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Wall Street: la recensione

Wall street (Usa, 1987 – Drammatico) di Oliver Stone con Michael Douglas, Charlie Sheen, Daryl Hannah, Oliver Stone, Hal Holbrook.Molti, non a torto, si chiederanno il perché di una recensione come questa. Intanto chiariamo un punto: avete letto bene, il film di seguito trattato è il primo Wall Street, non il secondo, in uscita giusto

pubblicato 21 Ottobre 2010 aggiornato 1 Agosto 2020 19:15

Wall street (Usa, 1987 – Drammatico) di Oliver Stone con Michael Douglas, Charlie Sheen, Daryl Hannah, Oliver Stone, Hal Holbrook.

Molti, non a torto, si chiederanno il perché di una recensione come questa. Intanto chiariamo un punto: avete letto bene, il film di seguito trattato è il primo Wall Street, non il secondo, in uscita giusto domani, venerdì 22 Ottobre, nelle nostre sale. E proprio qui, per l’appunto, abbiamo modo di ricollegarci al motivo per cui abbiamo optato per questa scelta. Diciamo che si tratta di un omaggio a quella pellicola, la cui visione va consigliata anche (ma non solo) in funzione di questo seguito.

Ma andiamo con ordine. Wall Street è un film diretto da Oliver Stone, uscito nel lontano 1987 ed incentrato su una delle tante vicende in cui quel luogo di perdizione sito a sud di Manhattan potrebbe essere coinvolto. Gli interpreti sono noti. Michael Douglas nei panni di Gordon Gekko e Charlie Sheen in quelli di Bud Fox. E’ ovvio che non sono i soli, ma gli eventi ruotano essenzialmente attorno a questi due personaggi.

Wall Street dicevamo, La Mecca dell’economia finanziaria mondiale, là dove scorre più pecunia che in qualunque altra parte del globo – o almeno, così era… chissà nell’immediato futuro. E’ interessante anzitutto il tempismo di quest’opera. Quando uscì nel 1987, pochi giorni dopo la borsa crollò. Oggi Wall Street 2 giunge con attimo di ritardo, ma è pur vero che torna puntualmente nel tentativo di mostrarci certe nefaste dinamiche che, a prescindere da quello che si pensi, riguardano noi tutti, anche il più estraneo a certe logiche.

Il terreno su cui si sviluppa la trama di Wall Street è proprio questo, la finanza. Dietro astrusi paroloni da broker consumati e assurde compravendite di cui difficilmente si riesce a cogliere la reale ragion d’essere, viene fatto veicolare un messaggio, tanto contorto quanto pericoloso e tragicamente reale: il mondo ruota attorno alle scelte di pochi. In questo caso Stone ci fornisce una chiave interpretativa che, lungi dall’esaurire il discorso, ci induce a porci delle scomode domande. Che il denaro muova il mondo lo sanno anche i bimbi che frequentano le elementari… il passo successivo è cercare di capire come e attraverso quali canali.

Senza scomodarsi in approfondite ricerche dal vago fondamento, Wall Street mette in scena una situazione-tipo fittizia, costruendole attorno una storia. Abbiamo Gekko da un lato, l’esempio migliore del tanto osannato ed esportato “sogno americano”, fatto di stelle e strisce e self-made men a go go. Dall’altro abbiamo un giovane yuppie, altra categoria tanto in voga nell’America di quelli anni, che non si pone minimante il problema riguardo il fatto che la sua ambizione possa superare la sua capacità – o meglio, dato il contesto, la sua umanità.

Quando i due s’incrociano, il gioco è fatto! E il gioioso quadretto si ricompone di nuovo. Da un lato il maestro, Gekko, avido per il denaro e privo di alcun freno morale, mentre dall’altro un altrettanto avido discepolo, Fox, la cui avidità brama ardentemente un’educazione tale da permettergli di fare suo il mondo. Sì perché, lo scoprirà ben presto il povero Bud, tacitamente ed implicitamente è questo ciò a cui si anela a certi livelli: tutto. E poiché il “tutto” che ci è potenzialmente concesso di guadagnare in questa vita è il mondo, questo sogna il giovane apprendista.

