Giorno 1 a Venezia 2009: Rec 2, Apan (The Ape), Barking Water
A Venezia si inizia ormai ad entrare nel vivo. Non solo della competizione, con l’apertura di Baarìa di Giuseppe Tornatore, di cui potete già leggere la nostra recensione in anteprima, ma anche delle altre sezioni. Un po’ di commenti a caldo su questa Mostra decisamente rivoluzionata per l’inizio dei lavori del nuovo Palazzo del Cinema:
A Venezia si inizia ormai ad entrare nel vivo. Non solo della competizione, con l’apertura di Baarìa di Giuseppe Tornatore, di cui potete già leggere la nostra recensione in anteprima, ma anche delle altre sezioni.
Un po’ di commenti a caldo su questa Mostra decisamente rivoluzionata per l’inizio dei lavori del nuovo Palazzo del Cinema: i lavori nella zona del festival, come qualcuno ha già detto, sono effettivamente ancora troppo in corso, ma sembrano oggi giungere verso la loro conclusione; la Sala Perla 2 sembra una fornace, mentre la Sala Perla è il solito freezer. In più, la neonata Sala Perla 2 dalla mezzanotte si trasforma in una discoteca, vista la sua postazione di fronte ai luoghi dove il Lido by night si trasforma sulle note delle hit dell’estate… Ma veniamo ai film:
REC 2 – di Jaume Balaguerò e Paco Plaza (Fuori concorso)
La coppia Balaguerò e Plaza ha dichiarato di essere tornata dietro la macchina da presa per un secondo REC solo dopo aver palato con alcuni fan del primo film che hanno fatto luce su alcuni misteri che nemmeno loro avevano immaginato. Quindi, REC 2 è un film dedicato agli appassionati. La più bella definizione per adesso della pellicola l’ha comunque data Mauro Gervasini sull’ultimo numero di Film Tv: REC sta a REC 2 come Alien sta ad Aliens. I secondi capitoli, quindi, più action, più muscolari.
La definizione sembra azzeccatissima. Il secondo episodio moltiplica il moltiplicabile e ci dà sotto col reparto “azione”. Vista che la carta dell’originalità non si poteva più utilizzare, il duo di registi prova a ravvivare il film facendo entrare nell’edificio del precedente episodio una squadra dell’esercito e posizionando sui loro caschetti delle microcamere. L’effetto in soggettiva è vicino al videogioco, ma non è un male. Ma anche la storia si moltiplica, e si può dividere in tre parti: che non vi racconteremo, per non rovinarvi le sorprese.
Sappiate solo che uno degli errori dei due registi è quella di usare in modo non proprio azzeccato la tecnica della storia vista da più punti di vista: nella seconda parte, sappiamo già che ad alcuni personaggi non accadrà nulla, visto che li abbiamo visti di sfuggita nella prima. In sceneggiatura ci sono più accenni al fattore esorcistico (con dichiarati omaggi al film di Friedkin), e un abbozzo di teoria sulla lotta tra Bene e Male in salsa religiosa. Al solito cattivo e splatter, con alcune chicche trash, ma con meno forza e inventiva del precedente. Gli appassionati dovrebbero comunque divertirsi, soprattutto con un finale riuscito ed alcune spiegazioni agli episodi del primo REC. Non scordatevi infatti che questo capitolo inizia davvero da dov’era finito il precedente…
Apan (The Ape) – di Jesper Ganslandt (Giornate degli Autori)
Krister ci viene presentato man mano nel corso del film. Sappiamo che ha un lavoro come istruttore di guida e una famiglia, ma sin da subito capiamo che è nervoso, scosso. Qualcosa non va. E se la scena d’apertura vede il nostro protagonista risvegliarsi ricoperto di sangue…
Il secondo lungometraggio dello svedese Ganslandt narra le vicende di un uomo che precipita man mano nell’abisso della disperazione e della rovina, spiegando il meno possibile. Poche le scene madri (ma il ritrovamento di un cadavere e la corsa per salvare il figlio hanno un certo impatto), e non male l’aria di tensione e angoscia creata con pochi elementi. Intriga, ma a tratti sembra girare a vuoto. Lo stile del regista sta a metà tra i Dardenne e il Dogma. Ottimo, comunque, il protagonista Olle Sarri.
Barking Water – di Sterlin Harjo (Giornate degli Autori)
Frankie e Irene sono due indiani che vivono in America. In passato hanno avuto una relazione. Ora Frankie sta per morire, e Irene lo viene a prendere all’ospedale. Devono tornare a casa, percorrendo il lungo tragitto in macchina. Sarà un modo per chiarire il loro rapporto.
Il road movie è uno dei tipici generi del cinema americano, soprattutto quello indie. Il film, scritto e diretto da Sterlin Harjo, riprende lo schema del genere e tenta di farlo proprio per narrare una storia di amore e di ritrovamento. L’aggettivo che potrebbe definire al meglio la pellicola è “fragile”: nella struttura (il road movie prevede che i vari incontri che si fanno lungo il cammino facciano progredire trama e caratteri dei personaggi: qui non sempre accade), ma anche nei sentimenti che racconta. Irresistibili i due protagonisti.