La moda delle locandine minimaliste: intervista al designer Federico Mancosu
Cineblog ha dedicato diversi post alle locandine minimaliste; avete visto quelle di Pedro Vidotto, i poster dedicati a Dario Argento, quelle ideate da Matteo Guazzone, e quelle realizzate per i film di Tim Burton…. Su Facebook qualche giorno fa ho trovato la pagina di Federico Mancosu con alcuni poster che mi hanno decisamente colpito. Lo
Cineblog ha dedicato diversi post alle locandine minimaliste; avete visto quelle di Pedro Vidotto, i poster dedicati a Dario Argento, quelle ideate da Matteo Guazzone, e quelle realizzate per i film di Tim Burton…. Su Facebook qualche giorno fa ho trovato la pagina di Federico Mancosu con alcuni poster che mi hanno decisamente colpito. Lo contatto e, gentilmente, mi concede un po’ del suo tempo per una chiacchierata.
1.Iniziamo con una piccola presentazione. Ti va?
Sono nato a Roma e ci vivo da 34 anni. Da piccolo i miei giocattoli preferiti erano fogli di carta e pennarelli, noi bambini cresciuti negli anni ’70 e ’80 avevamo la fortuna di non essere ancora troppo distratti dai videogames, per dedicare tempo a qualche passione e per chi aveva quella per il disegno, come ce l’avevo io, trovava nei film e nei cartoni animati giapponesi, fonte infinita d’ispirazione per i propri scarabocchi. Durante le scuole superiori ho frequentato una scuola di fumetto, ma solo per il primo anno. Successivamente ho conseguito un diploma di laurea in disegno industriale presso La Sapienza. Attualmente, da quasi dieci anni, lavoro all’interno di una new media agency come web designer e art director.
2. Quando è nato questo tuo progetto dei Minimalist Movie Posters? E come mai?
Il progetto nasce dopo aver visto le prime opere in giro per la rete. Ricordo che qualche anno fa, fui colpito da un’esposizione dedicata al rifacimento di alcuni celebri manifesti cinematografici, già lì vidi qualche esempio minimalista, successivamente sempre sul web, ne vidi altri, decisi allora di cimentarmi nella corrente, dovevo semplicemente unire la mia passione per il cinema a quello per la grafica.
La moda delle locandine minimaliste: intervista a Federico Mancosu
3. Come nasce un poster di questo tipo? Da dove parti?
Principalmente cerco di partire da un dettaglio riconoscibile del film. Per esempio, quelle per “Il Buono, il Brutto, il Cattivo” o “Zombi 2” cercano di rappresentare una scena madre, quella di “Suspiria” un elemento della scenografia, quella per “Django” è rappresentata da un oggetto (l’arma usata dal protagonista), quella di “Roma a Mano Armata” cerca di rappresentare uno dei protagonisti in maniera iconografica, mentre altre come quella per “Acqua e Sapone” o “Una Lucertola con la pelle di donna”, cercano di rappresentare un concetto più ampio riferito alla trama o allo stile del film.
4. Qual è la tua creazione preferita? Ci racconti l’iter della lavorazione?
Tra quelle che ho dedicato al cinema italiano, la mie preferite sono quelle per “Roma a Mano Armata” e quella dedicata a “Il Buono, il Brutto, il Cattivo”. La prima, che rappresenta a mo’ di sagoma da poligono il villain (Tomas Milian) del celebre poliziesco di Umberto Lenzi, la trovo molto iconografica e d’impatto. La seconda perché descrive, come se fosse una mappa del tesoro, una delle scene più belle della storia del cinema, poi mi piace l’inserimento di quel piccolo dettaglio subliminale tra le croci del cimitero. Per quanto riguarda l’iter, spesso parto da dei bozzetti su carta, tanto per capire se l’idea può funzionare o meno, poi passo alla realizzazione vettoriale per poi finirla su Photoshop. Delle volte ho bisogno di far riferimento ad alcuni fotogrammi del film a cui sto dedicando il poster. A differenza di altri artisti, nei miei rifacimenti mi piace anche inserire tutti i credits della locandina originale.
5. E invece la locandina preferita in assoluto del cinema? Italiano e non…
Domanda molto difficile, tra quelle estere non posso fare a meno di menzionare quella de “Lo Squalo”, più che una locandina, è un logo. Tra le più recenti trovo un capolavoro quella di “Moon”. Tra i manifesti italiani, non ce n’è uno che preferisco in modo particolare, in passato il livello qualitativo era piuttosto medio-alto, ne apprezzo di diverse, ma non ce n’è una che spicca sulle altre, potrei citare quella di “Aenigma” di Lucio Fulci, quella testa urlante di donna, con quelle mani che sembrano uscirgli dalla testa come i serpenti di una gorgone, rendono quel poster davvero inquietante. Rimanendo in tema, apprezzo tantissimo le locandine giapponesi per i film occidentali, hanno una tecnica davvero unica, che con l’aggiunta dei loro bellissimi caratteri, sono davvero originali e speciali.
6. Hai dedicato diversi lavori al cinema di Carlo Verdone. Come mai?
E’ la prima serie che ho sviluppato, l’ho fatta perché sono molto affezionato a quei film, Carlo Verdone è uno di quei pochi registi e interpreti che non mi stanco mai di vedere. In passato, ho già dedicato altre due grafiche al cinema di Verdone, la prima è un fake poster per “La Palude del Caimano”, fantomatico film più volte citato in “Troppo Forte” e poi ho creato la copertina del disco di “Collant Collant”, il brano che il personaggio di Christian De Sica in “Compagni di Scuola” si vantava di aver interpretato. Entrambi gli omaggi sono visibili sul mio sito.
7. Perché ti occupi solo di cinema italiano?
Avevo visto altri esempi di locandine minimaliste, ma principalmente erano più o meno dedicate a celebri film americani come “Ritorno al Futuro”, “The Shining”, “Star Wars” ecc. Visto che in Italia non ci aveva pensato nessuno, mi sono rimboccato le maniche e ho incominciato a buttare giù delle idee rendendo omaggio ad alcuni film italiani di genere. Tra l’altro, alcuni film che ho rappresentato, sono più celebri all’estero che a casa nostra, vedi i capolavori di Mario Bava e Lucio Fulci.
8. E come ti è venuta l’idea dei poster dedicati alle canzoni?
Dopo 30 poster tributo al cinema italiano, ho voluto intraprendere una strada parallela e da una passione che nacque negli anni ‘90 con i lavori di registi di video clip come Michel Gondry, Spike Jonze o Jonathan Glazer, mi è venuta in mente questa idea. La cosa più curiosa è che sono stato il primo a pensare ad un operazione del genere. In fin dei conti, alcuni video sono dei veri e propri cortometraggi, perché non ricavarne una locandina?!?
9. Il tuo sogno nel cassetto?
A dire il vero non ho un vero sogno nel cassetto, per certi versi mi ritengo già fortunato, per esempio trovo più che gratificante lavorare nel settore creativo. Sicuramente mi piacerebbe viaggiare di più e divulgare il più possibile i miei lavori, con la serie delle locandine mi sono tolto qualche sfizio, per esempio, alcune copie sono arrivate (su sua richiesta) nelle mani di un celebre regista. Certo, se poi, uno come Quentin Tarantino, tanto per fare un nome, mi chiede di realizzare una locandina con lo stile che ho adottato, per un suo film o per la cover di un dvd, non sarebbe affatto male… sognare non costa nulla.
Ringrazio tantissimo Federico per la disponibilità, nella galleria potete vedere alcuni dei suoi lavori.