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Cineblog intervista Anne Riitta Ciccone, regista de Il prossimo tuo

Oggi Cineblog incontra la regista Anne Riitta Ciccone che è nelle sale con il film Il prossimo tuo.1. Chi è Anne Riitta Ciccone? Qual è la tua formazione? Quando ero ragazzina, davvero giovane, ho deciso che nella vita avrei voluto fare la regista. A quei tempi, per una ragazza e senza alcun aggancio con il

di carla
23 Giugno 2009 12:24

anne riitta ciccone fotoOggi Cineblog incontra la regista Anne Riitta Ciccone che è nelle sale con il film Il prossimo tuo.

1. Chi è Anne Riitta Ciccone? Qual è la tua formazione?
Quando ero ragazzina, davvero giovane, ho deciso che nella vita avrei voluto fare la regista. A quei tempi, per una ragazza e senza alcun aggancio con il mondo del cinema, sembrava una specie di assurdità, più o meno come se avessi affermato di voler fare l’astronauta. Però ho perseguito il mio progetto, iniziando come assistente volontaria, ho fatto un corso regionale come operatore ma nel frattempo mi sono anche laureata in Filosofia – altra mia grande passione – e fatto un corso di sceneggiatura Rai. Ho fatto qualche anno di gavetta, come è giusto che sia, dei workshop di scrittura con la Columbia University, ma è stato un premio Solinas mi ha aperto la strada della professione vera e propria, sono uscita dall’anonimato totale, ghots writing e “rimborsi spese” per fare i miei primi lavori importanti. Così dal 1999 ho iniziato a girare i miei film, grazie anche al connubio artistico con Francesco Torelli, insieme abbiamo anche fondato una società il cui nome, non a caso è “La Trincea”.

2. Sei anche sceneggiatrice, oltre che regista, di Il prossimo tuo. Da dove è nata la storia?
Viaggiavo in treno dopo l’attentato di Madrid, e notavo come ci fosse una certa tensione, in seguito all’attentato, persino ridicola: a quasi ogni stazione salivano un paio di poliziotti e controllavano tutti gli stranieri. Ho riflettuto, anche sulla base dei commenti qualunquisti della gente, su quanto questo evento avrebbe peggiorato le tensioni di chi ha pregiudizi, chi teme lo straniero etc. E pian piano ho immaginato l’Europa, personaggi presi a caso che avessero subito una violenza e come conseguenza non si fidassero più di nessuno.

3. Il film è una produzione italiana, francese e finlandese: la pellicola sarà quindi distribuita anche all’estero?
Sì, purtroppo per un accordo tra i tre coproduttori, aspettavano che il film uscisse prima in Italia. Certo, se avessero saputo che dopo il Festival di Roma avremmo dovuto aspettare fino a giugno, lo avrebbero fatto uscire prima nei paesi scandinavi. A questo punto credo che uscirà prima della fine dell’anno lì e poi vedremo che succede in Francia.


il prossimo tuo poster numero24. Nel film ci sono tre storie con tre personaggi: hai scelto tu gli attori per ogni storia? E come?
In realtà sono stata fortunata:era il cast che immaginavo scrivendo la sceneggiatura: Jean Hugues Anglade è un attore che amo da sempre, amo molto il suo lavoro,e data la sua storia e il suo curriculum è stata una delle più belle sorprese della mia vita quando ha accettato il ruolo, dicendomi quanto avesse amato la sceneggiatura. Maya Sansa l’avevo conosciuta e contattata per un altro progetto che poi non si è fatto, e pensavo a lei quando scrivevo il ruolo di Maddalena. Laura Malmivaara ha recitato nel mio precedente film, con lei c’è ormai un’affinità elettiva, oltre che una forte amicizia, Laura è bravissima, umile e un’attrice intelligente, una con cui qualunque regista vorrebbe lavorare sempre. Poi ho contattato Diane Fleri, Massimo Poggio, Ivan Franek, per gli altri ruoli e sono nati nuovi rapporti di intesa e amicizia che spero portino a nuovi lavori insieme. Il rapporto umano, oltre al talento dell’attore, per come lavoro io, è fondamentale, per me.

5. Veniamo alla parte “critica”: il film è uscito il 19 giugno, come è stato accolto dalla stampa e dal pubblico?
Dal pubblico molto bene, le anteprime e proiezioni cui ho partecipato e i riscontri che sto avendo su facebook e nelle community è davvero lusinghiero. La stampa, come sempre, da un eccesso all’altro. Ma era una cosa che mi aspettavo. Non volevo fare un film “carino” da cui si uscisse dicendo “ah beh, che carino, quanto ho riso/quanto ho pianto”. Sapevo anche di aver scritto una sceneggiatura spiazzante: non è una cosa che ho detto più di tanto, ma la semplicità delle storie nasconde una struttura su cui ho discusso molto con la mia insegnante della Columbia, ho immaginato una carta musicale su cui la struttura in tre atti partisse con assoli di strumenti da cui poi si sviluppa la polifonia dei turning point, delle sequenze etc. Così come mi è stato insegnato, se si sviluppano più storie parallele, le tracce devono essere immediatamente riconoscibili, come nei testi classici i personaggi devono quasi essere maschere: l’avaro, la giovane innamorata etc.E poi chiudere le storie! Ho riso molto quando la Littizzetto a “Che tempo che fa” ha fatto l’appello agli autori italiani perché chiudessero le storie, questo andazzo nazionale del “lascio sospesa la storia e ci metto un quartetto d’archi” in effetti alla lunga è diventato parodistico. Insomma mi sono sforzata di non cadere in certe trappola. Ero abbastanza sicura che non tutti avrebbero capito il lavoro che c’era dietro alla scrittura. Ma sia le critiche positive che quelle negative sono utili, più che per capire il proprio lavoro, per capire dove va il nostro paese e perché il suo cinema è in un certo modo..

6. Il tuo prossimo lavoro?
Ho due progetti in ballo, un film tutto finlandese che però ancora è in progress, e poi “Kashmir Palace” tratto dal romanzo di Mimosa Martini, una storia sugli inviati di guerra, un punto di vista al femminile in un contesto molto originale e appunto, cinematografico, di cui sto iniziando la scrittura per il cinema. Anche questa sarà una coproduzione internazionale. Quello della coproduzione secondo me è l’unico futuro possibile per il nostro cinema, sia per il reperimento dei fondi che per rendere un po’ meno provinciale lo sguardo delle nostre storie.

7. Sogno nel cassetto?
Diventare un’astronauta!

8. Film e registi preferiti? Ti ispiri a qualcuno in particolare?
Il film che mi ha folgorato sulla via di Damasco a quindici anni è stato “Accattone” di Pasolini. Il suo cinema, come tutto il suo pensiero ed esempio, come per moltissime persone, è un riferimento assoluto per me. Dei grandi di un tempo ovviamente Fellini, Kurosawa, Dreyer… Amo molto poi diversi registi, da Kiewsloski a Terry Gilliam, Bertolucci e Liliana Cavani, come italiani, dei registi giovani amo molto Garrone, a livello internazionale Sam Mendes, Gondry… ma cerco di non trarre mai ispirazione da nessuno, la sfida più difficile è trovare un proprio sguardo. Ovvio poi che il cinema e la letteratura e il pensiero che si amano, sedimentano e si esprimo ugualmente in quel che si fa.

9. Domanda stupidissima: di cognome fai Ciccone; qualche parentela con Madonna?
Noooo!!! (E ride)

Ringraziamo Anne per la disponibilità e le auguriamo un forte in bocca al lupo! Qui trovate il trailer del film.