Home Festival di Venezia Venezia 2011: Una boiata pazzesca (direbbe Fantozzi), l’immaginario Nuovo Palazzo del cinema affossa i 150 anni dell’Unità d’Italia

Venezia 2011: Una boiata pazzesca (direbbe Fantozzi), l’immaginario Nuovo Palazzo del cinema affossa i 150 anni dell’Unità d’Italia

Una riflessione di Italo Moscati sul Nuovo Palazzo del cinema di Venezia

pubblicato 26 Agosto 2011 aggiornato 1 Agosto 2020 08:59


Ho raccolto un po’ di informazioni sulla situazione del Nuovo (inesistente) Palazzo del cinema. Facile: si trovano in gran parte su internet. Ma, in esse, si parla assai poco della beffa che si sta consumando. Secondo le promesse, il Palazzaccio del cinema -oggi una grossa buca, tagliatrice di alberi al Lido, assassina del buon gusto e delle speranze degli appassionati- avrebbe dovuto essere pronto e inaugurato in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia.

Che cosa è successo per impedirlo? Una bomba leghista? Un attacco degli ambientali che non amavano l’ecomostro che stava venendo su? Un sabotaggio da parte dei cinefili che alle megastrutture preferiscono le timide sale di proiezione sul ricordo di gloriosi film studio? Si potrebbe continuare…

La situazione è questa. Dal 1995 quando si cominciò per l’ennesima volta a promettere il Nuovo Palazzacci affossato nel Nulla sono cominciati tocchi e ritocchi al Vecchio Dignitoso Palazzo (riverniciato per il 2011, mica no), gli spazi sono stati integrati con il PalaGalileo e con il PalaBNL. Poi stop. I dirigenti della Mostra facevano la danza della pioggia per invocare progetti e denari. E invece ci hanno pensato politici, amministratori pubblici, teste impensanti, portafogli vuoti, demagoghi per tradizione a creare il Grande Blocco, cioè il Grande Bluff.

Scavatrici, seghe elettriche, seghe mentali, paratie, deturpazioni a getto continuo fra i giardinetti del Casino (davvero un Gran Casino) e il Quattro Fontane, traffico deviato, bestemmie a getto continuo dei lidensi e dei turisti, oltre che dei pazienti, sileziosi, conniventi (?) soloni del cinema pieni di chiacchiere e di politichine formichine rosicchianti i magri soldi del fus (fosse utile sovvenzione). Tutto per portare alla sospensione dei lavori in via definitiva. Colpa dell’amianto trovato nel sottosuolo e anche nel cervello degli addetti ai lavori, competenti assoluti della incompetenza, visto che hanno scoperto tardi amianto e altri tarli nel terreno scavato.

O colpa anche di un progetto troppo ambizioso? Non so. So che adesso vogliono cominciare da capo (Chi? Chi sono? Chi li segnala? Chi li sdogana politicamente?). Tutto in discussione e, chissà, in in-decisione. Una sola sala, lilipuzziana?, in superficie (Dove? Lì o magari al largo nel mare?), niente più le due sale sotterranee, niente locali di cultura annessi (sconnessi ora da una invocata imprescindibile, si diceva, necessità); niente ambienti dove finalmente riversare decorosamente gli ospiti in cerca di un caffè o impegnati in un incontro fuori dal perimetro festivaliero fatto apposta per svaligiare le tasche di tutti e soprattutto dei ragazzi ammaliati dal cinema e dalla Grande Mostra. Mostruosa.

Non so che dire, non so che fare. Ma per favore non facciamo finta di niente. DI NIENTE.

Festival di Venezia