Venezia 66 – Bad Liutenant: Port of Call New Orleans la conferenza stampa
La prima domanda della conferenza stampa di Bad Liutenant: port of call New Orleans, in concorso alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, viene rivolta al regista Werner Herzog.Che tipo legame esiste con il lavoro di Abel Ferrara e ha mai fatto lei stesso uso di droghe? Mi piacerebbe sapere su quale pianeta trascorre il
La prima domanda della conferenza stampa di Bad Liutenant: port of call New Orleans, in concorso alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, viene rivolta al regista Werner Herzog.
Che tipo legame esiste con il lavoro di Abel Ferrara e ha mai fatto lei stesso uso di droghe?
Mi piacerebbe sapere su quale pianeta trascorre il suo tempo – risponde Herzog fra il serio ed il faceto – non ho visto il film di Ferrara, perciò non posso rispondere alla sua domanda. Mi piacerebbe incontrarlo però, e discutere del film con lui, davanti ad una bottiglia di whisky! Per quanto riguarda l’uso di droghe, non ho alcuna esperienza in merito. Non ho mai assunto sostanze stupefacenti, nemmeno una volta in vita mia, perchè non mi piace la cultura della droga. Ho tolto molte scene dalla sceneggiatura originale in cui si parlava di stupefacenti e sul set ho parlato con Nicolas Cage dell’argomento. Nicolas Cage fa largo uso droghe – nel film, naturalmente – e mi sembrava così convincente che ho immediatamente chiesto al supervisore degli effetti speciali di non dargli più cocaina, ma ho scoperto che si trattava di zucchero o qualcosa di simile.
Mi sembra che rispetto al film di Ferrara, lei abbia accentuato gli aspetti sociali e politici. Mi sembra, e le chiedo conferma, che per il suo protagonista non ci sia una salvezza attraverso le istituzioni ma solo a livello personale, grazie ad un incontro casuale. E per Eva Mendes, mi sembra che per la prima volto abbia interpretato un personaggio molto più dolce e vero rispetto agli altri ruoli portati precedentemente sullo schermo…
Come ho detto prima, risponde nuovamente il regista, non posso rispondere alle domande relative a Ferrara. Non lo conosco, non ho visto nessuno dei suoi film. Per quanto riguarda le persone, i personaggi che popolano il mio film, diciamo che sono i caratteri che mi piace vedere sullo schermo; ed ho avuto la benedizione di poter lavorare con Nicolas Cage e Eva Mendes e penso che abbiano fatto un ottimo lavoro insieme. Hanno accettato subito di lavorare nel mio film. Nicolas ha detto di sì in meno di 60 secondi ed Eva…quanto ti ci è voluto per decidere?
Per accettare? Chiede l’attrice. Non ho nemmeno letto il copione. Ho sentito il nome di Werner Herzog e ho subito detto sì, poi hanno menzionato Nick Cage ed ho detto: oh, sì! Ed eccomi qui.
Ho adorato il personaggio di Frankie, continua la Mendes, perchè è un’anima tormentata ed una sopravvissuta, è una donna dal carattere sfaccettato, una donna molto complicata. Quello che amo moltissimo di questo film è che nonostante le atmosfere dark e le brutture che vengono mostrate, posso percepire questa storia d’amore innocente, è una cosa un po’ strana, ma è questa la bellezza che vedo nella storia.
Una domanda per Nicolas Cage. Per lei questo ruolo è stato più difficile di quello di Via da Las Vegas? E’ stato più complicato comprendere questo personaggio, o l’altro?
Spesso mi piace pensare la cinematografia come se fosse arte. Un dipinto magari o della musica, e in Via da Las Vegas ho avuto un approccio al personaggio più foto-realistico perché per alcune delle scene ho pensato: potrei bere qualcosa e vedere quali saranno gli effetti su di me, così la mia interpretazione è stata basata sulla mia esperienza di vita. In Il cattivo tenente ho avuto un approccio più impressionista perché ho dovuto cercare ricordi e sensazioni molto lontani nel mio passato, decine di anni fa, quando ho avuto esperienze con la droga. Normalmente non faccio uso di stupefacenti. Ho dovuto cercare di ricordare ciò che ho provato e filtrare quelle esperienze a mente lucida per portare sullo schermo il personaggio in modo credibile. Quindi si tratta di un tipo differente di dipinto.
Mr. Cage, quanto è stato difficile costruire questo personaggio così complicato e come è stato tornare a lavorare con Eva Mendes?
