Courmayeur Noir in Festival – Diablo Cody e il Corpo di Jennifer
Sorriso smagliante, sguardo sbarazzino e braccia tatuatissime. Questa è Diablo Cody (all’anagrafe Brook Busey-Hunt) 31anne originaria dell’Illinois, ex blogger, ex spogliarellista e premio Oscar 2008 per la sceneggiatura originale di Juno. La abbiamo incontrata in hotel in mattinata, per farle qualche domanda in merito a Jennifer’s Body, atteso teen-horror che uscirà nelle nostre sale il
Sorriso smagliante, sguardo sbarazzino e braccia tatuatissime. Questa è Diablo Cody (all’anagrafe Brook Busey-Hunt) 31anne originaria dell’Illinois, ex blogger, ex spogliarellista e premio Oscar 2008 per la sceneggiatura originale di Juno. La abbiamo incontrata in hotel in mattinata, per farle qualche domanda in merito a Jennifer’s Body, atteso teen-horror che uscirà nelle nostre sale il 10 dicembre.
Jennifer’s Body ha una sceneggiatura molto complessa e leggibile su diversi piani, da una parte un’odissea per teen ager, ma dall’altra parte sembra anche una rivisitazione dell’11 settembre in chiave high school. Mi sembra che ci siano molte paure inserite nello script che sono simili a quelle successive all’11 settembre 2001. E’ una cosa voluta, oppure è venuta naturalmente perchè queste sono le grandi paure americane?
Ho scritto questa sceneggiatura un paio di anni fa. Alcune cose cominciano a cambiare dal punto di vista politico, ma nel corso di questi ultimi anni non è cambiato un gran che, le persone in America sono ancora vittime della paranoia e del panico post 9/11. Volevo che le reazioni degli studenti nel film rispecchiassero la maniera in cui la maggior parte degli americani ha reagito all’11 settembre. La confusione, il bisogno di trovare degli eroi – in questo caso la band, in realtà abbastanza sinistra – e abbiamo visto molte cose simili in America. E’ interessante che tu mi abbia chiesto dei differenti livelli di lettura dello script perchè quello che volevo era proprio che una parte di pubblico potesse fruire del film cogliendone solo gli aspetti propri di un prodotto commerciale di intrattenimento e che altri fossero in grado di dire “ehi, aspetta un attimo, c’è sotto qualcosa di più, c’è un messaggio più profondo“. Spero abbia funzionato.
Courmayeur Noir in Festival – Diablo Cody e il Corpo di Jennifer
Ero curiosa in merito al piccolissimo cameo all’inizio nel bar. Avevi voglia di apporre una sorta di firma?
Si, ma probabilmente trattato di un errore.Avevo visitato molto spesso il set ed ero molto curiosa di rendermi conto con esattezza di quello che sarebbe apparso nel film. Così ho chiesto alla regista se potevo apparire in un cameo e lei ha detto di sì, facendomi restare ferma nello stesso punto per due giorni, per girare una scena in cui mi si vede per due secondi. Ho realizzato il perchè non faccio l’attrice. Come scrittrice ottengo gratificazioni molto più immediate!
Mi è sembrato che uno dei messaggi del film sia che le ragazze non sono completamente al sicuro con i maschi, ma fra di loro lo sono ancora meno.
Ci sono due aspetti di queste dinamiche. Ovviamente in Juno ho provato a mostrare il lato migliore dei teen agers, erano tutti dei bravi ragazzi; ma poichè questo film è fondalmentalmente un horror, mi sono detta “ok, tirerò fuori tutto il peggio delle adolescenti e mostrerò quanto il loro comportamento possa essere realmente spaventoso”.
Nel film c’è un campionario completo delle varie tipologie di adolescente americano: il nerd, la cheerleader, l’emo… Tu in quale ruolo ti rivedi maggiormente? (O forse hai attraversato tutti questi ruoli nel corso della vita?)
A dire la verità io mi rivedo in tutti loro. Nella realtà nessuno di noi è classificabile in uno solo di questi archetipi, la maggior parte di noi racchiude elementi di tutti questi caratteri. Probabilmente ai tempi delle superiori ero più simile al personaggio di Needy, ma anche a Colin, così determinato nel voler apparire strano. Credo di essere affascinata da tutte queste tipologie di adolescente perchè le ho vissute tutte in prima persona.
