Venezia 2010: venti lontani, l’ultimo uomo Depardieu
Venti lontani che piacciono ai giornali ghiotti d’estate – e per il resto dell’anno – , venti di polemiche da mescolare ai molti red carpet della voglia di esistere in nome del vecchio, caro cinema. C’è da augurarsi che simili soffi d’aria restino lontani dal Lido. Tuttavia, se ne parliamo è per fare qualche osservazione
Venti lontani che piacciono ai giornali ghiotti d’estate – e per il resto dell’anno – , venti di polemiche da mescolare ai molti red carpet della voglia di esistere in nome del vecchio, caro cinema. C’è da augurarsi che simili soffi d’aria restino lontani dal Lido. Tuttavia, se ne parliamo è per fare qualche osservazione sulla realtà di un cinema che non è più quello di una volta e che però riceve regolarmente infiniti appoggi mercantili specialmente sui settimanali, sia per i corpi delle dive e dei divi, sia per le propensioni di molti fra costoro che amano parlare a briglia sciolta.
Mai, come in questo momento, l’uso delle interviste è diventato importante, anzi indispensabile. Qualunque cosa viene registrata. Il bottino è spesso notevole e se non c’è si enfatizza. L’intervista regola del mondo e delle sue finzioni. A Venezia, ad esempio, si scatenerà una caccia a chiunque, fra attori e registi: provate ad immaginare per undici giorni una lunga fila, ma lunga lunga davvero, di cronisti che aspettano di incontrare colui-da-intervistare per pochi minuti, un soffio, una catena di montaggio di cose risapute, quasi sempre questo. Staremo a vedere.
Detto questo, veniamo a Gerard Depardieu che sulla stampa ha attaccato Juliette Binoche che lui giudica un’attrice senza talento: “Non vale niente, un successo inspiegabile”. Nello spettacolo in cui non volano più le uova marce – tutti applaudono – potrebbe servire l’uscita a bocca sciolta dell’uomo che in un film si evira con un coltello elettrico perché la moglie lo accusa di essere un fallocrate (“L’ultima donna” di Marco Ferreri nel quale Gérard fu nel 1975 il protagonista); e potrebbe essere persino di sollievo.
L’ipocrisia che circola è tanta, come pure la voglia di sopire, smorzare, evitare. Gérard però avrebbe dovuto articolare meglio le sue parole, se non altro perché, in un altro film con Ferreri nel 1978 Ciao maschio, centrato sull’uscita di scena definitiva dei fallocrati, potrebbe avere maturato uno stile più rispettoso dell’altro sesso, uno stile che ci piacerebbe fosse patrimonio di ogni uomo, di ogni maschio.
E’ così gentile il pesante Depardieu nella pubblicità, ben pagata, quando bacia una bella ragazza mentre prepara il sugo. La sgraziata uscita non ce la saremmo aspettata da un attore che fa poco cinema e che di recente ha fatto lavorato in teatro con Muti nel ruolo di Ivan il Terribile: prendersela con un’attrice premio Oscar, considerata la migliore attrice al festival di Cannes 2010.
E poi. Il lancio stampa di Gérard il Terribile ha avuto un risvolto poiché l’attore ha citato il regista Leo Carrax, una meteora nel cinema francese. Con Rosso sangue (1986) Carrax era stato salutato come un grande talento. Il ministro Jack Lang gli diede una mano perché venisse finanziato il film successivo Gli amanti del Pont- Neuf, in cui c’è la Binoche, e che Gérard il Terribile considera une merde. Reazioni genuine ma inspiegabili. Verrebbe da fare della dietrologia. Ma non è il caso.
Si può finire dicendo che un attore così bravo, così simpatico, questa volta ha appagato genuinamente (?) per una giornata la voglia di gossip incazzato che piace tanto oggi . Non ce lo aspettavamo da un divo che dice: Tengo core italiano e fa in Francia il vigneron. Ciao maschio.