Sette anime: la recensione
Sette anime (Seven Pounds, USA, 2008) di Gabriele Muccino; con Will Smith, Rosario Dawson, Woody Harrelson, Madison Pettis, Barry Pepper, Sarah Jane Morris, Michael Ealy, Robinne Lee, Bill Smitrovich, Dale Raoul.Gabriele Muccino come Ferzan Ozpetek. Sette Anime come Un giorno perfetto. Durissimi, tremendi, cattivi nelle storie tristi che raccontano. Ed entrambi piatti e fasulli. Ma
Sette anime (Seven Pounds, USA, 2008) di Gabriele Muccino; con Will Smith, Rosario Dawson, Woody Harrelson, Madison Pettis, Barry Pepper, Sarah Jane Morris, Michael Ealy, Robinne Lee, Bill Smitrovich, Dale Raoul.
Gabriele Muccino come Ferzan Ozpetek. Sette Anime come Un giorno perfetto. Durissimi, tremendi, cattivi nelle storie tristi che raccontano. Ed entrambi piatti e fasulli. Ma andiamo con ordine. Muccino è al suo secondo lavoro in America, dopo La ricerca della felicità, sempre con protagonista Will Smith.
Dopo essersi chiesto cosa vuol dire, secondo la costituzione americana, “cercare la felicità”, arrivando ad una soluzione dopotutto abbastanza terra a terra, Muccino inizia a farsi domande sulla vita, sulla morte e sull’amore. E, visto il percorso del protagonista, sul dedicarsi interamente agli altri.
Ben Thomas infatti non ha pace: il recente passato, dominato dal senso di colpa, lo perseguita. Dedice così di mettere fine alla sua vita e di dedicare i suoi ultimi giorni a sette persone. La sua idea comprende anche la donazione degli organi a persone che in fin di vita se lo meritano realmente…
Rompendo a tratti la linearità del racconto, che vede sempre al centro dell’attenzione il protagonista, Muccino tenta di mantenere desta l’attenzione: ma Sette Anime è inevitabilmente freddo, lungo, troppo calcolato. Le cicatrici dei personaggi stanno tutte in superficie, e guai a vederle per un solo istante nell’anima.
Per non parlare di tutta la parte finale: un vero susseguirsi di fatti pronti a far cadere la lacrimuccia, colpi di teatro che non sono tali, cubomeduse e trapianti. Ma con una base già di per sé abbastanza improbabile (ci voleva un grande occhio per amministrare una materia pericolosa come questa) non ci si poteva forse attendere una serie di finali diversi e meno “carichi”.
Il compito è pulitino, egregiamente fotografato e musicato. Sempre bella e brava Rosario Dawson, mentre Will Smith forse questa volta ha troppo peso sulle spalle per risultare sempre credibile. A questo punto aspettiamo comunque un terzo lavoro made in USA per Muccino, no?
Voto Gabriele: 4