Hugh Jackman e Gavin Hood parlano di Wolverine alla conferenza stampa di Roma
Il 14 aprile a Roma si è svolta la Conferenza Stampa del film X-Men: Le Origini – Wolverine. Erano presenti Hugh Jackman e Gavin Hood che hanno risposto ad alcune domande:D: Cosa pensate dell’uscita della copia pirata del film su internet, e come credete che questo influenzerà il box office? Ci sono stati nuovi sviluppi
Il 14 aprile a Roma si è svolta la Conferenza Stampa del film X-Men: Le Origini – Wolverine. Erano presenti Hugh Jackman e Gavin Hood che hanno risposto ad alcune domande:
D: Cosa pensate dell’uscita della copia pirata del film su internet, e come credete che questo influenzerà il box office? Ci sono stati nuovi sviluppi nelle indagini?
R (Hugh Jackman): Devo dire che quando è venuta fuori la notizia ci ha davvero spezzato il cuore. Avevamo appena finito di lavorare: turni di 24 ore di fila per il montaggio… molti non si rendono conto di quanto lavoro c’è dietro, quanta fatica. Quella versione è vecchia di 3 o 4 mesi, e non è chiaramente una prova valida di quanto abbiamo fatto. Almeno è stato rincuorante il supporto della comunità online: il 95% dei siti ha reagito negativamente all’uscita della copia pirata. Io spero e mi auguro che i fan del film e della serie andranno a vederlo, loro sanno che i grossi blockbuster estivi vanno visti sul grande schermo. Per quanto riguarda l’andamento del box office, non è proprio la mia materia, e non so quanto questa faccenda possa influenzarlo, spero semplicemente che la gente vada al cinema. Delle indagini invece non so cosa rispondere: non sono direttamente coinvolto nelle operazioni.
D: Dirty Harry, Mad Max, Han Solo: secondo una recente intervista sono questi i personaggi che hanno influenzato maggiormente la sua interpretazione di Wolverine. In che modo esattamente?
R (Hugh Jackman): Innanzi tutto devo dire che quando ho cominciato a lavorare a fianco di un regista premio oscar come Gavin Hood ho subito capito che sarebbe stata un’esperienza importante. I personaggi che hai nominato vengono riassunti tutti nel mio ruolo. È un archetipo, un personaggio buono, ma decisamente poco simpatico. Ha dei lati difficili, spigolosi. Non volevo nessuna compiacenza nei miei confronti, volevo essere spronato a dare di più. Gavin ha compreso bene il personaggio e mi ha aiutato a forgiarlo. In questo film ci si concentra su Logan, diversamente da quanto avviene negli altri X-Men. Spesso, dopo aver girato una scena, sentivo la sua mano sulla spalla: “Hugh, rifacciamola.” mi diceva. Sono 10 anni ormai che interpreto questo personaggio, e con questo film penso che abbiamo riempito le lacune che erano rimaste, abbiamo unito tutti i punti.
D: Che sensazione ha avuto dirigendo questo film, così diverso dai suoi precedenti lavori? Come si è sentito a partecipare a un progetto così distante dal cinema che aveva realizzato in passato?
R (Gavin Hood): Un’ottima domanda. Quando Hugh mi ha contattato sapevo poco del mondo X-Men. Abbiamo parlato e mi ha detto: “Ora leggi questi fumetti e vediamo”- Ho scoperto molto: è un personaggio che disprezza se stesso, che si pone delle domande ed è in costante conflitto. I film precedenti erano film corali con molti personaggi, mentre questo si concentra principalmente su di lui. La tradizione romantica dell’eroe solitario, alla Clint Eastwood direi, è un vecchio mito. In questo film il protagonisia vuole stabilire dei legami, cerca il contatto con gli altri. È un punto di rottura con la tradizione precedente. Abbiamo lavorato molto sul personaggio, che è senza dubbio molto virile, duro, ma al contempo bisognoso di sviluppare emozioni. Victor Creed, al contrario, non ha bisogno di nessuno, è il personaggio maledetto. Questo elemento di unicità del protagonista mi ha attirato molto e mi ha spinto a realizzare il film.