Prima di tutto devo dire che Eva per me è quasi una sorella, questo è il mio secondo film con lei, l’ho vista passare attraverso molte trasformazioni e mi piace vedere i suoi lavori e condividere la scena con lei. Uno dei momenti che amo di più, nel film, è quando mi sfila la pistola dai pantaloni e mi dice “farai meglio ad amarmi”. E’ una battuta totalmente improvvisata; quando è accaduto ho pensato che si trattasse di qualcosa di speciale da mettere nel film. Calarmi nel personaggio non è stato difficile. Non è mai difficile se si lavora con un grande regista e Werner Herzog è un grande regista. Non è difficile se ci si trova a proprio agio con le persone con le quali si lavora sul set.
Ho chiesto ai miei attori di spingersi all’estremo, aggiunge il regista, cosa che non ha spaventato Nicolas ed Eva, non hanno avuto paura. Ci sono scene, nel film, in cui il protagonista minaccia con la pistola un’anziana. All’inizio avevamo una versione più semplice in cui non c’era la pistola, poi ho proposto di girarne un’altra molto più intensa con l’arma. Ho detto a Nicolas che questa era la scena in cui doveva lasciarsi completamente andare. Tutte le battute, l’intero dialogo di quella scena, è completamente improvvisato, inventato sul momento.
Mr. Cage, ho avuto l’impressione, guardando il film, che lei abbia lavorato molto sull’aspetto fisico del personaggio. Più di quanto non faccia normalmente nei blockbuster hollywoodiani di cui è spesso la star. Questo personaggio sembra avere la fisicità dei cattivi dei noir anni ’30, o addirittura del Riccardo III Shakespeariano…
L’intenzione era proprio quella di portare la spalla in avanti come Riccardi III. Mia madre era una ballerina di danza moderna e per me i movimenti del corpo sono molto importanti, oltre alla voce, quindi colgo ogni opportunità che mi viene offerta per cercare di trasformarmi dal punto di vista fisico. Questo mi aiuta a credere di poter davvero diventare quella persona. È come se, sul set, mettessi un’uniforme fatta di gesti che mi permette di diventare il personaggio. La sera, quando torno a casa da mia moglie e dai miei bambini, lascio il personaggio sul set.
Una domanda per Werner Herzog. Ho avuto l’impressione che ci sia davvero molto Herzog in questo film, vorrei sapere quanto era già previsto dalla sceneggiatura e quanto, invece, si deve all’apporto personale del regista – per esempio le scene con gli animali.
All’inizio c’era la bellissima sceneggiatura di William M. Finkelstein, che mi ha subito affascinato molto. Però nel momento stesso in cui ho visto New Orleans l’ho subito chiamao e gli ho chiesto se potevo fare dei grossi cambiamenti. Tutta la prima parte è stata cambiata, l’intero finale è cambiato, ho modificato e aggiunto cose che non erano presenti nello script, gli animali…
A questo proposito, posso aprofittarne per farti una domanda? Chiede Eva Mendes. Cosa cavolo c’entravano le lucertole? Ho amato molto la scena con le lucertole, sono stupende, ma non ho capito cosa c’entrassero.
Hanno un aspetto così assurdo e stupido, sono stupende e mi piacciono moltissimo – risponde Herzog. Ho insistito per filmarle di persona, con lenti piccolissime e cavi di fibra ottica, per potermi avvicinare il più possibile, arrivando a pochi millimetri dalla loro pelle, per dei primi piani dei loro occhi e farle sembrare ancora più strane e bizzarre. E’ un delirio indotto dagli effetti della droga. Così come l’anima danzante. Non era nella sceneggiatura, ma credo che si tratti di uno dei momenti migliori del film.
Mr. Herzog, mi chiedevo se secondo lei Nicolas Cage abbia qualcosa in comune con Klaus Kinski, la disperazione, lo sguardo intenso degli occhi chiari. Con Kinski ha avuto una relazione molto difficile, ma anche una collaborazione creativa molto proficua. E’ lo stesso con Cage?
E’ strano che lo chieda, perchè con Nicolas abbiamo parlato spesso di Kinski, per il quale condividiamo un profondo rispetto, pur senza cercare di imitare nulla delle sue interpretazioni. Non si possono assolutamente comparare questi due uomini. Entrambi hanno qualcosa di unico, un’intensità senza precedenti; sarebbe però azzardato fare un paragone.