Home Festival di Cannes Agora – tutte le locandine, 4 clips e qualche riflessione sull’atteso dramma storico di Alejandro Amenábar che probabilmente non vedremo in Italia

Agora – tutte le locandine, 4 clips e qualche riflessione sull’atteso dramma storico di Alejandro Amenábar che probabilmente non vedremo in Italia

Qualche giorno fa, fra i commenti lasciati dagli utenti in calce ad un post relativo alle critiche mosse dal Vaticano a New Moon, qualcuno ha sottolineato le presunte pressioni fatte dalla Chiesa sui distributori italiani perchè Agora, il nuovo dramma storico diretto da Alejandro Amenábar non arrivi nelle sale del nostro Paese. Ci sembra doveroso

di simona
pubblicato 24 Novembre 2009 aggiornato 2 Agosto 2020 07:51



Qualche giorno fa, fra i commenti lasciati dagli utenti in calce ad un post relativo alle critiche mosse dal Vaticano a New Moon, qualcuno ha sottolineato le presunte pressioni fatte dalla Chiesa sui distributori italiani perchè Agora, il nuovo dramma storico diretto da Alejandro Amenábar non arrivi nelle sale del nostro Paese. Ci sembra doveroso approfondire l’argomento. Va chiarito però, ancora prima di cominciare, che i portavoce della Santa Sede negano categoricamente che siano state fatte pressioni di alcun genere ed attribuiscono la mancata distribuzione del film a ragioni puramente commerciali (i film storici, notoriamente, non attirano molto pubblico) e non a censure più o meno velate. Ciò detto…a voi il giudizio.

Accompagnato da polemiche, destinato a far discutere, il film è soprattutto un duro atto d’accusa contro tutti i fondamentalismi religiosi. Ambientato ad Alessandria d’Egitto nel quarto secolo d.c., ripercorre la storia di Hypatia di Alessandria, leggendaria astronoma e filosofa inventrice del planisfero e dell’astrolabio, che cerca il segreto per poter conservare tutti i saperi della sua civiltà. La sua vita è strettamente legata a quella dello schiavo Davus, da sempre innamorato di lei che ora, però, è costretto a scegliere se restarle vicino, oppure conquistare la libertà, convertendosi al cristianesimo. Hypatia (il nome greco si pronuncia Ipàzia) fu barbaramente uccisa nel marzo del 415 da un gruppo di cristiani per ordine di Cirillo, vescovo di Alessandria. Da allora il suo nome è praticamente scomparso (non quello del suo uccisore, che fu fatto santo) e la sua figura è stata convertita in una specie di martire del paganesimo e simbolo della libertà di pensiero.

Il film, presentato lo scorso maggio a Cannes e passato in concorso anche al Toronto International Film Festival, è uscito in Spagna lo scorso 9 ottobre (incassando, solo in patria, quasi 30 milioni di dollari in 6 settimane), esce oggi in Libano e dopodomani arriverà nelle sale Israeliane. A gennaio lo vedranno in Francia e negli Stati Uniti. Hanno acquistato i diritti per farlo arrivare sul grande schermo anche a Taiwan, in Thailandia e in Grecia…ma sembra che il pubblico italiano sia destinato a rimanere a bocca asciutta. In Italia – nonostante la garanzia del nome di Amenábar, autore di capolavori come Mare dentro o come The Others, e la presenza nel cast del premio Oscar Rachel Weisz, accompagnata da Max Minghella, Oscar Isaac, Ashraf Barhom, Michael Lonsdale, Rupert Evans e Homayoun Ershadi – nessuno ha avuto il coraggio di acquistare il titolo e di distribuirlo, con il rischio di andare incontro alle ire del Vaticano. Seguiteci dopo il salto, non è finita qui…
Agora – tutte le locandine e 4 clips dell\’atteso dramma storico di Alejandro Amenábar

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Su Facebook esiste un gruppo (conta 6.791 iscritti) che esorta ad informare il maggior numero di persone possibile circa il film e la sua censura, oltre che a firmare la petizione per far sì che la pellicola venga distribuita anche nel nostro Paese. Sull’argomento sono stati pubblicati, nel corso dei mesi, svariati articoli su blog, quotidiani e settimanali importanti, passati più o meno sotto silenzio. Ve ne linko qualcuno qui, casomai foste interessati ad approfondire l’argomento. Articolo apparso su MicroMega a firma di Margherita Hack, articolo de La Stampa, articolo di El Mundo (qui la traduzione in italiano), qui l’opinione di un collega blogger, DonnaPratica, Il Giornale di Vicenza.

A voi i commenti, apriamo pure il dibattito…

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