Hugh Jackman e Gavin Hood parlano di Wolverine alla conferenza stampa di Roma
D: Wolverine è sicuramente il personaggio più amato dell’universo X-Men. In effetti è l’unico che ha un percorso di crescita nel corso dei film della serie. Altri pesonaggi, come Cyclops e Colossus, diventano in sostanza dei comprimari. Questo era già previsto o è stato dovuto alla sua interpretazione come Wolverine?
R (Hugh Jackman): Mi viene da sorridere, perché non credo ci sia attore al mondo che si lamenti se gli viene concesso più spazio. La saga degli X-Men ha a che fare con molti temi, molto differenti, come ad esempio la fratellanza, ma anche il valore… ci sono molti elementi. Il mio personaggio è assai popolare, anche se devo ammettere che quando abbiamo mostrato per la prima volta il trailer con Gambit i fan erano davvero esaltati, e mi sono sentito un po’ invidioso. Il mutante è l’outsider, per questo lo spettatore si identifica con lui: per la sua diversità. Non credo di aver avuto questa importanza nella realizzazione della saga cinematografica: quando la sceneggiatura era ormai pronta non ero stato nemmeno ingaggiato. Il senso di questo film sta proprio nel fascino del personaggio, e abbiamo deciso di girare le sue origini proprio per comprendere meglio il suo spessore. C’è molto materiale su Wolverine: ad esempio la saga giapponese del personaggio mi piace particolarmente, e spero un giorno di poterla realizzare, incrociando le dita. Ad ogni modo ritengo fosse fondamentale tornare indietro per capire a fondo il personaggio.
D: Questo film è un blockbuster, ma c’è tradimento, passione, si gioca con il politicamente scorretto: è un film decisamente molto denso, forse avrebbe voluto espanderlo ancora di più, se non ci fosse stato il limite del rating?
R (Gavin Hood): Vorrei accennare al rating: in America il film è vietato ai minori di 13 anni. Quando sono stato coinvolto nel progetto è stato subito chiaro fin dall’inizio quali sarebbero stati i limiti. E andava benissimo per me. Avremmo potuto realizzare un film vietato ai minori, spingerci ancora oltre, ma la cosa interessante di questa serie è che è diversa dai classici film di supereroi. Nei blockbuster c’è sempre la lotta tra bene e male, invece qui la storia è più complessa. C’è l’esigenza di avere un eroe che riconosce la sua capacità di essere violento, cattivo: questo mi ha attirato. Il supereroe è consapevole della sua natura, della sua violenza, e non ne è necessariamente contento, anzi. Gli artigli stessi simboleggiano la sua rabbia, nascosta dentro, ma anche il suo bisogno di allontanarsi, di isolarsi dagli altri: anche lui come gli artigli vorrebbe potersi nascondere. Credo sia importante che questi messaggi raggiungano i giovani.
D: Hugh, è coinvolto in altri progetti riguardanti gli X-Men? E sarebbe eventualmente interessato a girare con registi europei, magari Italiani?
R (Hugh Jackman): Per quel che riguarda questo film e il genere a cui appartiene, Brian Singer ha riscritto un po’ le regole. Ci sono equilibri difficili: si cerca l’intrattenimento, ma anche di dare qualcosa di più: argomenti di riflessione. Il Cavaliere Oscuro è stato un ottimo esempio: diverte, intrattiene, fa pensare, sentire, porta le persone a reagire, a provare dei sentimenti. In questo senso Gavin ha fatto qualcosa di eccezionale. Wolverine è stato uno dei primi anti-eroi dei fumetti, e merita lo splendido lavoro che è stato fatto. Per quanto riguarda il mio coinvolgimento in altri film della saga non saprei rispondere, in questo momento non ci sono altri progetti, anche se so che ci sono altre sceneggiature, altri personaggi. Per quanto riguarda l’opportunità di girare con registi italiani la mia risposta è: MAGARI! Chiamatemi, fate girare la voce! Sono amico di Muccino, con il quale ho già collaborato in passato, mia moglie parla italiano, e farebbe sicuramente bene al mio matrimonio venire a lavorare qui!
