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Frozen – di Adam Green: recensione in anteprima

Frozen (Frozen, USA, 2010) di Adam Green; con Shawn Ashmore, Emma Bell, Kevin Zegers, Ed Ackerman, Rileah Vanderbilt, Adam Johnson, Chris York, Kane Hodder, Peder Melhuse.In una fredda notte d’inverno, Parker, Joe e Dan, tre giovani sciatori, si stringono insieme su una seggiovia, confusi sul motivo per cui la loro corsa fino alla cima si

pubblicato 19 Marzo 2011 aggiornato 1 Agosto 2020 15:18

Frozen (Frozen, USA, 2010) di Adam Green; con Shawn Ashmore, Emma Bell, Kevin Zegers, Ed Ackerman, Rileah Vanderbilt, Adam Johnson, Chris York, Kane Hodder, Peder Melhuse.

In una fredda notte d’inverno, Parker, Joe e Dan, tre giovani sciatori, si stringono insieme su una seggiovia, confusi sul motivo per cui la loro corsa fino alla cima si è fermata di colpo. Il freddo pungente del vento gelido peggiora, quando i potenti riflettori si spengono, lasciandoli bloccati al buio. Mentre aspettano aiuto, la realtà di questo incubo li colpisce. La stazione sciistica è stata chiusa, abbandonando il gruppo bloccato in cima sopra i pendii della montagna mentre una tempesta di neve è in arrivo…

Strana la carriera del giovane Adam Green. Esordisce una decina di anni fa con Coffee & Donuts (un film piccolissimo costato pare la bellezza di… 400 dollari!), poi si rifà vivo solo sei anni dopo con un altro piccolo film. Così con Hatchet il regista si pone all’attenzione degli appassionati di cinema horror. Tra Hatchet e questo Frozen ci stanno Spiral e una serie di corti, ma ciò che salta agli occhi dell’appassionato è soprattutto il balzo che ci sta tra il primo e il secondo, che in sostanza quasi “racchiudono” la sua carriera.

Lì dove Hatchet era un gioco, un omaggio divertito allo slasher che fu con tanto di Kane Hodder nei panni di un nuovo e orribile boogeyman, Frozen va in tutt’altra direzione. Niente nostalgia, niente rimandi. Adam Green diventa serio? Forse, anche se poi gira lo sciocco Hatchet II (che auto-omaggia proprio Frozen in una scena…) e capisci che poi non è tanto cambiato. Ma il caso di Frozen nella sua filmografia lascia intravedere un altro lato del regista che non ci si sarebbe aspettati.

FrozenFilm

Non è perfetto, Frozen, anzi. Può sembrare a tratti che la tiri anche per le lunghe, e può dare l’idea che in fondo i tre protagonisti sono un po’ cretini. Ma sono solo considerazioni da maestrini che alla fine lasciano il tempo che trovano: perché a Green interessano proprio le reazioni dei ragazzi in una situazione estrema e che mette francamente i brividi sin dall’assunto di partenza.

Se si sta a giudicare i comportamenti e i “piani” dei ragazzi, che non se la passano certo bene, è perché forse ci si immedesima inconsapevolmente in loro e li si vorrebbe far uscire vivi. Che bisognerebbe dire di un Alla deriva in cui un personaggio vuole trovare un coltellino in un oceano? C’è una labile linea che separa la stupidità dall’irrazionalità, e salta fuori in situazioni estreme come quelle che Frozen ci fa vedere. E in mezzo al gelo che ti taglia la faccia, alla neve che non dà tregua e ai lupi che rappresentano un ulteriore ostacolo c’è da perdere davvero la testa, i nervi e soprattutto la razionalità.

Senza contare che poi Frozen ha almeno un paio di scene validissime dal punto di vista strettamente orrorifico e pure gore, che Green affronta in modo giusto e per niente gratuito. E proprio qui sta il salto di maturità rispetto ad Hatchet, nel capire il dosaggio delle componenti a seconda del soggetto e delle intenzioni: anche perché Green ambienta praticamente tutto il film nello stesso identico luogo e può lavorare d’amosfera. Attenzione infine all’uso del fuori campo, che regala qualche brivido anche verso il finale.

Bravo Green quindi, che non ha paura di descrivere le reazioni dei suoi protagonisti in un survival horror che non era mai stato fatto prima e che a suo modo rappresenta una piccola sfida. E anche nei momenti di cui si parlava prima, in cui il film sembra andare per le lunghe per superare la durata dei 90 minuti, ha comunque un suo fine: parlarci ancora una volta delle paure dei tre, delle loro ansie, della loro tristezza nel pensare che forse, se non ne usciranno vivi, lasceranno per sempre qualcuno. Quello che penseremmo tutti, se avessimo il tempo di trovarci faccia a faccia con un orrore lunghissimo e che non sembra avere una via di scampo.

Voto Gabriele: 7
Voto Carla: 4

Qui il trailer italiano.
Dal 25 marzo al cinema.