Che bella giornata: le recensioni della carta stampata
Che bella giornata di Checco Zalone sta conquistando il pubblico e il box-office. Ma i critici? Vediamo qualche estratto da qualche giornale. (Qui trovate una nostra intervista a Checco e la recensione del film)…Paolo Mereghetti – Il corriere della sera: La gentilezza che vince il fanatismo. Succedeva con Siani e Bisio, succede con Aldo, Giovanni
Che bella giornata di Checco Zalone sta conquistando il pubblico e il box-office. Ma i critici? Vediamo qualche estratto da qualche giornale. (Qui trovate una nostra intervista a Checco e la recensione del film)…
Paolo Mereghetti – Il corriere della sera: La gentilezza che vince il fanatismo. Succedeva con Siani e Bisio, succede con Aldo, Giovanni e Giacomo, succede in “Che bella giornata”. Può non essere un caso che tutti e tre questi film siano distribuiti da Medusa (che – a pensar male – potrebbe avere qualche “interesse” a raccontare un’Italia meno conflittuale di quella reale) ma conoscendo anche le diverse origini produttive dei tre film (Cattleya, Paolo Guerra e TaoDue) non va sottovalutata la voglia di sperimentare una comicità alternativa a quella più corriva e sgraziata, che va per la maggiore nei cabaret televisivi e nei cinepanettoni delle feste. Una comicità che per prima cosa rassicura lo spettatore, gli “risolve” i problemi invece di esasperarli, dove la buona stella non abbandona mai protagonisti piuttosto scalcagnati (in un altro film Checco Zalone sarebbe finito sulla strada a chiedere l’elemosina) e le risate non fanno vergognare nessuno. Né chi le provoca né chi le fa.
Marco Giusti – Il Manifesto: (…) Non era facile mettere in piedi un film comico di successo parlando oggi di bombe, terrorismo, terroni che vanno in guerra per pagarsi il mutuo, carabinieri ottusi. Erano temi che nell’Italia democristiana di Franco e Ciccio, ai tempi insomma di “Come rubammo la bomba atomica”, potevano passare. Ma l’Italia di oggi è piena di Ignazio La Russa, di Sandro Bondi, di gente che finge di credere alle missioni eroiche. Come è piena di moralisti che troveranno un bel po’ di qualunquismo nelle battute di Rocco Papaleo (“Io non combatto, cucino!”) o nel politicamente scorretto di Zalone. O di professori che troveranno in questo film niente di nuovo rispetto ai grandi classici di Alberto Sordi, da “Un americano a Roma” a “Il vigile”, che già univano la satira sociale alla commedia all’italiana. Ma dove sono questi temi nei nostri film da festival o nelle nostre commedie maggiori? Nunziante e Zalone si sforzano di trattare argomenti, anche ingombranti, dentro una macchina comica che ha il pregio di funzionare e soprattutto di riuscire a comunicare con un pubblico molto giovane e in sintonia. Il film ha una struttura più solida di quella di “Cado dalle nubi”, notevoli battute che spesso vengono come lasciate in aria con indifferenza e una grande sequenza in Puglia dove viene coinvolto anche il povero Caparezza per cantare cult del passato come “Sarà perché ti amo” dei Ricchi e Poveri o “Non amarmi” di Aleandro Baldi (…). Tolta al montaggio, purtroppo, “Piccolo fiore” dei Teppisti dei sogni… Ma sono divertenti anche Tullio Solenghi come vescovo di Milano (e voce di papa Ratzinger) e Ivano Marescotti come colonnello dei carabinieri. Unico vero neo, purtroppo, questa accusa alle cozze tarantine che mandano dritti in bagno i due terroristi arabi e salvano però dall’esplosione il Big Ben di Londra. Fa molto Franco e Ciccio, vero, ma non sappiamo come la prenderanno a Taranto.
Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa: Zalone messo a guardia della Madonnina si fa abbindolare dalla graziosa islamica Farah, intenzionata a fare esplodere una bomba sul Duomo. “Terrone contro il terrore”, il nostro scherza senza paura di sembrare scorretto o protervo, tanto si capisce che è un bravo figlio di mammà.
Alberto Crespi – L’Unità: Un esempio di cinema “civile”, un nostro cineasta impegnato che si confronta con un tema di fortissima attualità. (…) “Che bella giornata” è più costruito, più solido e meno estemporaneo del pur notevole “Cado dalle nubi”. Diciamo che è più film, e non era affatto scontato. Il successo è una bruttissima bestia, la coppia Medici/Nunziante l’ha domata.
Michele Anselmi – Il Riformista: “Che bella giornata” è un vivace assolo di Zalone. (…) Chi aveva riso con “Cado dalle nubi” ritroverà qui alcuni dei suoi tormentoni. Basterebbe sentirlo mentre canta “Se mi aggiungerai”, il cui primo verso recita: “Se inventavo io Facebook / una regola avrei messa / niente foto sul profilo / se sei cessa…”; o anche “L’amore non ha religioni”, dove si teorizza: “Il ramadan è una cosa esatta / non diventi mai chiatta”. Per non dire dei mitici sfondoni.
Francesco Borgonovo – Libero: Checco sghignazza di Obama e di Silviuccio nostro, con la cattiveria di un piccolo Flaiano colpisce tutte le pecche degli italiani, non risparmia nessuno. Il bello è che per la gloria ha scelto la strada più difficile: far ridere e basta. Senza compromessi da mezzo intellettuale, anzi facendo della (falsa) ignoranza un vanto. Senza trombonismi da impegnato, perché talvolta a parlare di culi e pugnette ci vuol più classe che per atteggiarsi maestrino.
Pedro Armocida – Il Giornale: (…) questa volta Zalone, al secolo Luca Medici, ridendo e scherzando arriva a prendere in giro l’integrazione religiosa e il mondo islamico, un argomento tabù. (…) Insomma benvenuti ancora una volta al Sud dove il nostro cinema sembra aver trovato la chiave di volta per prendere in giro l’Italia tutta.
Anna Maria Pasetti – Il Fatto Quotidiano: Sul film c’è davvero da scommetterci perché è un tripudio di sana comicità e conferma Zalone quale “fresca novità” nel panorama dell’umorismo da grande schermo, ultimamente riproposto a schemi preconfezionati. (…) Insomma, un italo-affresco divertente ma non grottesco, per un interprete che viene addirittura accostato a Sordi per questo suo talento di “cine-sociologia spontanea”.
Alessio Guzzano – City: Un pugliese milanesizzato scala i gradini della security e va a fare danni prima all’arcivescovado, e poi tra le guglie del Duomo. Una giovane magrebina finge di studiare arte per compiere un attentato, ma presto si intenerisce di fronte al devoto idiota che toglie una tela dal museo per portargliela in Brianza (crede l’estasi di Santa Teresa sia dovuta alla droga e la valuta meno di un graffio sulla Porsche). Il problema di Zalone è che fa ridere. Ri-de-re. E ridere spesso: almeno otto ghignate di pancia, contro i sorrisi di Aldogiovanniecc, gli sbadigli in Sudafrica e il triste pupazzo di neve di Boldi. Quindi non gli si può dire nulla. Né che troppi tempi morti sfociano in battutacce, né che ‘si mangia’ gli ottimi compari degni di antiche comiche: Tullio Solenghi, Rocco Papaleo, Ivano Marescotti, Luigi Luciano (e CapaRezza!). Invece lui può dire tutto: che l’Islam è un rischio e il sud un marchio, che in Italia non conta studiare ma essere raccomandati, che tonache e divise tradiscono gli ideali, che in Iraq si va per i soldi e che siamo tutti integralisti di religioni, usi e costumi villani. Può cantare che