Anche tu hai avuto un’amica del cuore con cui hai condiviso un rapporto così estremo?
Sì, ho avuto un’amica del cuore, con la quale sono tutt’ora in ottimi rapporti. Fortunatamente fra noi non c’è mai stata quel tipo di rivalità. Sentimento che comunque ho sperimentato, ma non con la mia amica.
A questo punto mi viene da chiederti a quale Tara (si riferisce a United States of Tara, la serie televisiva attualmente in programmazione su Mya di Mediaset Premium, in cui Toni Collette veste i panni di una donna con diverse personalità n.d.r.) assomigli di più.
Sono molto contenta che tu mi abbia chiesto della serie! Mi identifico assolutamente con Buck, che è la personalità più mascolina e aggressiva. Tutte le persone coinvolte nella lavorazione della serie sono d’accordo nel dire che io somiglio a Buck.
Come è stato il rapporto con la regista che qui poteva essere particolarmente critico poichè si potevano perdere i differenti livelli di lettura…
Sono stata molto fortunata ad essere uno dei produttori della pellicola, in modo da avere voce in capitolo nella scelta del regista e del cast. Ho discusso della sceneggiatura con alcuni registi e fra loro Karen mi è sembrata subito essere quella che maggiormente riusciva a comprendere il livello più profondo della vicenda. Siamo complementari, come due facce della stessa medaglia, lei sembra essere una versione di me stessa più seria e disciplinata (o forse sono io ad essere una versione idiota di Karen!). La prima volta che l’ho incontrata, ha portato con sè alcuni artworks che dimostravano benissimo che aveva capito perfettamente il tipo di immagine, di impatto visivo, che avrei voluto per il film.
So che può sembrare una domanda banale, però credo che una delle cose più belle che si possano fare nella vita sia quella di raccontare una storia. E tu lo fai per lavoro. Come ci si sente a fare un lavoro così bello?
Ogni giorno quando mi sveglio – e spero che questo non suoni terribilmente banale – mi sento incredibilmente grata perchè ho la fortuna di fare questo lavoro. Ho fatto un sacco di altre esperienze nella vita, prima di approdare a questo lavoro, e nessuna di esse è stata magica come questa (in realtà nessuna lo è stata affatto). Tutto ciò che ho sempre voluto fare è raccontare storie alla gente. Mi accontenterei di poterlo fare con un gruppo di venti persone per pubblico, ma farlo a livello globale e poter raggiungere così tante gente è meraviglioso oltre a quanto avrei mai potuto immaginare.
Come dimostra questo film (e come già dimostravano alcune citazioni di Juno) sei un amante del genere horror e visto che qui c’è Dario Argento, mi chiedevo se magari lo avessi incontrato, se aveste in programma di lavorare insieme in futuro…
Sono sicura che lui non sia interessato a lavorare con me, comunque ho sentito dire che nella scena iniziale del suo nuovo film (Giallo n.d.r.) c’è un piccolo riferimento a Juno: la protagonista passa davanti ad un poster del film. Ho scelto di credere che quello fosse un complimento rivolto a me, un riconoscimento al mio lavoro. Ho avuto il piacere di incontrarlo, perchè sono una sua fan, ma è successo prima di Juno. Mi piacerebbe molto poterlo incontrare nuovamente.
Visto che abbiamo parlato della tua passione per Dario Argento, chi sono i tuoi miti, a quali altri autori ti rapporti e da chi trai ispirazione sia nel campo cinematografico che della letteratura?
Wes Craven secondo me è uno dei più grandi registi horror americani, ha creato la serie di Nightmare. Spesso le persone si sorprendono nel sentirmi dire che i suoi film mi hanno ispirata, perchè erano sostanzialmente degli splatter movie, mentre Jennifer’s Body è più un thriller con atmosfere horror. Nella serie di Nightmare c’era un personaggio – Nancy, la protagonista di tre dei film – che era una teen ager molto forte. Quando ero bambina amavo molto il suo personaggio e pensavo che mi sarebbe piaciuto tanto creare un personagigo come lei. Needy è un po’ come Nancy.
Fino a che punto Jennifer’s Body è un omaggio a Michael Lehmann ed a Schegge di Follia?
