Venezia 2010: Il sentiero di Meek (Meek’s Cutoff) – la recensione
Il sentiero di Meek (Meek’s Cutoff – Usa 2010) di Kelly Reichardt con Michelle Williams, Bruce Greenwood, Paul Dano, Shirley Henderson, Will Patton, Zoe Kazan, Neal Huff, Tommy Nelson, Rod Rondeaux. 1845, Oregon. Una carovana di tre famiglie si fa guidare da Stephen Meek, un montanaro che conosce il deserto, verso le Cascade Mountains. L’uomo
Il sentiero di Meek (Meek’s Cutoff – Usa 2010) di Kelly Reichardt con Michelle Williams, Bruce Greenwood, Paul Dano, Shirley Henderson, Will Patton, Zoe Kazan, Neal Huff, Tommy Nelson, Rod Rondeaux.
1845, Oregon. Una carovana di tre famiglie si fa guidare da Stephen Meek, un montanaro che conosce il deserto, verso le Cascade Mountains. L’uomo però ha preso una scorciatoia ed ha perso la strada. Ora tutti non sanno bene cosa fare e che decisioni prendere, mentre le risorse finiscono e trovare l’acqua si rivela essere un’impresa sempre più difficile. Finché un giorno un indiano non attraversa il loro cammino, e quello che è considerato da sempre il nemico numero 1 può diventare la loro salvezza…
La seconda regista del concorso ufficiale della 67. Mostra del Cinema di Venezia è ancora una volta, dopo la Coppola, americana. La Reichardt si era già fatta notare prima a Cannes e poi a Torino con il suo Wendy and Lucy, storia di una ragazza alla ricerca della sua cagnolina, ed ora torna con un film che riprende con coerenza stile e tematiche del suo percorso. Aggiungendo però qualcosa in più alla sua poetica, forse proprio quel tocco che rende un regista un autore da apprezzare e seguire con attenzione.
Meek’s Cutoff è infatti un film lento ed essenziale solo in apparenza, mentre presenta una stratificazione di significati notevole. Utilizzando un formato 4:3, con la chiara intenzione di riprendere il paesaggio del deserto dell’Oregon soprattutto in verticale, per far notare quanto sia esteso l’ambiente e come in molti casi i personaggi ne siano “inglobati”, la Reichardt prosegue infatti con una storia che è fatta ancora di strade, di ricerche, di sfide.
Il film ci parla del mito americano, della frontiera e della netta contrapposizione tra indiani nativi e neo-coloni (l’Oregon non era ancora territorio americano all’epoca), e lo fa con uno stile sapiente e coraggioso, elogiando con la macchina da presa – a volte statica e a volte dinamica – paesaggi e colori. A suo modo può sembrare un inno alla straordinaria bellezza di quella terra, ma dall’altra parte Meek’s Cutoff ci dice molto sui conflitti interni del paese.
Ad impersonificare questi conflitti, con un gran bel personaggio ricco di dubbi, sfumature e anche difetti, c’è Emily, interpretata dalla brava Michelle Williams, già con la Reichardt nel precedente lavoro. Notevole risulta il suo sviluppo, che inizia con paura e totale avversione verso l’indiano, ritenuto pericolosissimo, passando anche per la furbizia (mentre gli sistema un sandalo: “Lo faccio solo perché così mi deve qualcosa”), fino ad essere l’unica del gruppo a saper interpretare il suo linguaggio.
La protagonista si deve confrontare poi anche con Meek, il burbero ed inquieto montanaro che sta guidando il gruppo non verso la fortuna tanto sperata ma verso la disperazione. Confrontandosi così con due mondi (maschili) diversi, Emily diventa l’emblema di una femminilità che cerca il suo posto ed un’identità, ed è pronta a prendersela con un certo coraggio.
C’è poi il tema della religione che in un paio di scene viene citato esplicitamente, oltre in alcune battute dei personaggi che vedono segni di Dio ad esempio in alcune pepite d’oro trovate per strada, e che si manifesta in ciecità da parte di alcuni personaggi, come ad esempio la madre bacchettona e moralista interpretata da Shirley Henderson. Il razzismo striscia sottopelle, e le distanze tra gli esseri umani diventano enormi…
Forse non sarà possibile che Meek’s Cutoff venga apprezzato da tutti. Non è un film facile, e la sua aria da variante western crepuscolare già seleziona parte del pubblico. Ma è un’opera che se rapisce non abbandona più, che fa soffrire e patire dubbi e dolori assieme ai personaggi, che fa sentire davvero il caldo e la sete, e con la quale pare davvero di sentire il vento e i profumi dell’Oregon. Ed è un’opera che è tenuta emotivamente assieme anche da pochissime ma ben selezionate tracce musicali, semplicissime ed efficaci. Ah, tra i produttori esecutivi figura un certo Todd Haynes. Quando uscirà non perdetelo: lo distribuisce la Archibald prossimamente.
Voto Gabriele: 8/9