D: So che è padre di due bambini. Mentre giravate il film vi siete posti il problema della violenza delle immagini? Questo film, con la sua violenza esplicita e diretta, è più adatto forse di tanti telefilm che invece mostrano un tipo di violenza differente, più ambigua?
R (Hugh Jackman): Sicuramente una domanda interessante. Mi sono spesso trovato a parlare con genitori che mi raccontavano di aver portato i propri figli a vedere i film della saga. Ho una figlia di 4 anni e uno di 9, e non gli ho ancora fatto vedere il film. Forse lo vedremo insieme al più grande, ma non sono sicuro… lui a volte litiga con la sorellina e io cerco di spiegargli che deve essere gentile, ma se vedesse il padre che affetta gente sullo schermo credo che questo minerebbe la mia autorità. (ride) Comunque non penso farei vedere un film vietato ai minori di 13 anni a dei bambini piccoli. Mi è venuto in mente un particolare aneddoto: mentre giravamo X-Men 2 avevo ricevuto un sacco di merchandising: action figures, statuine… ne avevo a migliaia. E mio figlio le decapitava quando ce l’aveva con me. (ride) C’era anche un punchin’ ball con la mia faccia sopra, e mio figlio lo aveva in camera. Ogni volta che lo sgridavo e lo spedivo in camera sua, sentivo subito il suono del punchin’ ball che veniva colpito a ripetizione! (ride) Credo che ogni genitore dovrebbe dare al proprio figlio qualcosa del genere.
D: Qual è stato l’effetto speciale più difficile da realizzare?
R (Gavin Hood): Di sicuro il salto nella cascata in cui Hugh era completamente nudo. Non potevamo inquadrarlo frontalmente, per ovvie ragioni. Non che non sia niente di bello da vedere, ci mancherebbe! (ride) Non avevamo uno stunt disposto a gettarsi in una cascata di oltre 100 metri, abbiamo quindi ricreato una versione digitale di Hugh, che fosse il più fedele possibile. D’altro canto, ce n’è uno soltanto! E poi lui si è rifiutato di saltare! (ride) Comunque gli esperti degli effetti sono stati davvero bravi.
D: Il film parla del lato oscuro dell’eroe, qual è quello di Wolverine?
R (Gavin Hood): Il lato oscuro non è l’unica cosa che volevamo trasmettere: volevo il calore, l’umanità. Hugh è una persona di cuore, calorosa, e questo viene fuori nel suo personaggio. Tutti noi diamo sfogo alla rabbia, abbiamo bisogno di liberarci: questo è il motivo dell’esistenza di luoghi come le arene, ad esempio il Colosseo. Credo fosse Aristotele a dire che dobbiamo lasciar libero sfogo alle emozioni, di tanto in tanto, per poterle controllare. Tutti abbiamo bisogno di uno sfogo. Noi volevamo rappresentare quest’idea. Ci vuole consapevolezza, però, quando si da libero sfogo all’emozione, è necessaria la ricerca di un equilibrio. Questo mi piace di Wolverine: la sua eterna lotta interiore. Lo rende molto umano, la sua difficoltà a rapportarsi col prossimo. Spero questo venga fuori dal film. Sappiamo essere cattivi, ma possiamo migliorare. Wolverine e Victor rappresentano questo.
D: Hugh, qual’è stata la scena più difficile da girare per te?
R (Hugh Jackman): La ripresa più difficile, per il vento soprattutto, è stata quella in cui con la moto dovevo saltare e prendere le pale di un elicottero. Mi sono letteralmente affettato le dita.
R (Gavin Hood): Eravamo preoccupati che le pale gli tagliassero il polso!
R (Hugh Jackman): Un’altra scena molto difficile è stata quella nella vasca. Abbiamo passato giorni a girare, e dovevo tenere spesso gli occhi spalancati sott’acqua.
R (Gavin Hood): Abbiamo cercato di mettere degli altoparlanti nella vasca, in modo tale da poter dare indicazioni a Hugh, ma non è stato possibile, per cui abbiamo trovato un altro sistema per fargli capire cosa doveva fare. Gli strizzavo un alluce. Una strizzata voleva dire una cosa, due consecutive un’altra, tre un’altra ancora. Davvero un metodo particolare, devo dire. (ride)