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Venezia 66: voti e considerazioni finali

La Mostra di Venezia ha poco rispetto per il suo pubblico, e in realtà pare averne poco anche per i suoi autori. Potrebbe suonare come una sentenza, una presa di posizione un po’ aprioristica, quasi snobistica. E invece è frutto di una visione continua durata 11 giorni e che conferma purtroppo il fatto che, invece

13 Settembre 2009 05:30

Venezia 66: voti e considerazioni finaliLa Mostra di Venezia ha poco rispetto per il suo pubblico, e in realtà pare averne poco anche per i suoi autori. Potrebbe suonare come una sentenza, una presa di posizione un po’ aprioristica, quasi snobistica. E invece è frutto di una visione continua durata 11 giorni e che conferma purtroppo il fatto che, invece di migliorare, l’organizzazione di un evento di tale portata non rispetta le promesse con i suoi partecipanti.

Se da una parte la proiezione inizia con un ritardo di 40 minuti e coi sottotitoli sfasati di una ventina di secondi (è il caso del film di Solondz), dall’altra la prima stampa del film di Ferrara non parte nemmeno per una decina di minuti. Tra i ritardi troppo presenti, spunta poi lo spirito maligno dell’aria condizionata, anche quando fuori si scatena l’inferno di freddo e vento. Risultato? Un’orchestra di tosse e starnuti dappertutto, con febbre a paralizzare metà accreditati.

Mentre salta un panel della Pixar, si continua a ragionare sul perché continuare a non riempire le sale fino alla fine, lasciando fuori gente. Nonostante la riorganizzazione degli spazi per la costruzione del nuovo Palazzo del Cinema, ci avevano promesso una Mostra comunque “più efficiente ed ospitale rispetto alle passate edizioni”, ricordate? Falso: i disagi ci sono tutti, e la ristorazione e i prezzi sono al solito allucinanti. Aggiungiamoci una Sala Perla 2 in fondo inutile e mal costruita (posizione, acustica, temperatura, e la sera tardi diventa una discoteca perché si sente tutto il dj set notturno) e un’intera sezione Controcampo da rivedere (perché i suoi film passano in sale che nessuno vuole più ormai) e siamo a posto.

Permetteteci questa “piccola” digressione, ma la Mostra è volenti o nolenti anche questo: ribadiamo il concetto che al Lido non si guardano solo film, ma si lavora e si vive per più di 10 giorni. Ma appunto i protagonisti sono i film, e quest’edizione non è stata avara di bei risultati, per niente.

Il concorso ha offerto una serie di pellicole che hanno convinto, diviso, divertito e fatto parlare di sé, e l’impressione è quella che i selezionatori abbiano azzeccato la descrizione di quel decantato “sismografo” sullo stato del cinema contemporaneo. Bel concorso, con grandi autori, nuove scoperte e bei titoli.

Solondz è vivissimo, cattivo e indipendente fino al midollo, e il suo film correremmo a rivederlo anche ora; attendetelo pure perché ce l’ha la Archibald. Akin si riconferma autore da seguire, con un’energia invidiabile che ha fatto forse scattare l’applauso più lungo e caloroso. Chéreau ha convinto poco, ma continua a fare il suo cinema sottile e ragionato, sotto sotto davvero emozionante e unico. Due i grandi esclusi dal palmarès finale: Jessica Hausner, una delle sorprese della competizione, e l’arrabbiatissimo e convincente Michael Moore.

Lebanon, il Leone d’Oro diretto da Maoz, è un film forte, originale ed emozionante, girato benissimo e con momenti da non dimenticare. Si comporta bene Herzog con i suoi due film in gara, ma non troppo per esaltare la critica e la giuria: gli accreditati però sono soddisfatti. Sorprendente l’esordio di Tom Ford, elegantissimo eppure sincero, un po’ patinato ma onestissimo. Fedele al romanzo di partenza, The Road ha diviso proprio per questo motivo: ma è cinema capace di scuotere. Come quello di Brillante Mendoza, che con Lola ha uno sguardo indovinato sull’ambientazione e sui personaggi delle sue due “nonne coraggio”.

Capitolo delusioni. Maher, immaginiamo con un budget comunque robusto, filma un film statico, mai appassionante, che con il maestro Chahine non c’entra nulla. Tsukamoto rifà se stesso, copia dai precedenti Tetsuo le idee migliori, ripulisce freddamente lo stile e non offre una nuova visione sul tema. Tornatore e Placido non sono all’altezza delle aspettative, il primo impegnato a ricercare il grande kolossal e perdendo la bussola, il secondo non riuscendo a convincere né con la storia né con la Storia, così come accade più o meno a Yonfan. Romero torna indietro, ma c’è chi applaude: chi scrive c’ha messo un po’, e in modo non poco difficile, a metabolizzare il fatto di essere rimasto deluso.

Qualche titolo sparso nelle altre sezioni. L’esordio come regista di Heslov è intelligente ed esilarante, così come è speciale, “accademico” ma ipnotico l’esperimento di Greenaway, presente in sala per commentare durante la proiezione. Molto bello Valhalla Rising, davvero tosto ma capace anche di prendersi momenti di angosciante silenzio. Robusto Fuqua, non male Soderbergh. Alcuni film da vedere dalle Giornate degli Autori e Settimana della Critica: Domaine, Celda 211, Metropia e Videocracy.

