The Great Wall: Recensione in Anteprima
Zhang Yimou e Matt Damon provano a motivare l’esistenza della Grande Muraglia cinese in The Great Wall, kolossal dal 23 febbraio al cinema.
Perchè Yimou non ha realizzato una pellicola sulla costruzione della Grande Muraglia cinese, lunga 6.350 chilometri, visibile dallo Spazio e con oltre 1500 anni di lavoro alle spalle, bensì un kolossal che guarda ai blockbuster hollywoodiani provando a mantenere la tradizione scenografica e coreografica del cinema cinese. Damon e Pascal sono due mercenari europei sbarcati in Cina per mettere le mani sulla tanto chiacchierata polvere da sparo. Peccato che al loro arrivo trovino un esercito pronto a scendere in guerra contro dei mostruosi alieni che ogni 60 anni si svegliano dal letargo per fare razzia di cadaveri, in modo da sfamare la Regina madre. Quella muraglia infinita è stata costruita proprio per contenerli, evitando così al mondo intero una piaga che porrebbe fine all’umanità.
Ormai abbonata ai mostri, visti i recenti Pacific Rim, Godzilla, Jurassic World e l’imminente Kong Skull Island, la Legendary Pictures ha contribuito a far nascere il più grande film interamente girato in Cina, con il botteghino di casa che ha ovviamente risposto presente all’appello. Quasi 200 i milioni di dollari incassati da una pellicola nata per intrattenere attraverso scene di battaglia sontuose e tecnicamente appaganti, per poi crollare di fronte a personaggi piatti, dialoghi poverissimi e ad una sceneggiatura ridotta all’osso. Yimou si limita all’indispensabile, nel raccontarci la storia di questi mostri 20 secoli prima venuti da chissà dove per colpire l’avidità umana, sommando guerriglie su guerriglie tra improponibili bungee jumping, armature a metà tra i Cavalieri dello Zodiaco e i Power Rangers, muraglie transformers e gigantesce lanterne cinesi trasformate in mongolfiere da guerra.
Un circo visivamente abbagliante, con complesse scene di massa ben costruite, una terza dimensione tutto centrato sull’effetto ‘colpisci lo spettatore’, un gioco di colori che nel finale travolge i protagonisti e credibili creature aliene nell’interazione in CG con gli attori, ma dallo sviluppo narrativo a dir poco discutibile. Damon e Pascal, a cui viene affidata un’imbarazzante scena in cui grazie ad un drappo rosso ‘mata’ l’alieno, gigioneggiano come se stessero prendendo parte ad un qualsiasi buddy movie, con il mercenario Matt, cuore di pietra che mai si era fidato di nessuno, pronto a sciogliersi dinanzi alla bella comandante che farà capire lui l’importanza della fiducia e della comunità.
Infallibile e intrepido arciere pronto a morire pur di salvare la Cina, Damon si limita all’ordinario, con tanto di improponibile accento irlandese e folta barba presto rasata, portando a casa una ricca pagnotta resa insipida da una trama limitata dalla sua prevedibilità e pochezza di scrittura. Yimou, regista di Lanterne Rosse e de La foresta dei pugnali volanti, ha girato il suo primo film in lingua inglese dopo 30 anni di carriera, mantenendo la barra di comando sulla spettacolarità della messa in scena. Chiedere altro, a The Great Wall, è pressoché inutile.
[rating title=”Voto di Federico” value=”5″ layout=”left”]
The Great Wall (Usa, Cina,2017, azione) di Zhang Yimou; con Matt Damon, Tian Jing, Pedro Pascal, Willem Dafoe, Eddie Peng, Lu Han, Kenny Lin, Karry Wang, Kai Zheng, Cheney Chen, Andy Lau, Xuan Huang, Zhang Hanyu, Gengxin Lin, Chen Xuedong, Wang Junkai, Yu Xintian, Liu Qiong – uscita giovedì 23 febbraio 2017.