Harry Potter e il Principe Mezzosangue: i commenti della critica
Harry Potter e il Principe Mezzosangue dà filo da torcere alla redazione di Cineblog. La nostra recensione ha fatto discutere animatamente i lettori e molti fans sono rimasti delusi da questa trasposizione cinematografica. Ma i critici famosi della carta stampata cosa ne pensano? Vediamo insieme, voi da che parte state? Quale recensione vi piace di
Harry Potter e il Principe Mezzosangue dà filo da torcere alla redazione di Cineblog. La nostra recensione ha fatto discutere animatamente i lettori e molti fans sono rimasti delusi da questa trasposizione cinematografica. Ma i critici famosi della carta stampata cosa ne pensano? Vediamo insieme, voi da che parte state? Quale recensione vi piace di più?
Maurizio Cabona – Il Giornale: Eppure in sei film i bambini coetanei di Harry Potter (Daniel Radcliff) non sono diventati adolescenti obesi. Dal quinto film si mostrano anche sensibili al desiderio, ma solo come a un contorno. E nel sesto sono attirati l’un l’altro soprattutto come conseguenza di un filtro d’amore. I personaggi della serie, che devono piacere anche ai bambini, si rivelano sentimentali solo per convenzione, quel tanto che non li faccia accusare di essere eternamente asessuati come Qui, Quo, Qua. (…) Questa è la solita struttura, riproposta di puntata in puntata. Meno logico, anche stavolta, è il susseguirsi di eventi: incursioni di spiriti che terrorizzano Londra senza un perché; studenti di magia che, per essere riconoscibili come cattivi, devono essere ossigenatissimi e in abito nero, simili a nazisti in erba; ragazzine che si dicono innamorate, ma esprimono solo infantile possessività; docenti che, interpretati da attori di prestigio, vagano per Hogwarts cercando di non ridere per come il costumista li ha conciati. Il resto sono effetti speciali. Sempre quelli.
Paolo Mereghetti – Il Corriere della Sera: (…) il difetto più grande di questo sesto film è proprio nella regia lasca e anodina di David Yates, che tratta ogni cosa – divertente, inquietante o avventuroso, poco importa – con la medesima, stracca oggettività. Si tratti della «solita» partita di Quidditch o dei misteri nascosti nella Stanza delle Necessità, degli strani buchi di memoria di Lumacorno o dei tentativi di uccidere Albus Silente. (…) quando rievoca l’infanzia a Hogwarts di Tom Riddle, destinato a diventare il principe del male Voldemort. Questa parte, letteralmente strappata da Harry (e dagli spettatori) alle reticenze del professor Lumacorno, poteva essere il vero asso nella manica del film. E invece tutto resta al livello di un allievo un po’ discolo. Così, se di 150 minuti totali resta in mente solo la breve scena in cui Albus Silente, come un novello Mosé, lotta con il fuoco per conquistare un horcrux e salvare Harry attaccato dal popolo degli Inferi, vuol proprio dire che qualche cosa non funziona.
Piera Detassis – Panorama: (…) il film comincia benissimo con l’assalto dei Mangiamorte a Londra e ai babbani, che sfocia nella distruzione del Millennium Bridge, con grande sfoggio di effetti raffinati e un tuffo spaventoso nel mondo che più dark non si può. Aggiungono fascino il ritorno di Lumacorno a Hogwarts, interpretato da un Jim Broadbent in grande forma (come quasi tutti gli attori) e alcuni tratti classici del racconto, come la discesa agli inferi di Silente e Harry persi nella grotta dei misteri. Cos’è che non c’azzecca, allora? Di sicuro per addentrarsi nel cupissimo finale della storia (altri due film racconteranno il settimo, conclusivo, capitolo) ci sarebbe voluto un regista ben più immaginifico di David Yates, che invece concede troppo agli sdilinquimenti dei tre giovani protagonisti, annacquando il racconto fra indistinti amorazzi e amori. E la millenaria guerra tra il bene e il male rischia così di venire oscurata da una banale tempesta ormonale.
Osservatore Romano: Harry Potter e il principe mezzosangue è il film meglio riuscito della serie. (…) Il bene e il male restano i veri protagonisti della saga, attorno alla quale in passato si sono accesi non pochi dibattiti. Nel film sembra ben chiara la linea di demarcazione tra chi opera il bene e chi il male. (…) L’identificazione dello spettatore non fa fatica a indirizzarsi verso i primi”.