In tal senso ha un maestro che non fa sconti, la cui ascesa ha avuto inizio parecchio tempo prima, e i cui lavori procedono a gonfie vele. Al primo incontro tra i due bastano due parole a Bud per sancire il velato trasferimento di possesso della sua anima, da lui al diavolo: Blue Star. Non spieghiamo né perché, né per come. Chi si accosterà alla visione capirà subito – a maggior ragione dicasi per chi ha già visto il film.

Senza ancora comprendere che il suo non è coraggio, bensì incoscienza, l’aspirante “dominatore del mondo” si infila in un tunnel dal quale difficilmente si può sperare di uscirne integri. Di certo indietro non si torna! E’ tutto un compra qui, vendi lì, spia questo, convinci quest’altro, e via discorrendo…

Pochi trucchi, l’importante è sapersi giostrare in questo sconfinato teatrino. L’attuazione di certi escamotage, poi, è senza dubbio agevolato dal reiterato incentivo ad infrangere ogni regola, anche la più basilare. Ben presto Bud lo sgobbone farà sua una verità essenziale: in quel palcoscenico vanno avanti i più furbi, non quelli maggiormente inclini al sacrificio. Il sacrificio… Cos’è questo strano vocabolo la cui pronuncia riverbera nelle pareti? Niente più che un sussulto, un pernacchio se volete, e che, come tale, suscita tutt’al più ilarità. Dove crede di essere quel ragazzetto rampante, colmo di nozioni e belle speranze?!

No caro Bud, lì non è così che si gioca. Il tuo approccio, ingenuo e volenteroso, è simile a quello di colui che si presenta con un paio di scarpe con i tacchetti ed un pallone ad una partita di hockey. Sei semplicemente fuori luogo. Intanto però la mente viaggia, e tutta quella ostentazione e quell’inattaccabile sicurezza di Gekko non fanno che fomentare Fox. Nel tuo mondo esisteva uno straccio di ordinamento. Tanto per cominciare il tuo raggio d’azione era tra le 9,30 e le 16, ossia l’apertura e la chiusura della borsa. Ma ehi, non te l’ha detto Gordon? Il denaro non dorme mai!

Sì proprio lui, lo stesso che vizia il disorientato ed inebriato yuppie a suon di quattrini, Sun-Tzu e qualche altra massima del tipo: “E’ tutta questione di soldi… tutto il resto è conversazione!”. E nel momento in cui si perde interesse a discutere, allora son guai. Fare soldi con i soldi è la cosa più facile e al tempo stesso più difficile di questo mondo. Se non sai dove mettere le mani rischi di implodere.

A quel punto rischia quasi di approdare il signor Fox, se non fosse che di mezzo ci si mette suo padre. Non direttamente, ma in virtù dell’ennesima prova che il maestro è il primo ad applicare le teorie che insegna. In un turbinio di eventi e situazioni, Bud rischia di perdere di vista ciò che realmente conta, fino a quando non succede qualcosa che lo fa rinsavire, almeno in parte. Sa di non potersi redimere così su due piedi, ma l’occasione di partire col piede giusto verso quella direzione gli si pone davanti. E’ tempo allora di chiedersi se il gioco vale la candela, e se tutto ciò che ha vissuto gli abbia davvero giovato.

E’ interessante la figura di un suo anziano collega, tale Manheim, che per tutto il film pare voler dare il consiglio giusto al momento giusto. Uno di questi ci ha colpito particolarmente, anche alla luce del tempismo (per quanto artificiale) con cui è sopraggiunto: “Il guaio principale del denaro è che ti fa fare cose che non vorresti fare”.

In questa frase viene un po’ condensato il senso di tutta l’opera. Come in ogni religione, anche in quella che vede come dio il denaro (anche detto Mammona) implica delle rinunce e degli adeguamenti irrevocabili, pena l’abbandono della “fede”. Ed emerge che il sacrificio, tanto osteggiato e deriso da Gekko, è in realtà ciò a cui l’uomo è destinato: si tratta solo di capire a chi sacrificarsi e per cosa.

Voto: 7,5
Qui trovate la recensione del sequel.