Thor: le recensioni della critica
I giornalisti italiani recensiscono il film Thor
Avete visto il Thor di Kenneth Branagh? Avete letto la nostra recensione? A voi è piaciuto? Il film è uscito il 29 aprile scorso ma torniamo a parlarne per mostrarvi le recensioni dei critici cinematografi della carta stampata. Ecco qualche estratto dai giornali.
Massimo Bertarelli – il Giornale: (…) uno stucchevole turbinio di effetti speciali, che fanno presto venire il mal di testa, sia per il fragore della colonna sonora, sia per l’insopportabile obbligo degli occhialini per il 3D. (…) Le sorprese del modesto copione non danno la scossa (…). Casomai si può sorridere per qualche spruzzata d’ironia, purtroppo sommersa nell’oceano di noia.
Fabio Canessa – Il Tirreno: Cinema dei supereroi in edizione extra-lusso. Grazie al talento di un regista colto e dotato di gran senso dello spettacolo come Kenneth Branagh, che mette il suo estro scespiriano al servizio dell’eroe della Marvel e si mostra a suo agio con il pianeta Asgard, la stirpe di Odino e il martello di Thor quanto con Enrico V. […]
Paolo Mereghetti – Il corriere della sera: (…) Ci sono anche molte battaglie con gran spreco di effetti digitali, tradimenti e atti di fedeltà, costruzioni gotico-babilonesi e deserti polverosi, annacquati da un inutile 3D che sembra appiccicato a posteriori, tanto per obbligare lo spettatore a inforcare gli occhiali e pagare un supplemento per il biglietto. Ma come molti altri film ispirati a personaggi dei fumetti, la cosa più importante e che anche questo Thor finisca per regalare allo spettatore un po’ di fanciullesco ma non sgradevole divertimento.
Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa: (…) L’idea di affidare la regia di Thor a Branagh si è dimostrata felice e non c’era da dubitarne: è un uomo di spettacolo duttile che ama le sfide, sa pensare in grande e possiede una naturale vocazione all’epico coltivata attraverso la frequentazione dell’opera shakesperiana. L’australiano Hemsworth è un Thor fisicamente perfetto e di qualche espressività in un cast ricco e indovinato; scenografia, musica, fotografia sono impeccabili. Ma se questo rifinitissimo prodotto di intrattenimento riesce a regalare persino dei momenti di emozione lo si deve alla presenza carismatica di Hopkins, un Odino di statura elisabettiana.
Dario Zonta – l’Unità: (…) una strana creatura cinematografica a metà tra intrighi di corte e battaglie cosmiche tra pianeti azzurri. Il risultato? Un polpettone un po’ noioso, sospeso tra la teatralità e il 3D (…)
Valerio Caprara – Il Mattino: Mai come in questo caso una recensione prevede di rivolgersi a interlocutori diversi. La trasposizione di un mitico fumetto fantasy della Marvel rappresenta un evento per legioni di consumatori ed esperti mentre rischia di passare inosservata alla parte consistente di pubblico che non si interesserebbe mai a un genere ritenuto basso e infantile. A favore di Thor, tratto dalle storie inventate nei primi anni ’60 da Stan Lee, Larry Lieber e Jack Kirby, gioca peraltro la firma di Kenneth Branagh, autore/cultore shakespeariano per eccellenza. […]
Alessio Guzzano – City: Il collerico figlio di Odino sta per succedergli sul trono di Asgard, ma gli intrighi del fratellastro lo fanno esiliare sulla Terra, dove impara la temperanza e conosce l’amore. Questa la mitologia Marvel (1962), che ritocca quella vichinga in cui Thor regna sugli uomini e il babbo sugli dèi. La prima magia dello shakespeariano Kenneth Branagh sta nell’aver shakerato Iago, Re Lear, follia, ironia e ‘domande giuste’ in un fantasmagorico fantamondo retrò senza sconfinare nell’universo kitsch. La seconda è stata scegliere una faccia non famosa col fisico giusto, come era Schwarzy ai tempi di Conan. L’australiano Chris Hemsworth, che ama il surf, la boxe e “La storia infinita”, si è letto l’Enrico V e Siddharta per calarsi nel percorso muscolar/spirituale. Astuti piani inclinati danno il giusto spessore epico al cinefumetto, elevandolo con teatrale potenza ogni volta che volteggia nei cieli nobili (memorabili le spedizioni tra i ghiacci di Jotunheim), e limando le stonature ‘terrestri’ quando protagonisti ed eventi precipitano nel desertico New Mexico (ma continuare saranno martelli amari). L’astrofisica Natalie Portman si gode magia di oggi e scienza di domani, Anthony Hopkins perpetua la sua maschera di ieri. I fan Capitan America restino dopo i titoli di coda.
La vignetta ad inizio post è del nostro collaboratore Andrea Lupo. E se ve la siete persa: ecco la scena dopo i titoli di coda.