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Torino 2010: commenti a caldo su Altitude e Parked- Con trailer

Altitude– di Kaare Andrews Sara è una pilota alle prime armi che tra pochi giorni dovrà partire per la costa est per cominciare l’università. Ma prima decide di affittare un bimotore e portare con sé gli amici più fidati e il ragazzo, Bruce, per andare a vedere un concerto. Durante il viaggio perà l’aereo ha

pubblicato 4 Dicembre 2010 aggiornato 1 Agosto 2020 17:24


Altitude– di Kaare Andrews
Sara è una pilota alle prime armi che tra pochi giorni dovrà partire per la costa est per cominciare l’università. Ma prima decide di affittare un bimotore e portare con sé gli amici più fidati e il ragazzo, Bruce, per andare a vedere un concerto. Durante il viaggio perà l’aereo ha un guasto, e il volo si trasforma in un incubo…

Come prendere un film come Altitude? A leggere qualcosa in giro piuttosto male, evidentemente. Il film del canadese Andrews, qui al suo esordio, ha tutte le carte in regola per essere spernacchiato: una trama che prende una piega fantastica quando meno te l’aspetti, rompendo la sospensione dell’incredulità, dialoghi che a volte lasciano il tempo che trovano, momenti forzatissimi.

Perché quindi provare a difendere Altitude? Perché tutto quello di cui si è scritto poco fa mi sembra invece sia stato ben calcolato dal regista e dallo sceneggiatore Paul A. Birkett. Innanzitutto bisogna sapere che Andrews nasce come disegnatore di fumetti: da anni infatti collabora con la Marvel per personaggi come Hulk, Spider-Man e Wolverine.

E dopotutto che cos’è Altitude se non un fumettone? A qualcuno potrà ricordare forse Ai confini della realtà, ma il clima del film è proprio quello che si potrebbe respirare leggendo un fumetto: tensione ai minimi termini, ma lo leggi tutto d’un fiato. Dopo te ne scordi, ma perché bisognerebbe attaccare un film in cui le leggi della fisica non esistono più se poi in giro c’è anche ben di peggio? Inseritelo subito nella lista dei papabili guilty pleasure dell’anno.

Voto Gabriele: 6, qui potete vedere un trailer

parked

Parked – di Darragh Byrne
Fred Daly vive dentro la sua automobile parcheggiata di fronte al mare. Un giorno parcheggia vicino alla sua auto una macchina gialla; è di Cathal, un ragazzo senza dimora, accanito fumatore d’erba. Grazie a lui Fred inizia a ritrovare la gioia di vivere, e un giorno conosce Juliana, un’attraente insegnante di musica…

Dopo una lunga gavetta nel mondo dei prodotti televisivi e dei documentari, l’irlandese Byrne esordisce dietro la macchina da presa con un film piccolo che si inserisce perfettamente nella tradizione indie che ci narrano piccole storie con pochissimi personaggi.

In Parked si narra la vicenda di un uomo che ha perso tutto e che ha perso probabilmente anche le speranze, o almeno le sta perdendo dal momento in cui ogni volta che prova a fare richiesta per il sussidio e una casa in cui vivere essa viene sistematicamente respinta. Ma a suo modo ci racconta anche una storia di speranza, in cui l’inattesa intesa umana può ridare la voglia di ricominciare.

Non tutto funziona bene però in Parked: rispetto al rapporto tra Fred e Cathal, interpretati benissimo da Colm Meaney e Colin Morgan, quello tra il protagonista e Juliana sembra più una scelta forzata che l’autore ha dovuto fare, una funzione puramente narrativa e un po’ scontata.

Tra Fred e Cathal invece l’intesa è ben descritta, in modo sapiente e delicato, con il primo che ha trovato forse un figlio da proteggere e anche sgridare e il secondo che per un po’ ritrova la figura del padre. Attenzione alla parte finale, e soprattutto all’ultima sequenza: alzi la mano chi non ci avrebbe scommesso che sarebbe finita così…

Voto Gabriele: 6.5

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