski (7.92)
Voto: 9

A Dangerous Method – David Cronenberg (6.75)
Voto: 8.5

Dark Horse – Todd Solondz (6.61)
Voto: 8

Un été brûlant – Philippe Garrel (3.30)
Voto: 3

The Exchange – Eran Kolirin (5.25)
Voto: 5

Faust – Aleksander Sokurov (7.40)
Voto: 9

Himizu – Sion Sono (6.75)
Voto: 7.5

Le Idi di Marzo – George Clooney (7.71)
Voto: 8

Killer Joe – William Friedkin (8.05)
Voto: 8

Life Without Principle – Johnnie To (6.27)
Voto: 5

People Mountain People Sea – Cai Shangjun (5.67)
Voto: 5.5

Poulet aux prunes – Marjane Satrapi, Vincent Paronnaud (6.49)
Voto: 6.5

Quando la notte – Cristina Comencini (4.07)
Voto: 2

Seediq Bale – Wei Te-Sheng (4.87)
Voto: 3

Shame – Steve McQueen (7.59)
Voto: 9

A Simple Life – Ann Hui (7.43)
Voto: 8

La Talpa (Tinker, Tailor, Soldier, Spy) – Tomas Alfredson (7.03)
Voto: 8

Terraferma – Emanuele Crialese (6.91)
Voto: 6

Texas Killing Fields – Ami Canaan Mann (6.45)
Voto: 6.5

L’ultimo terrestre – Gipi (7.05)
Voto: 6.5

Wuthering Heights – Andrea Arnold (5.77)
Voto: 7

Fuori concorso

La Clé des champs – Claude Nuridsany, Marie Pérennou
Voto: 3

Contagion – Steven Soderbergh
Voto: 6

Edward e Wallis: il mio Regno per una Donna (W.E.) – Madonna
Voto: 5

The Moth Diaries – Mary Harron
Voto: 4

Nel nome del padre [Versione 2011] – Marco Bellocchio
Voto: 7

The Sorcerer and the White Snake – Tony Ching Siu-tung
Voto: 4

Tormented (Rabbit Horror 3D) – Takashi Shimizu
Voto: 4

Il villaggio di cartone – Ermanno Olmi
Voto: 5

¡Vivan las Antipodas! – Victor Kossakovsky
Voto: 7

Wilde Salome – Al Pacino
Voto: 8

Orizzonti

Cut – Amir Naderi
Voto: 8

I’m Carolyn Parker – Jonathan Demme
Voto: 8

Kotoko – Shinya Tsukamoto
Voto: 8

Sal – James Franco
Voto: 6

Giornate degli autori

Café de Flore – Jean-Marc Vallée
Voto: 6.5

Crazy Horse – Frederick Wiseman
Voto: 8

L’Hiver dernier – John Shank
Voto: 5.5

Love and Bruises – Lou Ye
Voto: 5

Ruggine – Daniele Gaglianone
Voto: 5.5

Toutes nos envies – Philippe Lioret
Voto: 6.5

Settimana della critica

Marécages – Guy Édoin
Voto: 6

Stockholm East – Simon Kaijser da Silva
Voto: 5

Altri film

Black Block – Carlo Augusto Bachschmidt [Controcampo italiano]
Voto: 6.5

Box Office 3D – Ezio Greggio [Preapertura]
Voto: 0

Les Neiges du Kilimandjaro – Robert Guédiguian [Premio Lux]
Voto: 6.5

Play – Ruben Östlund [Premio Lux]
Voto: 8.5

Ed ora, un bel P.S. grande come un grattacielo. Strutture e organizzazione di Venezia 68: ne vogliamo parlare? Faremmo volentieri a meno, ma siamo qui (anche) per questo. Se la Mostra è stata buona, non si può dire lo stesso di tutto quello che ci sta attorno. Non ci riferiamo al buco di cui tutti parlano, anche se è lì in bella vista, davanti a tutto e tutti, enorme e orrido. Ci riferiamo alle cose più basilari. In ordine:

1. Müller ha mantenuto la promessa: niente più proiezioni stampa per i Daily, ovvero gli accrediti rossi. Tutti insieme in Sala Darsena. Così però i posti non bastano, e per il sistema delle priorità i rossi entrano tutti. Gli arancioni (i Media Press) mai. Ma mai. Spesso restano fuori anche molti blu (i Periodicals). Tristezza e amarezza.

2. Visto che non ci sono più anteprime stampa in Sala Perla, questa è stata praticamente adibita per ospitare Orizzonti. Bene: la Sala Perla ha 400 posti. Qui ci mettono il film di Demme. Coda lunghissima. Come pensate sia andata a finire per metà di gente in fila? Ed è solo un esempio. A Venezia mancano sale, altro che un Palazzo del Cinema.

3. Problemi con il calendario delle proiezioni. Possibile che Sal di James Franco avesse solo due proiezioni? Anteprima stampa in Sala Volpi (160 posti…) e poi proiezione di mezzanotte. In concomitanza con l’unica proiezione di Inni. A proposito: vogliamo eliminare per sempre le orrende proiezioni di mezzanotte? È deletereo per tutti, ad iniziare dalla dignità di chi ha lavorato ai film, trovarsi con una sala praticamente vuota e poi mezza addormentata: e si tratta di anteprime mondiali. Se non ti chiami Robert Rodriguez o appunto James Franco la Sala Grande dopo mezzanotte non la riempi manco nei sogni.

4. Ce ne sarebbero di cose da raccontare, come le proiezioni stampa del film di Ferrara (in concorso, in Sala Pasinetti: 150 posti) cancellate all’ultimo e sostituite da una proiezione alle 23.00 in Sala Darsena. Ovviamente semi-deserta. Oppure Internet che a volte in sala stampa non funziona (il sottoscritto non è riuscito ad inviarsi per mail la recensione di Dark Horse che stava scrivendo, e la rete salta: mi metto a ricopiarla a mano. Dopo mezz’ora, al limite della chiusura della sala, Internet è tornato, meno male…). Oppure una cosetta che il sottoscritto ha visto e sentito col proprio naso in Sala Grande per il film di To. Poi in ‘ste condizioni vai in giro per la Mostra e vedi tutti stressati, arrabbiatissimi, stanchi. E i film come li si giudica?

Grazie a tutti per averci seguito anche quest’anno; qui in baracca il sottoscritto pensa già a Torino. Stay tuned.

Festival di Venezia