Home Curiosità E’ morto Dino De Laurentiis: come lui non c’è nessuno anche fuori Italia

E’ morto Dino De Laurentiis: come lui non c’è nessuno anche fuori Italia

Lo confesso: ammiro molto i produttori. Sembra un’ammissione banale. Non è così. C’ è stato un tempo in cui anche solo pronunciare la parola “produttore” voleva dire tirarsi addosso anatemi ideologici. Era l’Italia della contestazione globale e dell’anticapitalistico superficiale ma armato. Un’Italia che non è ancora scomparsa del tutto e anzi sotto sotto cerca le

pubblicato 11 Novembre 2010 aggiornato 1 Agosto 2020 18:19


Lo confesso: ammiro molto i produttori. Sembra un’ammissione banale. Non è così. C’ è stato un tempo in cui anche solo pronunciare la parola “produttore” voleva dire tirarsi addosso anatemi ideologici. Era l’Italia della contestazione globale e dell’anticapitalistico superficiale ma armato. Un’Italia che non è ancora scomparsa del tutto e anzi sotto sotto cerca le sue rivincite in questa Italia scassata in cui viviamo. Tra i produttori, il mio preferito era di gran lunga Dino De Laurentiis che adesso non c’è più e lascia un gran vuoto, incolmabile, ne sono assolutamente certo.

Dino mancherà al cinema italiano perché, pur residente negli Usa da molti anni, tornava spesso e cercava rapporti con autori e registi. Lo cercò anche con me all’inizio degli anni Novanta, mi voleva conoscere dopo che gli avevo inviato un mio libro sul cinema e perché sapevo che avevo collaborato alla sceneggiatura del “Portiere di notte”. L’incontro fu davvero significativo. Vedevo da vicino il tycoon, l’ultimo dei tycoon italiano, e sentivo le opinioni sagge e taglienti di chi aveva messo su pellicole famose in tutto il mondo, facendo il pendolare lungo l’Oceano Atlantico, andando a caccia di talenti, soggetti interessanti, personalità ragguardevoli, nonché di finanziamenti importanti.

De Laurentiis era un imprenditore ma soprattutto una persona di cinema. Pochi sanno, fra i giovani, che frequentò il Centro sperimentale con la speranza di fare l’attore; e lo fece brevemente. Capì che il suo pane, passione più affari, era la produzione. Del resto,aveva frequentato una scuola indiscussa in famiglia, in una fabbrica di pasta. Per la sua prima prova produttiva tornò nel paese vesuviano di origine e cominciò a bussare la porta di pastai e di altre aziende e trovò gente disposta concedergli fiducia.

governors-dino-de-laurentiisNessuno si penti: Dino era istrionico, facondo, spiritoso, irresistibile. Prometteva divertimenti e guadagni divertenti con le sue centinaia di pellicole che mai trascuravano le esigenze, i gusti di un pubblico da conquistare. Era un seduttore invincibile. Fece innamorare e sposò la bella Silvana Mangano, una delle maggiorate più famose degli anni Cinquanta. Con gli sceneggiatori fu altrettanto vincente. Rodolfo Sonego mi raccontò che gli era sufficiente enunciare un soggetto per vedersi spedito in qualsiasi parte del mondo per esplorare la possibilità di ricavare un film. Un altro grande delle pagine di cinema, Luciano Vincenzoni, ebbe in regalo una Roll Royce per il lavoro compiuto.

Oggi un produttore italiano, uno dei tanti sfigati che fingono di tenere in piedi il nostro cinema, non regala neanche un accendino, con la scusa che fumare fa male. Non pretendo di dire in queste poche righe, in cui dico addio a Dino e gli darò appuntamento quando vedrò o meglio rivedrò i sui film, tutto ciò che merita. Vorrei davvero che fosse possibile vedere insieme, con gli amici di Cineblog e i suoi lettori-alimentatori, alcuni minuti del mio film “ Un uomo, un secolo” dedicato a Indro Montanelli. Minuti fantastici, potenti, comici e istruttivi. Dino riceve Montanelli che vuole convincere a fare la sceneggiatura di un film su Simon Bolivar (che non si farà). La conversazione è interrotta da Alberto Sordi e Vittorio Gassman che si rifiutano di girare alcune scene dei film di Dino in cui sono impegnati. La mimica e le parole con cui il produttore li assale e li convince è assolutamente irriproducibile sulla carta. Poi Dino passa a Montanelli, riluttante a fare lo sceneggiatore, gli propone di fare la parte di aiutante di campo di Bolivar, e gli fa indossare un lunga barba che ha preparato. Lascio immaginare la faccia di Indro. Scandalizzata è dir poco.

Addio Dino, mi recherò sempre ammirato alla visione dei tuoi grandi film grandi come te. Altro che tombe.