Osservate attentamente – Appunti più o meno ordinati su Inception
Inception ha scatenato le discussioni più disparate. Ma forse, per capire il finale, è importante inserirlo all’interno della filmografia di Christopher Nolan.
Il post è PIENO ZEPPO DI SPOILER. Non leggete se non avete visto Inception. Consiglio: si astengano anche coloro che non hanno visto Memento, The Prestige e Il cavaliere oscuro.
Devo essere sincero. Durante la visione di Inception qualcosa mi respingeva, almeno all’inizio. Credo sia qualcosa legato all’effetto hype, quell’effetto allucinante che s’instaura nella mente quando una persona aspetta così tanto un’opera e l’attesa si fa man mano spasmodica, aumentata nel caso dell’Italia dalla distribuzione avvenuta con due mesi di ritardo.
Comunque sì, Inception ci ha messo a carburare, per quel che mi riguarda: forse perché l’hype scompare e ci si ritrova davanti allo schermo, perché l’opera è lì e tutto quello che hai immaginato (e ti hanno fatto immaginare: quanto è deleterea la pubblicità!) non combacia con le immagini. Ma allo stesso tempo, man mano che il film procedeva, mi seduceva. E mi sono trovato disorientato e sedotto. Christopher Nolan ha detto che voleva che fosse quello il risultato negli spettatori. Ma andiamo con ordine.
Quando al cinema uscì The Prestige, molti lo avevano scambiato per un film sulla magia e, guardando le immagini, un film di fantascienza. La lotta tra Robert Angier e Alfred Borden arrivava al punto in cui nella sfida senza esclusione di colpi veniva prevista anche una curiosa macchina inventata da Tesla. In sostanza, un film razionalista diventava improvvisamente un film che cedeva il passo ad elementi “soprannaturali”. Affascinante, ma forse un po’ sbandato.
Esce Inception e tutti lo scambiamo per un film di fantascienza ambientato nel mondo dei sogni. Affascinante, ma il risultato non è quello. O almeno non del tutto. Promessa: Inception è un film di fantascienza sul mondo dei sogni. Quindi, un film onirico. Colpo di scena: niente di più sbagliato. Inception non può essere un film onirico, come The Prestige non può essere un film di fantascienza. I mondi ricreati all’interno dei sogni dei personaggi di Inception sono quanto di più simile al nostro mondo si sia visto in un film di fantascienza.
I film con i quali la critica ha messo a paragone la nuova fatica di Nolan ne sono esempi validi: Kubrick, Scott, Gilliam ed infine Matrix hanno lavorato sul mondo delle ambientazioni molto di più di quanto non abbia fatto Nolan. Inception quindi fallisce? Tutt’altro, perché quello che interessa al suo regista è la razionalizzazione della mente umana del materiale onirico. Ecco perché i mondi dei sogni dei personaggi sono così simili al nostro: perché sono costruiti dalla loro mente, dal loro ingegno.
“Mai ricreare posti dalla propria memoria, sempre immaginare posti nuovi”, dice Cobb ad Ariadne (Arianna in italiano), la ragazzina appena entrata nel gruppo dell’uomo per diventare l’architetto dei posti in cui si svolgerà la missione di “inception” ai danni di Fischer Jr. Ariadne (nome fin troppo evocativo…) è l’architetto delle scenografie dove sarà ambientato il piano e deve immaginare posti nuovi: ma i posti nuovi saranno sempre e comunque costruiti sulla materia della memoria, dei propri ricordi, e quindi costruiti sulla base del(l’ unico) mondo che conosciamo. E dove la legge della gravità, o la sua assenza nel caso del sogno di Arthur, la fa da padrona. Perché anche la fisica detta le sue regole, inesorabilmente.
