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Venezia 2011: Vincere! Ma… Vinceremo?

Italo Moscati riflette sul film Vincere di Marco Bellocchio e sul Festival di Venezia del 2011

pubblicato 11 Luglio 2011 aggiornato 1 Agosto 2020 10:23

Il bel film di Marco Bellocchio, Vincere, non ha vinto molto ma è andato a festival e nelle sale raccogliendo simpatie e incassi. “Vincere!”, con il punto esclamativo era il grido stridulo e potente che usciva da sotto l’elmetto del duce Benito Mussolini negli anni della seconda mondiale, e poi si trasformò in un terribile singulto di morte a Piazzale Loreto, a Milano.

Adesso l’Imperativo Categorico si alza di nuovo e parte dalla Mostra del cinema di Venezia, o meglio dal ministro Galan, veneto, che vuol far dimenticare il suo predecessore Bondi che dai festival non ha portata a casa niente e si è messo da parte per scrivere le sue poesie su Berlusca son amour.

Galan, reduce da Cannes, dove gli italiani si sono limitati a versare lacrime – Nanni Moretti per l’accoglienza del pubblico per il suo Habemus Papam, Paolo Sorrentino e n’è andato in doloroso silenzio- vuole festeggiare la sua nuova cadrega con un Leone o almeno con un Leoncino. Naturalmente la cosa si è risaputa e un critico di valore come Michele Anselmi ha sentito il bisogno di scrivere sul grido di dolore- “Vincere !!!!” ad ogni costo- un articolo informativo sul “Riformista”.

Vincere_POSTER2Si sa che la questione è diventata scottante. E’ dal 1998, da dodici anni che l’Italia non vince nulla, e l’ultimo Leone attribuito a “Così ridevano” del bravo Amelio vinse tra le polemiche e molti giudizi contrari, mescolati al gossip: si disse che la vittoria fu dovuta a una impuntatura, nata pre-festival, di Ettore Scola, sponsor di Amelio per partito preso.

Dunque, bisogna correre ai ripari. “Vincere!!!!” Altre volte il grido e l’ingiunzione (similordine) si sono alzati e poi non è successo niente. Anzi, delusione e frustrazione senza fine, gomitate, sgambetti, rimbrotti. Con il direttore Marco Muller olimpico e sereno, in grado di navigare comunque. Quest’anno però il suo mandato scade. Provvederà il serio direttore a predisporre qualcosa per convincere la giuria da lui scelta a dargli una mano?

E’ la domanda- suspense che già aleggia sul Lido. Speriamo bene. L’anno scorso Quentin Tarantino se ne fregò di tutti e premio chi pareva a lui. E nel 2011, cosa sapranno fare Aronoksky, David Byrne, Todd Haynes, la finlandese Eija-Liisa Ahtila, il francese André Techiné, gli italiani Mario Martone e Alba Rohrwacher. Il verdetto, certo, dipenderà dalla qualità dei film, o almeno dovrebbe. Io mi auguro che il “Vincere !!!!, Imperativo Categorico” venga ingoiato, porta male. Mi aggrappo alla vecchia formula libera: “vinca il migliore”. Speriamo bene. Bis.

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