X-Men Le Origini: Wolverine – Recensione in Anteprima
X-Men le origini: Wolverine (X-Men Origins: Wolverine, Nuova Zelanda, Usa, Canada, 2009) di Gavin Hood; con Hugh Jackman, Ryan Reynolds, Liev Schreiber, Dominic Monaghan, Lynn Collins, Danny Huston, Daniel Henney, Taylor Kitsch, Kevin Durand, Will i Am, Scott Adkins, Tim Pocock, Myles Pollard, Troye Sivan, James D. Dever, Matthew Dale. Wolverine, ovvero uno dei personaggi più amati dell’immenso universo Marvel, con il suo terribile passato, le sue doti da mutante, le sue paure e la sua rabbia, pronta ad esplodere e a trasformarlo in bestia, per quello che possiamo definire un salto a ritroso nel tempo adrenalinico, ben costruito e decisamente graffiante…
Dopo 3 capitoli cinematografici dedicati agli X-Men, c’era molta attesa nei confronti di questo primissimo spin-off legato al mutante più amato, Wolverine. Rimanendo fedele a quello che abbiamo già visto con i primi due capitoli della saga targati Singer, Gavin Hood porta in sala un Logan decisamente convincente, lasciando sullo sfondo i tanti mutanti che vanno a sovrapporsi a lui nella pellicola, evitando così di realizzare un X-Men 4 mascherato a spin-off…
Possiamo tirare un bel sospiro di sollievo. Il temuto spin-off legato a Wolverine è effettivamente a tutti gli effetti un film dedicato interamente a Logan. Al suo passato, alla sua incredibile storia, alle sue origini. A rivestirne panni ed artigli Hugh Jackman, nuovamente convincente nel ruolo che l’ha reso un’autentica celebrità. Il suo Wolverine è eternamente combattuto, è una macchina da guerra costruita in laboratorio, che ha vissuto sulla propria pelle guerre su guerre, a cavallo di due secoli, per poi decidere di dedicarsi ad una vita normale, a spaccare legna, con una donna a casa che ti aspetta.
Peccato che sia il proprio passato a cercarti, a non lasciarti mai solo, a tornare a farsi vivo, con tutte le conseguenze del caso. Gavin Hood lega bene gli intrecci della vita di Wolverine, grazie anche ad una solida e ben articolata sceneggiatura, scritta da David Benioff, scenggiatore de La 25° Ora di Spike Lee. Le tante storie legate al passato di Logan vengono condensate più o meno discretamente nei 100 minuti di pellicola, tagliata probabilmente in post produzione, finendo per costruire un buon lato introspettivo del personaggio.
Dagli splendidi, originali e riuscitissimi titoli di testa, dove vediamo Logan ed il fratello Victor combattere guerre su guerre a cavallo dei due secoli, il film decolla immediatamente, grazie proprio al rapporto d’amore odio tra i due, così uguali e al tempo stesso così diversi. A dividerli ancor di più l’arrivo di William Stryker, visto già in X-Men 2, e del Team X. Squadra di mutanti militari sotto copertura, il Team X darà finalmente l’opportunità a Logan e a Victor di smettere di nascondersi, portandoli però oltre quel limite da cui è impossilbe tornare indietro, tanto da dividerli definitivamente.
In 100 minuti e spiccioli vedremo così sul grande schermo Wade Wilson, Agente Zero, Wraith, Blob e Bradley, oltre a Kayla Silverfox, primo amore di Logan, Gambit, un giovanissimo Ciclope, Emma Frost ed il temutissimo DeadPool, nemico finale da battere per Wolverine. Mutanti fortunatamente lasciati ai margini della storia, interamente incentrata su Logan, con il fratello Victor, in arte Sabretooth, sua splenida nemesi. Proprio Liev Schreiber risulta essere la piacevole sorpresa del film, grazie ad una personaggio decisamente ben scritto, vista anche la sua enorme complessità.
Importante lo spazio dato anche a William Stryker, personaggio centrale per la vita di Wolverine, grazie al terribile programma Arma X, che lo trasformerà in un’autentica arma indistruttibile, nel vero soldato perfetto. Gavin Hood ci porta così nel luna park Wolverine, realizzando un blockbuster spettacolare, sicuramente avvincente, ricco di piccoli scontri e di mini combattimenti ‘mutanti’ tra i vari protagonisti, anche se spesso non troppo convincenti e ‘certosini’ dal punto di vista degli effetti speciali.
E” soprattutto il finale a perdere colpi rispetto al resto della pellicola, a causa di un combattimento, quello tra Wolverine e Deadpool, troppo veloce, tirato via e macchiato da dei poco riusciti “raggi rossi ciclopiani”, discutibili nella loro realizzazione in CGI. Particolari che minano in qualche modo il livello di spettacolarità della pellicola, sicuramente elevato ma incapace di toccare quel picco, ovviamente atteso, una volta arrivati al suo teorico apice massimo, ovvero allo scontro finale tra l’eroe “buono” ed il cattivo di turno.
Senza farmi mancare nulla con rimandi continui ai primi due X-Men cinematografici, Hood lascia portoni spalancati ai due capitoli successivi, di fatto già annunciati, di questo spin-off legato a Wolverine, svelandoci finalmente anche il perchè Logan abbia perso completamente la memoria. Immancabile, ma sinceramente evitabile nella sua inutilità, la scena dopo i titoli di coda, per un film che conferma le qualità registiche di Gavin Hood, bravo a barcamenarsi con un personaggio tanto amato dai fan e tanto complesso, miscelando con sapienza tanto l’action quanto quel lato fortemente emotivo, ambiguo, combattuto e rabbioso che contraddistingue da sempre il marveliano Wolverine. Dovendo fare una sorta di ‘classifica cinematografica X-Meniana”, probabilmente questo Wolverine si piazzerebbe pari merito al 2° posto con il primo X-Men, subito dopo il secondo e decisamente davanti al terzo.
Aspettando di rivedere il perfetto Jackman nei panni di Logan, non possiamo per ora far altro che incrociare le dita per lo spin-off dedicato a Magneto.. anche perchè c’è un palpitante Ian McKellen che aspetta! E noi con lui…
Voto Federico: 6.5
Voto Gabriele: 4
Voto Carla: 7
Voto Simona: 6,5