Courmayeur Noir in Festival – commenti a caldo su Kosmos, Le Cronache di Narnia: il Viaggio del Veliero e Simon Werner a Disparu…
Reha Erdem è, forse in assoluto, il più importante regista turco contemporaneo. La sua opera prima, A Ay, ha vinto nel 1989 il premio dell’Associazione degli Scrittori turchi per il miglior film dell’anno. Nel ’99 il suo Kaç Para Kaç ha ricevuto una nomination agli Oscar come miglior film straniero. Nel 2006 il suo Beş
Reha Erdem è, forse in assoluto, il più importante regista turco contemporaneo. La sua opera prima, A Ay, ha vinto nel 1989 il premio dell’Associazione degli Scrittori turchi per il miglior film dell’anno. Nel ’99 il suo Kaç Para Kaç ha ricevuto una nomination agli Oscar come miglior film straniero. Nel 2006 il suo Beş Vakit (Times and Winds) fu presentato alla prima edizione della Festa del Cinema di Roma, mentre Hayat Var (My Only Sunshine) è stato selezionato nel 2009 alla Berlinale nella sezione Forum e al Torino Film Festival. Ieri, il Noir in Festival di Courmayeur ha ospitato in concorso Kosmos, pellicola di produzione turco-bulgara, diretta da Erdem ed interpretata da Sermet Yeşil e Türkü Turan.
Un freddo mattino d’inverno, Kosmos, misterioso ladro e guaritore, arriva in un piccolo villaggio di frontiera, in tempo per salvare un bambino che sta per annegare. Kosmos viene accolto nel villaggio a braccia aperte ed instaura subito un profondo legame con la sorella maggiore del bambino, Neptün. I due riescono a comunicare senza parole e senza contatti fisici, la loro singolare amicizia è fatta di sguardi, di silenzi, di lunghe corse a perdifiato e del canto degli uccelli. Contemporaneamente nel villaggio accadono cose strane: i furti aumentano, e alcuni malati cronici guariscono definitivamente grazie alla presenza di Kosmos. Il tema centrale del film è quello della paura del diverso. Diverso in molti sensi: chi è straniero, chi abita a pochi km ma al di là di una immaginaria linea di confine, chi non si integra e si sottrae alle consuetudini ed allo stile di vita della piccola comunità rurale. La fotografia è spettacolare, la regia forse un po’ troppo autoriale per riuscire a catturare l’interesse del pubblico ‘di massa’ occidentale.
Come ogni anno, il Noir in Festival dedica ampio spazio anche ai più piccoli, che con le attività del Mini Noir possono vivere il Festival in prima persona anche se la maggior parte dei titoli in programma non sono certo adatti ad un pubblico di giovanissimi. Proprio ai bambini è stata regalata ieri, fra gli eventi speciali, l’anteprima italiana di Le Cronache di Narnia: il Viaggio del Veliero, rigorosamente in 3D.
Terzo capitolo del franchise di Narnia basato sulla saga fantasy di C. S. Lewis (proprio qui a Courmayeur era stato presentato in anteprima anche Le cronache di Narnia: il leone, la strega e l’armadio), nato sotto l’egida della Disney ma passato alla 20th Century Fox priprio con questo episodio, Il Viaggio del Veliero approderà nelle sale italiane il prossimo 17 dicembre. I fratelli Edmund e Lucy Pevensie, assieme al viziato e pedante cugino Eustace, vengono risucchiati da un dipinto e si ritrovano con Re Caspian e il topo guerriero Reepicheep, a bordo di un magico Veliero di Narnia. Pronti a una nuova e difficile missione per salvare il regno, i ragazzi viaggiano attraverso isole misteriose, incontrando strane e magiche creature, nemici inquietanti, draghi, mostri, mercanti di schiavi e fiumi che trasformano le cose in oro; fino a ritrovare il leone Aslan. La recensione in anteprima di Le Cronache di Narnia: il Viaggio del Veliero sarà on-line su Cineblog nei prossimi giorni.
Diretto da Michael Apted e riconvertito in 3D in post produzione, il film può – diciamolo chiaramente – tranquillamente essere visto in due sole dimensioni. Il 3D presenta infatti tutte quelle pecche già evidenziate in Scontro fra Titani lo scorso anno: è inutile e a tratti persino fastidioso. Detto questo: il film è spettacolare, di sicuro intrattenimento e ricco di personaggi e creature fantasy che i bambini adoreranno (anche gli adulti: io amo profondamente il coraggioso Reepicheep). Purtroppo, come il romanzo da cui è tratto ed i due precedenti capitoli cinematografici, sembra essere (e nemmeno troppo velatamente) una lezione di catechismo. La sottoscritta è dispostissima ad accettare il buonismo obbligatorio di certa cinematografia per ragazzi, ma l’indottrinamento gratuito è francamente irritante.
Dalla Francia giunge una ventata di freschezza con Simon Werner a disparu… (Lights Out) in concorso, di Fabrice Gobert. Ambientato (anche se non viene mai esplicitamente detto nel film) nel 1992, ed ispirato ad un’esperienza personale del regista – all’epoca studente in un liceo della periferia di Parigi – il film racconta di un gruppo di compagni di classe e della misteriosa sparizione di alcuni di loro. La scelta di retrodatare la vicenda nasce soprattutto dal fatto che, nell’era dei cellulari e di facebook, molte situazioni non sarebbero credibili. Per chi ha vissuto la propria adolescenza in quello stesso periodo (anno più, anno meno) c’è un che di dolcemente nostalgico nel vedere un personaggio che deve rientrare in casa per telefonare alla polizia e vederne un’altro che ascolta musica dalle cuffie di un walkman e non dagli auricolari di un I-Pod.
Durante la festa per il 18esimo compleanno di Jérémie, due ragazzi scoprono un corpo apparentemente privo di vita nascosto nel bosco. Due settimane prima, Simon, non si era presentato a scuola e in una classe erano state scoperte delle macchie di sangue. Una fuga, un rapimento, suicidio o omicidio? Dopo Simon, anche Laetitia e Jean-Baptiste sono spariti senza lasciare traccia. Le voci si spargono nella cittadina, i sospetti e le teorie si moltiplicano e la psicosi cresce. Gobert sceglie di mostraci più volte la successione degli eventi, vista di volta in volta attraverso gli occhi dei vari protagonisti (molti degli interpreti sono alla propria prima esperienza cinematografica, ma tutti molto bravi e perfettamente naturali). Mettendo insieme tutti i pezzi del puzzle si arriverà alla soluzione del mistero. Trama forse un po’ ripetitiva e regia non priva di qualche ingenuità, ma nel complesso piacevole. La pellicola non ha ancora trovato un distributore italiano.