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Borderland – di Zev Berman: la recensione

Borderland (Borderland, Messico / USA, 2007) di Zev Berman; con Brian Presley, Rider Strong, Jake Muxworthy, Beto Cuevas, Martha Higareda.Sì, lo sappiamo, arriviamo con un vistosissimo ritardo. Lasciateci passare però il motto “meglio tardi che mai”…I giovani americani non hanno ancora imparato a non cacciarsi nei guai. E l’America sembra continuare a ripetere, più o

15 Luglio 2009 13:17

Borderland - di Zev Berman: la recensioneBorderland (Borderland, Messico / USA, 2007) di Zev Berman; con Brian Presley, Rider Strong, Jake Muxworthy, Beto Cuevas, Martha Higareda.

Sì, lo sappiamo, arriviamo con un vistosissimo ritardo. Lasciateci passare però il motto “meglio tardi che mai”…

I giovani americani non hanno ancora imparato a non cacciarsi nei guai. E l’America sembra continuare a ripetere, più o meno con una formula nata e poi (più o meno) rivista da Hostel in poi, che fuori dai confini c’è un mondo pericoloso e terrificante.

In Borderland, presente fra gli 8 Films To Die dell’After Dark Horrorfest, i ragazzotti americani che decidono di farsi un viaggetto tutto droga e sesso sono Ed, Henry e Phil. C’è chi vuole far perdere la verginità ad un altro, troppo timido e religioso, e c’è chi non ha spedito la domanda per il college ed ha in mente qualcos’altro (la riposta arriva verso la fine: ed ovviamente è “esemplare”…).

Passata la frontiera, i tre arrivano in terra di confine tra USA e Messico, ed è qui che parte l’avventura, complice una setta che pratica sacrifici umani. La polizia non può intervenire, tanto è spaventata. Nel prologo, infatti, un poliziotto fa una fine decisamente tosta. Proprio la sequenza d’apertura, abbastanza efficace, fa sperare in un po’ di divertimento dal solito film derivativo e con pochi guizzi. Ma alla fine Borderland è così…

Zev Berman, al suo secondo lungometraggio, mischia l’horror con il crimine, non sapendo troppo bene che strada scegliere. Tecnicamente fa il suo dovere, e si salva per bene affidando la direzione della fotografia al bravo Scott Kevan, già in Cabin Fever e Death Race. Non c’è recensione che non sottolinei come l’elemento più convincente del film siano proprio i suoi colori e l’uso delle luci.

Ma Borderland rischia spesso di far sbadigliare chi l’horror lo conosce anche appena: così anche le “sorprese” non possono colpire nel segno. Non mancano efferatezze, e il prologo e un paio di uccisioni stanno lì a dimostrarlo, ma l’interesse verso i personaggi è nullo, e il divertimento scarseggia.

In più, c’è il vago sospetto di una morale di fondo sessuofobica che punisce chi fa sesso senza amore: provate a pensare, quando i tre protagonisti vengono presentati, a chi si salverà e indovinerete subito. Si dirà che la questione è ormai un topos del (sotto)genere, ma qui più che in altri esempi recenti il sospetto (complici alcuni momenti e alcuni dialoghi fra i ragazzi) è leggermente inquietante. E l’ultima inquadratura, che rimette in gioco un altro topos, quello della vendetta sadica (vedi proprio i due Hostel), non rialza le sorti del film.

Voto Gabriele: 5