Disastro ad Hollywood – di Barry Levinson: la recensione
Disastro a Hollywood (What Just Happened?, USA, 2008) di Barry Levinson; con Robert De Niro, Bruce Willis, Sean Penn, Stanley Tucci, John Turturro, Michael Wincott, Kristen Stewart, Lily Rabe, Dennis Albanese, Emily Alpren, Floanne Ankah, Ari Barak, Moon Bloodgood.E’ un film un po’ sfortunato l’ultimo lavoro di Barry Levinson. Dopo aver chiuso l’ultima edizione del
Disastro a Hollywood (What Just Happened?, USA, 2008) di Barry Levinson; con Robert De Niro, Bruce Willis, Sean Penn, Stanley Tucci, John Turturro, Michael Wincott, Kristen Stewart, Lily Rabe, Dennis Albanese, Emily Alpren, Floanne Ankah, Ari Barak, Moon Bloodgood.
E’ un film un po’ sfortunato l’ultimo lavoro di Barry Levinson. Dopo aver chiuso l’ultima edizione del Festival di Cannes, di certo non scatenando applausi (il film di chiusura di ogni festival, va detto, rischia di passare inosservato se non è un evento enorme), Disastro a Hollywood non se l’è calcolato praticamente nessuno.
Poca distribuzione, poco successo di critica, pubblico di conseguenza poco o nulla interessato. Peccato, perché il materiale di base brucia e l’operazione, forse risaputa ma sempre interessante per continuare a rimarcare meccanismi dell’industria cinematografica, sembrava promettere attimi di sana e vera cattiveria: portare l’autobiografia del produttore Art Linson sul grande schermo? Le chicche non mancavano di certo.
Peccato che il ritratto sciattamente acido che Levinson fa di Hollywood viene fagocitato proprio dalla medietà del cinema hollywoodiano più medio (e il gioco di parole è voluto). Un produttore si trova a dover fronteggiare, in ordine casuale: nella vita lavorativa, un regista alle prese con il finale del suo (orribile) film che la produzione vuole modificare, e Bruce Willis che non ha intenzione di tagliarsi la folta barba nonostante stiano per iniziare le riprese del suo nuovo film; nella vita privata, una figlia adolescente che sembra nascondere qualcosa e una moglie da cui si è separato ma che continua a desiderare, nonostante lei forse lo tradisca con un amico sceneggiatore.
Il gioco riprende in parte ovviamente il modello del bellissimo I protagonisti di Altman, con attori che interpretano se stessi, come il già citato Willis ma anche Sean Penn, che rimarca la sua ossessione del voler fumare sempre, comunque e ovunque. Ma non ha il coraggio di voler affondare il coltello che ha tra le mani nella piaga, non svelando nulla di nulla della crudeltà del meccanismo della più importante industria dello spettacolo del mondo: e Levinson aveva tra le mani nomi e cognomi di persone, perché nel libro ci sono e ognuno può leggerli e capire chi è nella realtà un certo personaggio qui presentato sotto “falso nome”, ma non li ha utilizzati. E poco importa che la sceneggiatura sia scritta dallo stesso Linson: la scelta finale poteva (e doveva) essere di Levinson.
E il film è comunque diretto sempre con la solita professionalità dal regista, che ormai però va avanti con il pilota automatico. E così non riesce neanche a divertire lo spettatore. Due momenti, prima del finale, fanno da apertura e chiusura di un cerchio, seguendo la storia del regista alle prese con il finale del suo adorato film. E proprio fra questi momenti (la proiezione pilota del pre-montaggio con il pubblico e la presentazione del film a Cannes), a dir la verità divertenti, c’è di mezzo un po’ di noia.
Un peccato anche per De Niro, che comunque si cala nel ruolo meglio di quanto abbia fatto ultimamente. Di certo il suo Ben è un personaggio in partenza più brillante di altri che lo hanno visto protagonista negli ultimi film. Tuttavia l’attore poco può, come il resto del cast, di fronte ad alcuni sbadigli e alla poca inventiva del risultato finale. Che regala qualche sorriso: ma poi?
Voto Gabriele: 5
Voto Carla: 4/5