Roger Ebert – Chicago Sun-Times: Ho ammirato questo Harry Potter. Si apre e si chiudono bene con una buona scenografia e fotografia. Voto: B
Lietta Tornabuoni – La Stampa: Arrivata alla sesta puntata, la saga del mago ragazzo tratta dai romanzi di J. K. Rowling diventa poco interessante. (…) Così Harry Potter e il principe mezzosangue si limita ad essere un momento interlocutorio dell’intera vicenda e della sempiterna lotta tra Bene e Male. Ma gli effetti speciali sono fantastici, danno al film intensa bellezza visiva. Soprattutto meteorologica, perché le cose più affascinanti dipendono dal tempo atmosferico: vasti paesaggi immersi nella nebbia o sepolti sotto la neve come in un dipinto fiammingo; un temporale in cui tra le nuvole grigie grevi di pioggia scivolano i neri pelosi tentacoli del Male che devastano la città e i suoi ponti; un finale in cui il mare si trasforma in un oceano di fuoco e fiamme. (…) Ma la creatività narrativa e la forza del ritmo, insomma la regia, mancano. Al confronto sembra un po’ ridicolo l’investimento produttivo e pubblicitario profuso a favore del film, ma pazienza: ci aspettano altre due opere, e poi è finita.
Francesco Alò – Il Messaggero: Dopo l’Ordine della Fenice, ecco il disordine degli ormoni. Harry Potter e il Principe Mezzosangue di David Yates ovvero sesso, droga e noia mortale. (…) Il tutto con una fotografia desaturata e ferrosa da cinema d’autore russo. Qualche scena azzeccata, ancora bravo Alan Rickman nei panni dell’imperscrutabile Severus Piton (sosia del leader degli Afterhours Manuel Agnelli), pozioni più potenti dell’LSD ma pessima struttura con cambiamenti improvvisi di tono e pathos nel giro di un’inquadratura. Inizio misterioso, estenuante parte centrale da commedia romantica, velocissima chiusa drammatica. Sulla pagina funziona ma con i tre ex bambini protagonisti non puoi permettertelo. Non sono abbastanza attori da assorbire con corpo e voce i brutali colpi di scena. Radcliffe poi è sempre più legnoso. Saga artisticamente mai decollata. Ne mancano solo due.
Andrea Fornasiero – FilmTv: (…) Il tema della perdita dell’innocenza e del sacrificio delle vecchie generazioni, perché non siano ripetuti gli errori dei padri, è più che mai in primo piano, e ottiene finalmente uno sviluppo il personaggio, in passato spesso ridotto a macchietta, di Draco Malfoy. Inoltre, per la prima volta, la magia tocca drammaticamente i “babbani”, con la distruzione del Millennium Bridge di Londra, ma la mancata integrazione con il mondo non magico rimane la principale carenza della saga. Dopo la sua assenza in L’Ordine della Fenice (forse la pellicola meno riuscita) torna lo sceneggiatore storico della serie, Steve Kloves, a dare manforte al regista inglese David Yates, al timone della saga dal precedente episodio e confermato per l’ultimo capitolo, I doni della morte, diviso in due film, il primo previsto per il novembre 2010 e il secondo per il luglio 2011. Magnificamente fotografato da Bruno Delbonnel (collaboratore di Jeunet e ora al lavoro con Sokurov), Il Principe Mezzosangue è fin qui l’adattamento più sontuoso, ma anche il meno concluso: non mancano rivelazioni e colpi di scena, però la questione rimane insoluta e continuerà nei prossimi film, costituendo una sorta di trilogia finale.
Alessio Guzzano – City: Nonostante una morte solenne (in stile Obi-Wan Kenobi), il Libro VI è il meno efficace della saga del maghetto. Il film del riconfermato ma inesploso David Yates ne segue il filo trascurando buoni spunti e amplificandone le pecche. Il consueto scippo di tutto quanto fa gustosa epica post-medievale – Shakespeare, Tolkien, Disney, Merlino, Ariosto, i Grimm, la casa stregata al luna park – stavolta fa melina/cilecca: il ‘fantastico’ si abbassa a piatto ‘fantasy’ e anche la vena gialla della Rowling si appanna (nota per prossimo episodio: difficile sorprendere facendo credere cattivo un buono che si è già prestato al giochetto). Inizio con effetti speciali sul Tamigi, poi ci si imbroda in macchinosi pedinamenti e lungaggini preparatorie di altre lungaggini. Harry trova un potente diario, il mal cresciuto Draco bracca un magico armadio, un vecchio prof rientra a Hogwarts per ricordare l’Innominabile studente, Silente sembra Mosè Heston sul Mar Rosso, Helena Bonham Carter è una splendida incendiaria. Funzionano qualche balzo visivo e i giochetti di pomicioso amor geloso tra ragazzi, il resto è clessidra inceppata. Persa la maggica vivacità degli inizi (ridateci Chris Columbus!), la cartapesta potteriana oggi si crede dark, ma è color babbano stinto.
Peter Paras – E! Online: Uno dei film migliori della saga. Voto: A-