Ancora oltre. In Inception i personaggi hanno tutti a che fare con la razionalità quotidianamente, che siano essi degli assi dello spionaggio, padroni di aziende multimiliardarie o semplici studenti. Soprattutto nella prima ora del film i personaggi passano costantemente il tempo a spiegare, soprattutto alla novella Ariadne, le regole del mondo dei sogni. In questo mi sembra che gli “spiegoni” della sceneggiatura di Christopher Nolan si salvino: oltre ad essere le regole del film, sono giustificati dalla voglia di razionalità dei personaggi. Ma dopotutto non è lo stesso uomo ad essere portato a ricercare la spiegazione razionale in tutto? Ecco che entrano in gioco i personaggi.
L’accusa più grande fatta ad Inception è quella di stare troppo attento alla macchina, al congegno narrativo e allo spettacolo piuttosto che alla caratterizzazione dei personaggi. Se ci focalizziamo su Ariadne e Arthur siamo costretti a dare ragione ai detrattori: Ariadne è praticamente mera funzione narrativa, e Arthur si limita ad essere il braccio destro di Cobb (ma mi sembra anche che Joseph Gordon-Levitt sia il migliore del gruppo, e non mi sorprende che uno dei rumor che circola da tempo voglia che Nolan lo possa riprendere con sé come possibile Enigmista nel terzo Batman). Lo stesso Saito è praticamente un abbozzo dal temperamento da codice samurai.
Mi sembra però anche abbastanza chiaro che il cinema di Nolan sia sempre stato altro. Il che può piacere o meno, può anche essere solo una questione di gusti. Non mi sembra, comunque, ad essere sempre sincero. Il cinema di Christopher Nolan è un cinema decisamente “lineare”. Memento, The Prestige e Inception sembrano contraddire una definizione del genere, mentre ad esempio Il cavaliere oscuro rende giustizia alla definizione in modo immediato: a Nolan interessano le conseguenze delle semplici azioni. Ma soprattutto gli interessa il gioco della forma narrativa. Nolan con gli spettatori ci gioca, e non vuol dire che li prenda in giro.
Molti manuali di sceneggiatura studiano lo script di Memento analizzandone l’intreccio e la fabula, scoprendo il giochetto che parte dalla seconda scena ed arriva all’ultima, in realtà la prima. La trama è “semplice”, ma l’intreccio la rende “complessa”. Le conseguenze delle semplici azioni e il gioco della narrazione (le cui prove generali sono tutte nel film d’esordio) di film come Memento, The Prestige e Inception hanno però una funzione ben precisa nel cinema del regista inglese: la costruzione di un mondo interiore dei personaggi e un mondo morale ed etico dove lo spettatore possa fare le proprie interpretazioni. Succedeva con The Prestige, succedeva con Il cavaliere oscuro, succede anche con Inception. Cercando nell’inconscio altrui bisogna fare i conti con il proprio. Oddio, sai che novità.
Però l’inconscio non è una tematica nuova nel cinema di Nolan: vi ricordate quello che veniva descritto come il “cuore di tenebra” di Batman Begins? La Batcaverna come il mondo segreto di Bruce Wayne, il mondo dei sogni (in realtà dell’inconscio e della mente nel momento di massima vulnerabilità) come il mondo segreto di Cobb. E quindi la domanda del film dev’essere una e una sola: “Di cosa ha paura, signor Cobb?”. Inception è un film su un uomo. Uno e uno solo. Così come lo erano Following (da cui torna il nome di Cobb, anch’egli un elegantissimo ladro, ma non era il protagonista), Memento, e anche i due Batman, ad esclusione di Insomnia (forse) e di The Prestige, due film su due uomini. Il resto dei personaggi è questione secondaria. Il che non toglie che spesso abbiano sfumature più che interessanti (penso a Rachel soprattutto in Batman Begins). Ma tutto porta a far notare che il cinema di Nolan si concentra sempre e comunque su un personaggio, al massimo una coppia.
