Il primo respiro – La recensione in anteprima
Il primo respiro (Le premiere cri) di Gilles De Maistre. Francia, 2007. Raccontato da Isabella Ferrari. Ogni giorno si ripete un rito per oltre 360 mila volte, nei quattro angoli della terra. Ogni volta un evento che uguale a se stesso ma che è sempre portatore di storie differenti, siano esse dense di gioia o
Il primo respiro (Le premiere cri) di Gilles De Maistre. Francia, 2007. Raccontato da Isabella Ferrari.
Ogni giorno si ripete un rito per oltre 360 mila volte, nei quattro angoli della terra. Ogni volta un evento che uguale a se stesso ma che è sempre portatore di storie differenti, siano esse dense di gioia o di tristezza. Gilles De Maistre racconta così il mistero della nascita attraverso l’esperienza di una decina di donne prossime al parto, scegliendo situazioni estreme che, dalla tundra di ghiaccio abitata dagli eschimesi, conducono fino al deserto dei Masai seguendo l’ideale percorso dell’eclissi totale di sole che avvenne il 29 marzo 2006, evento astrologico estremamente semplice ma che ha sempre suscitato un fortissimo impatto sull’immaginario dell’umanità.
Culture differenti, adattate a vivere in ambienti assai variegati, si uniscono spiritualmente insieme al primo respiro del neonato, circondato dall’affetto dei familiari ma anche da riti religiosi, culti pagani, riti scaramantici e propiziatori dovuto alla tradizione e alla superstizione. Gille De Maistre sceglie però una precisa linea etica nel raccontare le storie delle donne e dei loro nascituri attraverso l’osservazione e il racconto mediato attraverso una voce narrante distante (si dovrebbe discutere sul fatto che in Italia è Isabella Ferrari, mentre in francese si è optato per avere una voce narrante per ciascuna delle stori raccontate) che risulta incapace di offrire una corretta distanza etica dall’oggetto osservato.
Sebbene il tema della nascita sicuramente è in grado di toccare le corde dell’animo nello spettatore, il film di De Maistre pecca proprio nella sua etica documentaristica. Mostra senza intervenire, offre allo spettatore una parvenza del lato pulp della nascita ma non lo provoca con inquadrature disturbanti, il parto non viene mai dato in pasto alla cinepresa “full frontal”, l’oscenità è mascherata dalla pudicizia. Appare allora più disturbante la scelta di offrire al pubblico un’inquadratura sul piccolo corpicino dell’unico neonato che non sopravvive al parto, violando un tabù cinematografico che stride ancor più con il tema centrale del film. Non si tratta di dovere di cronaca, perchè in tal caso anche il parto avrebbe dovuto avere la sua dignità per apparire a schermo intero con tutte le sue secrezioni organiche raccapriccianti. De Maistre si comporta involontariamente (c’è da augurarsi) come Gualtiero Jacopetti & Co. quando giravano i documentari shock in stile mondo movie. Jacopetti però aveva almeno il coraggio di andare fino in fondo e filmare l’immostrabile, in questo caso Mondo Cane si maschera da La marcia dei pinguini e fallisce il colpo anche se, bisogna ammetterlo, è capace di emozionare.
Voto Carlo 5,5
Il film uscirà il 13 febbraio.