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Fortapàsc – Recensione in anteprima

Fortapàsc (id. – drammatico, Italia 2008) Regia di Marco Risi, con Libero de Rienzo, Valentina Lodovini, Michele Riondino, Massimiliano Gallo, Ernesto Mahieux, Salvatore Cantalupo, Marcello Mazzarella, Ennio Fantastichini, Gianfelice ImparatoIn una sera di settembre del 1985, quattro giorni dopo il suo 26esimo compleanno, Giancarlo Siani avrebbe dovuto andare con la propria fidanzata Daniela ad un

di simona
18 Marzo 2009 14:00

FortapàscFortapàsc (id. – drammatico, Italia 2008) Regia di Marco Risi, con Libero de Rienzo, Valentina Lodovini, Michele Riondino, Massimiliano Gallo, Ernesto Mahieux, Salvatore Cantalupo, Marcello Mazzarella, Ennio Fantastichini, Gianfelice Imparato

In una sera di settembre del 1985, quattro giorni dopo il suo 26esimo compleanno, Giancarlo Siani avrebbe dovuto andare con la propria fidanzata Daniela ad un concerto di Vasco Rossi. Fu ucciso alle 20.50 sotto casa sua, con dieci colpi di pistola.

Faceva il giornalista-giornalista (e non il giornalista-impiegato, differenza sottolineata dal personaggio di Sasà in una scena del film) per Il Mattino, prima da Torre Annunziata e poi da Napoli. Era un ragazzo allegro, forse un po’ ingenuo, che amava la vita e il suo lavoro e cercava di farlo bene. Il film racconta i suoi ultimi 4 mesi fra il Vomero e l’inferno di Torre Annunziata, regno del boss Valentino Gionta. Tutto, in quel periodo, ruotava intorno agli interessi ed ai finanziamenti stanziati per la ricostruzione del dopo terremoto; fra camorristi, politicanti corrotti, magistrati pavidi e carabinieri impotenti. Siani aveva il difetto di informarsi, di verificare le notizie, di indagare sui fatti. È stato l’unico giornalista ucciso dalla camorra.


Fortapàsc

Marco Risi, vent’anni dopo Mery per sempre – a tutt’oggi il titolo più conosciuto della sua filmografia – conferma di amare il cinema di impegno civile e di denuncia, fatto di storie difficili e profondamente italiane.

Napoli e dintorni come il selvaggio west. Si spara per le strade, quella fra i clan è una guerra senza quartiere e senza pietà per accaparrarsi potere e supremazia. La città è sotto assedio, messa a ferro e fuoco, come Fort Apache. Siamo nell’universo di Gomorra, una realtà tanto geograficamente vicina quanto umanamente distante, aliena ed impossibile da capire per chi abita anche solo a poche centinaia di Km di distanza.

Del film di Matteo Garrone ritroviamo qui qualche volto noto, fra cui Salvatore Cantalupo e Gianfelice Imparato, oltre al direttore della fotografia Marco Onorato. Ma mentre in Gomorra tutto appare disperato e senza soluzione, nella pellicola di Risi rimane un ultimo barlume di speranza, si può ancora credere che la situazione possa essere cambiata se ci saranno altre persone come Giancarlo Siani, disposte a ribellarsi ed a non sottostare ai soprusi ed alle ingiustizie.

Nonostante una sceneggiatura imperfetta fatta di molti punti di domanda e poche spiegazioni, il film merita di essere visto, grazie soprattutto agli ottimi interpreti Libero De Rienzo e Michele Riondino (che già ci aveva convinti nei panni di Francesco di Il passato è una terra straniera). Il primo si è annullato fino a scomparire dietro agli occhiali ed alla personalità di Siani, il secondo dà vita all’unico personaggio inventato della vicenda, Rico, amico tossicodipendente del protagonista. Note di merito anche per tutti i comprimari, Ernesto Mahieux su tutti.

Marco Risi – che ha voluto dedicare la pellicola al padre Dino – dirige con stile asciutto, crudo e decisamente distante dai canoni di quelli che possono essere definiti come “tipici prodotti italiani”.

Al cinema dal 20 marzo in Campania e dal 27 marzo nel resto d’Italia

Voto Simona: 6,5