Decisamente c’è un omaggio a Schegge di Follia, che è stato un punto di riferimento costante nel periodo in cui il nostro film è stato sviluppato, perchè è incredibilmente intelligente, è cattivo, ed è ancora un grande cult negli Stati Uniti.Non posso sperare di arrivare mai a scrivere un film altrettanto bello, ma di sicuro mi è stato di ispirazione.
Tu sei sicuramente un esempio di chi ce l’ha fatta. Qui in Italia ci sono un sacco di persone – blogger e non – che si arrabattano per riuscire ad emergere. Abbiamo visto che in America ci si può riuscire…
Credo di essere l’unico caso di blogger diventata sceneggiatrice cinematografica, ma è invece molto comune che dei bloggers ottengano dei contratti editoriali. E’ stato molto facile per me, perchè sono stata una delle prime blogger in assoluto, ma è ancora possibile.
Dopo la commedia, con Juno; e l’horror, con Jennifer’s Body; quali altri generi cinematografici ha intenzione di esporare nel prosismo futuro?
Ho appena finito di scrivere una sceneggiatura molto drammatica, abbastanza pesante, ma non so se mi sia venuta bene, potrebbe essere orribile!
La piacevole chiacchierata con Diablo Cody prosegue all’ora di pranzo in sede più ufficiale e festivaliera, in un rilassato incontro con il pubblico (grazie di cuore Federica Aliano per la trascrizione di questa seconda parte n.d.r.).
Prima di tutto, esordisce Diablo, sono davvero felice di essere qui, credo che questo festival sia veramente cool!
Jennifer’s Body è sì un horror, ma può anche essere visto come un film sul coming of age?
Nelle mie intenzioni il film doveva avere almeno ue livelli di lettura, una è una storia sugli adolescenti di oggi, l’altra è una lettura politica di quello che significa essere una ragazza in America oggi
Che tipo di rapporto avevate tu e Karin Kusama sul set?
Mi sento di essere satata davvero fortunata, anche come produttrice, perché questo mi ha permesso di prendere delle decisioni anche su come il film doveva essere diretto. Karin è una fissata con gli horror, il che è grandioso. Dal punto di vista tecnico sa tutto su come fare un film, sa come operare sul livello tecnico, questo mi ha colpita immediatamente moltissimo. Per me non era assolutamente necessario avere una regista donna, ma devo dire che è stato un vero colpo di fortuna alla fine avere un film quasi completamente al femminile.
Di solito gli horror hanno un target maschile, questo è il primo horror per ragazze?
È stata proprio quella l’idea. È interessante perché nei film horror ci sono un sacco di ragazze, ma quasi mai un film è visto dalla prospettiva delle adolescenti, e mai è stato scritto da una donna. Negli horror ci sono personaggi femminili anche molto potenti. Ma io volevo fare un horror costruito da donne e non da un uomo che crede di sapere quel che le donne pensano. È strano da dirsi, ma il genere horror in America è forse il genere più femminista.
Molti hanno definito Jennifer una vampira. In realtà è posseduta da un demone antropofago. Questo “nutrirsi” degli altri può essere visto come una metafora del bullismo? Un “mangiare” nel senso di buttare giù qualcuno per sentirsi più forte?
Jennifer è questa bellissima ragazza, ma è davvero insicura. Viene mercificata ogni giorno della sua vita, trattata come un oggetto, proprio perché è bellissima, quindi cerca solo di prendere i suoi vantaggi da tutto ciò. Con il paranormale, quando si rende conto di avere questa capacità, ne approfitta fino alle estreme conseguenze. Ma anche abbandonando il campo del paranormale, possiamo vederla in un modo molto simile nella vita reale. Ci sono ragazze che letteralmente si attaccano a vicenda per lenire le proprie insicurezze, fare di se stesse un essere più forte. Di certo non è un esempio da seguire, ma il simbolismo è decisamente voluto.
Da dove viene il nome Diablo?
Fu un’idea davvero stupida a quel tempo. Stavo iniziando a scrivere, lo facevo in maniera molto anonima, non volevo che la mia famiglia sapesse di cosa stavo scrivendo. Quindi ho cercato quanto di più dark, oscuro e minaccioso mi poteva venire in mente. Mi sono allora scelta questo nome. Ora non mi piace più, ma questo nome mi ha seguita per tutta la vita e ora me lo devo tenere. Cody è un posto nel Wyoming dove passavo in quel momento.
