Home Curiosità Departures – La recensione

Departures – La recensione

Departures (Okuribito) Regia di Yojiro Takita. Con Masahiro Motoki, Ryoko Hirosue, Tsutomu Yamazaki, Kazuko Yoshiyuki, Takashi Sasano, Kimiko YoEros e Thanatos non sono due categorie legate da una correlazione inscindibile, la morte in taluni casi può essere legata anche all’estetica e alla ricerca della bellezza. Accade così che il giovane violoncellista Daigo, dopo lo scioglimento

pubblicato 14 Aprile 2010 aggiornato 2 Agosto 2020 03:03

Departures (Okuribito) Regia di Yojiro Takita. Con Masahiro Motoki, Ryoko Hirosue, Tsutomu Yamazaki, Kazuko Yoshiyuki, Takashi Sasano, Kimiko Yo

Eros e Thanatos non sono due categorie legate da una correlazione inscindibile, la morte in taluni casi può essere legata anche all’estetica e alla ricerca della bellezza. Accade così che il giovane violoncellista Daigo, dopo lo scioglimento della orchestra, decide di lasciare la grande Tokyo con la mogli per ritornare al piccolo paese di origine, dove spera svogliatamente di costruire una vita su basi più solide rispetto a quelle artistiche che lo hanno portato a confrontarsi con il fallimento. Nel villaggio della campagna intorno a Yamagata, Daigo si imbatte per caso in un annuncio che offre un lavoro per quella che sembra essere un’agenzia di viaggi, ma le partenze di cui si fa continuamente riferimento (anche nel titolo) si riferiscono all’ultimo cammino verso l’aldilà. Quasi passivamente Daigo compie un lento cammino di accettazione dell’idea di lavorare a stretto contatto con i freddi corpi di cadaveri appena deceduti. Il suo lavoro consiste nel ricomporre le salme, lavarle e vestirle in vista dell’ultimo saluto, donando loro un estremo conforto nella dignità dell’aspetto. Daigo lentamente supera il timore che il contatto con il rigor mortis genera nelle persone comuni e trasforma i riti e i gesti della tanatoestetica in movimenti rituali aggraziati come quelli di un musicista. Il legame con il vecchio capo Sasaki diventa presto un surrogato del rapporto negatogli dal padre, fuggito con una donna quando Daigo era in tenera età, lasciando un vuoto incolmabile.

Sebbene quello della deposizione in Giappone sia un cerimonia fortemente rituale, la moglie Mika non accetta di essere stata tenuta allo scuro della sua professione e, temendo di dare scandalo in paese, preferisce abbandonarlo, ma la dignità e il profondo valore che il lavoro di Daigo dona ai parenti dei defunti riuscirà a sorprenderla nuovamente. La partenza è dunque una metafora fondamentale, non solo come motore narrativo del film, ma ogni personaggio è fortemente legato all’idea di un passaggio da un luogo all’altro, che sia il viaggio dalla vita alla morte, o da un luogo a uno diverso. Il rito del nokanshi rappresenta un momento fondamenta per l’elaborazione del lutto nella cultura nipponica, sia dal punto di vista estetico per il deceduto, sia dal punto di vista psicologico per coloro che piangono la sua dipartita.

Il film di Yojiro Takita racconta questo mondo al confine della vita con uno stile lirico, a tratti vicino alla petica di Akira Kurosawa (si pensi alla pioggia di petali di pesco o al corteo funebre nel verde dei campi) che si esprime tramite un profondo rigore formale realizzato con inquadrature pulite, esigui movimenti di macchina e totale assenza di eccessivi virtuosismi.

Splendida la coppia degli attori protagonisti, l’anziano maestro Masahiro Motoki e Tsutomo Yamazaki il giovane discepolo riescono a trasferire nei loro personaggi tutta la drammaticità di chi deve convivere giorno per giorno con la morte, ma con dignità incondizionata e grande desiderio di vita. La sceneggiatura viene costruita per accumulo di situazioni e di simbolismi evidenti attraverso cui si percepisce la parabola emotiva di Daigo, dalla sua non scelta alla sua vocazione. Quando però la morte tocca personalmente la vita di Daigo, allora è proprio il quello il momento in cui Eros e Tanathos si ricompongono, in cui i rancori di una vita vengono messi da parte e trasformati in un unico silenzioso saluto e in cui una nuova vita saluta una che invece va spegnendosi.

Curiosità: Departures , Premio Oscar come Miglior Film Straniero, esce casualmente in contemporanea con altri due film molto interessanti che hanno come tema quello del momento del trapasso. Departures infatti potrebbe essere una parte di una ideale trilogia funebre con Sunshine Cleaning e Oltre le regole – The Messenger, film che sebbene trattono il tema in modo molto differente, condividono molte riflessioni con il film di Takita.

Voto Carlo 7,5