Ma il film più bello della Mostra è il suo: Frederick Wiseman firma un altro documentario da non perdere, che varrebbe la pena studiare e custodire come il resto della sua filmografia. Ed è bello constatare che anche i colleghi del Mouse d’Oro l’hanno pensata allo stesso modo: a lui va il Mouse d’Argento come miglior film fuori dalla competizione ufficiale. Un bel risultato, per Wiseman (che batte tutti – lo urliamo! – gli altri film fuori dal concorso) e per il neonato premio della critica on line, che ha premiato Solondz, ovvero la pellicola più bella in gara per il Leone d’Oro, con il premio maggiore.

Una bella mostra, un bel concorso, alcune belle sorprese. Il tutto rovinato in parte da un’organizzazione da rivedere. Perché il prossimo anno sarà uguale a questo, se non peggio, visto che i lavori del Palazzo inizieranno davvero. Quanto sarebbe bello riavere un programma come questo e uno spazio più vivibile, davvero un sogno…

Di seguito tutti i voti, personalissimi e discutibili, dei film visti quest’anno. Per i film in concorso, accanto tra parentesi c’è il voto finale della giuria del Mouse d’Oro.

Concorso

Baarìa – di Giuseppe Tornatore (5,99)
Voto: 5

The Road – di John Hillcoat (6,87)
Voto: 7 abbondante

Life during wartime – di Todd Solondz (7,95)
Voto: dall’8 al 9

Lourdes – di Jessica Hausner (7,41)
Voto: 8

Lei wangzi (Prince of Tears) – di Yonfan (4,94)
Voto: 5

Il cattivo tenente – Ultima chiamata New Orleans – di Werner Herzog (7,16)
Voto: dal 7 all’8

Tetsuo the Bullett Man – di Shinya Tsukamoto (6,00)
Voto: dal 5 al 6

My Son, My Son, What Have Ye Done – di Werner Herzog (7,09)
Voto: dal 7 all’8

Yi ngoy (Accident)
– di Soi Cheang (7,01)
Voto: 7

Persécution – di Patrice Chéreau (6,02)
Voto: 8 abbondante

Capitalism: A Love Story – di Michael Moore (7,67)
Voto: 8

White Material
– di Claire Denis (5,88)
Voto: 7

Ahasin Wetei (Between Two Worlds) – di Vimukthi Jayasundara (5,76)
Voto: dal 5 al 6

Questione di punti di vista – di Jacques Rivette (6,91)
Voto: 7

Lebanon – di Samuel Maoz (7,48)
Voto: 8

Lo spazio bianco – di Francesca Comencini (6,39)
Voto: dal 6 al 7

Zanan bedoone mardan (Women Without Men) – di Shirin Neshat (5,71)
Voto: 6

Survival of the Dead – di George A. Romero (6,05)
Voto: 5

Il Grande Sogno – di Michele Placido (5,26)
Voto: 5

Al Mosafer (The Traveler) – di Ahmed Maher (4,26)
Voto: 4

La doppia ora – di Giuseppe Capotondi (7,22)
Voto: dal 6 al 7

Soul Kitchen – di Fatih Akin (7,74)
Voto: 8

Lola – di Brillante Mendoza (6,42)
Voto: dal 7 all’8

Mr. Nobody – di Jaco van Dormael (5,83)
Voto: 7

A Single Man – di Tom Ford (7,62)
Voto: dal 7 all’8

Fuori concorso

REC 2 – di Jaume Balaguerò e Paco Plaza
Voto: 6

Valhalla Rising – di Nicolas Winding Refn
Voto: 8

The Informant! – di Steven Soderbergh
Voto: 7

Brooklyn’s Finest – di Antoine Fuqua
Voto: 7

South of the Border – di Oliver Stone
Voto: dal 6 al 7

Napoli Napoli Napoli – di Abel Ferrara
Voto: 6 (ma la parte fiction…!)

The Men Who Stare at Goats – di Grant Heslov
Voto: 8

The Hole – di Joe Dante
Voto: 6

Orizzonti

Francesca – di Bobby Paunescu
Voto: dal 5 al 6

Pepperminta – di Pipilotti Rist
Voto: 2

Io sono l’amore – di Luca Guadagnino
Voto: 1

Repo Chick – di Alex Cox
Voto: 3

Korotkoye Zamykaniye (Crush) – di Petr Buslov, Alexei German Jr., Boris Khlebnikov, Kirill Serebrennikov, Ivan Vrypayev
Voto: 7

La Danse – Le Ballet de l’Opéra de Paris – di Frederick Wiseman
Voto: 9

The Marriage – di Peter Greenaway
Voto: 8 all’insieme

Tris di donne & abiti nuziali – di Vincenzo Terracciano
Voto: 5

Giornate degli Autori

Apan (The Ape) – di Jesper Ganslandt
Voto: 6

Barking Water – di Sterlin Harjo
Voto: dal 5 al 6

Celda 211 – di Daniel Monzón
Voto: 7

L’amore e basta – di Stefano Consiglio
Voto: 6

Settimana della Critica

Metropia – di Tarik Saleh
Voto: 7

Videocracy – di Erik Gandini (in collaborazione con le Giornate degli Autori)
Voto: 7

Domaine – di Patric Chiha
Voto: 8

Listicky (Foxes) – di Mira Fornay
Voto: dal 5 al 6

N.B.: ci tengo infine a scusarmi coi lettori, per non aver risposto nella sezione dei commenti dei vari post con le opinioni sui film quando venivo interpellato, e mi scuso se in questi c’erano errori grammaticali. Purtroppo anche io ero fra quelli che si sono beccati l’accidente, tra febbre e raffreddore. Spero di aver fatto comunque tutto il possibile per coprire al meglio la Mostra. Se ci sono riuscito anche in parte, è solo grazie all’amico Vivin C.

Festival di Venezia