Ogni volta che scrive, dà ai suoi personaggi più di un volto, la sua è una forma di script molto particolare e molto bella, sicuramente riconoscibile in uno stile unico e peculiare…
Grazie mille, è un bellissimo complimento. Quando ho iniizato a scrivere non avevo mai preso lezioni, non avevo frequentato corsi di sceneggiatura, ho semplicemente fatto riferimento ai film che amavo, agli autori che apprezzavo di più. Se il mio stile serve a trasmettere qualcosa di specifico è proprio perché non avevo dietro una scuola, quindi è genuino, ma anche “sporco”. Nella mia vita incontro molti scrittori sorprendentemente bravi; io invece sto imparando ancora a scrivere ogni giorno, non penso di essere una grande autrice, ma grazie mille lo stesso.
In Italia è appena iniziata la sere TV da te sceneggiata, United States of Tara. A proposito di doppi livelli, qui la protagonista ne ha addirittura quattro che vivono insieme nella sua testa… Cosa puoi dirci dello scrivere una serie televisiva?
Scrivere per la tv è davvero diverso. È una cosa molto collaborativa: abbiamo una sala degli autori, ogni giorno ci vediamo e tiriamo fuori idee. È davvero un lavoro di team. quando scrivo un film invece, me ne sto da sola nella mia stanza e mi prendo i miei tempi. Per quanto riguarda i temi della serie, credo che siano più o meno gli stessi che sono contenuti nei miei film: una donna che deve venire a patti con la propria identità, è un tema ricorrente e mi domando se a questo tema riuscirò mai a sfuggire.
Negli Stati Uniti Jennifer’s Body non è stato certo un successo al botteghino…
Credo che nessuna delle persone coinvolte nel film si aspettasse un enorme successo negli States. Sapevamo dal momento in cui abbiamo iniziato che non sarebbe stato d’appeal per la massa degli spettatori. Abbiamo tutti pensato a quale sfida sarebbe stato, perché è davvero ambiguo, a metà tra la commedia teen e l’horror. non era paragonabile a Juno, noi lo sapevamo almeno un mese prima che il film uscisse che l’incasso non sarebbe stato stratosferico. Eravamo consapevoli che un film così pervaso da un senso del male indubbiamente non avrebbe attratto le grandi masse, in particolare in un paese dove per cultura il pubblico preferisce o si aspetta delle proposte molto chiare, nette e ben impacchettate, non di certo così ambigue.
Il rapporto tra Needy e Jennifer ha un risvolto sessuale. Sembra anzi che le due amiche sviluppino la loro sessualità tra di loro più che in un rapporto eterosessuale. Mi domando se lei ha mai avuto esperienze simili…
Certo che ho avuto esperienze di quel tipo, è un’esperienza alla quale riesco a rapportarmi personalmente. Mi rendo conto che questo tipo di rapporto tra due amiche non viene descritto molto frequentemente al cinema o nei libri. È un rapporto complesso fra due donne, migliori amiche, platonico ma sessuale allo stesso tempo. È raro trovarlo nei racconti, ma nella realtà è molto più frequente di quanto pensiate. Io l’ho vissuto, ma non con un’amica, bensì all’interno di me stessa, è stata un’esprienza personale. Credo capiti a tutte, crescendo, di sentirsi una brava persona e al contempo estremamente egoista ed egocentrica. Credo che tutte abbiamo avuto il dualismo o Madonna o puttana dentro di noi.
Cosa pensa quando vede le sue sceneggiature trasformate in film?
Ogni volta che posso collaborare con un regista è una benedizione perché mi lasciano esprimere le mie idee anche al livello estetico. In questo caso, sono davvero soddisfatta del look che ha Jennifer’s Body. Se lo avessi diretto io, sarebbe molto simile a come è ora.
Un suggerimento al lettore di Candy Girl, la sua autobiografia. Come ci si deve accostare al testo?
Candy Girl è divertente, a volte disgustoso, la gente di solito lo apprezza e si sente in imbarazzo per me. A volte però lo trovo mortificante. A volte il successo del libro mi mette in imbarazzo.