Venezia 2010: Somewhere – La recensione
Somewhere (Somewhere, USA, 2010) di Sofia Coppola; con Elle Fanning, Stephen Dorff, Benicio Del Toro, Michelle Monaghan, Laura Ramsey, Robert Schwartzman, Caitlin Keats, Chris Pontius, Becky O’Donohue, C.C. Sheffield.Johnny Marco è uno degli attori più famosi del momento. Alloggia allo Chateau Marmont di Los Angeles, dove più o meno ogni sera c’è una festa in
Somewhere (Somewhere, USA, 2010) di Sofia Coppola; con Elle Fanning, Stephen Dorff, Benicio Del Toro, Michelle Monaghan, Laura Ramsey, Robert Schwartzman, Caitlin Keats, Chris Pontius, Becky O’Donohue, C.C. Sheffield.
Johnny Marco è uno degli attori più famosi del momento. Alloggia allo Chateau Marmont di Los Angeles, dove più o meno ogni sera c’è una festa in camera oppure invita delle lap dancers, ha una solida carriera, ma le sue giornate sono scandite dalla monotonia e dalla sua solitudine. L’arrivo della figlia undicenne, con la quale passerà qualche settimana, forse gli farà capire che l’importante per ricominciare a vivere è semplicemente andare…
E’ chiaro che il cinema di Sofia Coppola, dal momento che ha assunto delle linee guida riconoscibili e un’autorialità precisa, si possa definitivamente o amare od odiare. Già Marie Antoinette era un segno preciso di questa evoluzione critica. Conclusasi la “trilogia delle ragazze”, si apre con Somewhere un nuovo periodo nella carriera della regista, ma il suo cinema non resta invariato.
Già dal trailer avevamo tutti capito che il film più vicino a Somewhere sarebbe stato Lost in Translation, e guardando la quarta fatica della Coppola ne abbiamo avuto la conferma: i temi, i silenzi, l’albergo e una città diversa in cui “perdersi” (il momento a Milano, che merita un capitolo a parte che andremo ad approfondire più avanti) sono elementi che ritornano e tracciano una continuità cercata e trovata.
Johnny è un personaggio che dalla vita ha tutto e che comunque ha perso le coordinate. L’hotel è la perfetta rappresentazione di un non-luogo affettivo, e per l’attore lo Chateau Marmont non può rappresentare una casa accogliente. Già questo è un segno chiaro di instabilità del personaggio, e implica una necessità di spostamento. Ecco che l’arrivo della figlia e il primo viaggio a Milano sono gli espedienti perfetti per cominciare l’evoluzione del personaggio.
Nella prima parte del film la Coppola insiste con una voluta e precisa meccanicità nel narrarci le giornate tipo di Johnny, a loro modo già preannunciate “noiosamente” con la prima lunghissima inquadratura su una strada del deserto californiano in cui la Ferrari dell’attore passa davanti alla macchina da presa immobile per quattro volte facendo lo stesso percorso.
Potrà quindi non piacere o sembrare un film vacuo (come per molti fu Lost in Translation, dopotutto…), ma già da questi elementi ci sembra che lo stile della Coppola sia sempre più ragionato e sempre convincente. Tant’è che bastano la ripetitività dei gesti quotidiani e qualche piccolo momento per dirci molto sulle caratteristiche dei personaggi e soprattutto sul legame che c’è fra il giovane padre bello e dannato e la figlioletta undicenne che si dimostra più matura di quello che dovrebbe essere alla sua età.
Abbiamo prima citato il momento ambientato a Milano e di cui i giornali hanno tanto parlato, soprattutto per la presenza di attori e presentatori televisivi nostrani. Il pericolo era quello che la Coppola in qualche caso non dipingesse nel modo più oggettivo possibile la nostra mostruosa realtà televisiva, viste anche alcune dichiarazioni recenti in cui la regista si metteva sulla difensiva, e invece ci è andata bene (o male, per qualuno…). Così (in)volontariamente ci fanno una figuraccia soprattutto la Ventura e la Marini: perché i due protagonisti, dopo la mostruosa serata ai Telegatti, sono pronti a fuggire a gambe levate per tornare ad LA…
Ed ecco un altro punto su cui bisognerebbe soffermarsi, perché Somewhere è anche un film su Los Angeles. Che non resta sullo sfondo, ma entra attivamente nel racconto, nell’inquadratura e quindi nell’aspetto emotivo del film, con il suo sole, le sue piscine, il Sunset Boulevard tutto da guidare, le entrate nella folle autostrada riprese in soggettiva, le notti alcoliche ed erotiche. Le sue mille luci, le sue mille illusioni e le sue solitudini sono parte integranti del soggetto, e la storia di Johnny è a suo modo l’emblema del pensiero che la Coppola ha di Hollywood.
A rendere convincente il film ci pensano infine uno splendido Stephen Dorff, in formissima, e la sorprendente Elle Fanning, pronta a seguire le orme della sorella e forse ad ottenere ancora più successo di critica e pubblico. A lei basta un sorriso per accaparrarsi il pubblico, un pianto improvviso e per niente melodrammatico per colpire al cuore. Anche in questo sta la bellezza di Somewhere: colpire al cuore senza gettare mai la propria poetica, senza scadere mai nel patetico, nel melodramma, nonostante il materiale in fondo parecchio autobiografico. Per questo apprezziamo Sofia Coppola e difendiamo il suo cinema con i denti.
Voto Gabriele: 8
Voto Federico: 7
Voto Simona: 6
Dal 3 settembre nelle sale, qui il trailer italiano