Di più: il cinema di Nolan è un cinema in cui le donne muoiono e gli uomini sono costretti a vivere nell’angoscia, torturati dal senso di colpa e dai fantasmi. Addirittura nel mondo dei sogni le donne diventano proiezioni dell’inconscio. Cobb ha vissuto con la moglie Mal per cinquant’anni in un mondo dei sogni ideale e poi le ha innestato l’idea che quel mondo non poteva essere reale, per farla tornare indietro con lui. Peccato che, tornati alla quotidianità, Mal si sia convinta che neanche il mondo fosse la realtà, finendo col suicidarsi (in un’ottima scena in cui le prospettive sono deformate: Mal dovrebbe essere a fianco di Cobb sul cornicione della finestra, e invece è davanti a lui!). E allora Mal ritorna come un fantasma nei sogni di Cobb – e nei sogni in cui l’uomo si ritrova – come proiezione del suo inconscio, distrutto dal senso di colpa per aver in qualche modo spinto la moglie a suicidarsi.
Inception diventa quindi un film sulla mancanza: una mancanza da riempire e risolvere tentando di dare un ordine ai propri ricordi, alla propria memoria. Razionalizzando l’irrazionabile. Inception ci narra di un mondo, il nostro, e degli esseri umani in continua tentazione di dare un ordine a tutte le cose. In realtà, più probabilmente, è un film sull’impossibilità di razionalizzare l’irrazionabile. Cobb ha progettato e costruito una casa in cui ad ogni piano, grazie ad un ascensore, ci sono i ricordi e i segreti più importanti che riguardano lui e Mal. Ma il passato è una gabbia, e il mondo che si è costruito con la moglie inizia a sgretolarsi. Per sgretolarsi del tutto però ci metterà decenni e decenni. Una prigionia che fa star male: nel tentativo di non lasciar andar via la moglie per i suoi sensi di colpa, Cobb rischia (nolaniamente) di rimanerne divorato e sconfitto man mano che il tempo passa.
Se Inception è anche un film sul tempo (e non a caso la traccia finale della bellissima colonna sonora di Hans Zimmer si chiama Time: ascoltatela anche da sola, perché rivivrete davvero il film), come dimostrano i vari livelli del sogno in cui il tempo man mano che si scende si allunga esponenzialmente, è perché i personaggi nelle loro azioni sono sempre in lotta contro di esso. Nell’azione finale infatti tutti i “calci” all’ultimo momento devono combaciare per far sì di riportare Fischer e tutti quanti nella realtà.
Nell’ultima scena succede però qualcosa d’imprevisto. Cobb, accompagnato dal padre dall’aeroporto a casa, fa ruotare il suo Totem (precedentemente era quello di Mal…) sul tavolo. La sua faccia però mostra dei dubbi. Alza lo sguardo, vede i suoi bambini. Corre da loro, finalmente, dopo aver visto il loro viso. E se ne frega clamorosamente del “responso” del Totem. Non, je ne regrette rien. No, non rimpiango niente. Sogno o realtà? Ricordiamoci per un attimo del Joker: cos’altro non era se non una scheggia impazzita di un mondo “altro”, forse l’altra metà del nostro mondo? Le conseguenze delle sue azioni avevano carattere politico, etico e per quel che riguarda i personaggi morale.
Anche le conseguenze della trama di Inception hanno un carattere morale da non sottovalutare. Perché Cobb fa la scelta più sconvolgente che potesse fare: fregarsene di sapere se vive nella realtà o in un sogno, fregarsene anche del tempo di conseguenza, perché lui ha finalmente riempito la sua mancanza. Forse con la stessa materia di cui sono fatti i sogni. Per vivere, finalmente. Ed eccoci, disorientati e sedotti, a porci domande. Su chi pensate sia stato fatto l’innesto? Ecco il Prestigio. Osservate attentamente.
Qui trovate la nostra recensione in anteprima da Los Angeles; qui trovate il trailer italiano.